La caldissima estate dei leader
Estate imprevedibile. L’ebollizione del Governo e delle leadership di centrodestra e centrosinistra, innescata dall’effetto ballottaggi, dalla clamorosa Brexit e dal muro contro muro del referendum, prefigura scenari politici descrivibili con termini meteorologici e sismologici: fulmine a ciel sereno, tempesta, frana, terremoto, implosione. Imprevedibile si annuncia in particolare l’estate dei leader, passati, attuali e del futuro.
PD
L’esito dei ballottaggi di Roma e in special modo di Torino ha fatto schizzare il livello dello scontro interno al Pd a temperature da tempesta solare. Un’ulteriore sconfitta di Matteo Renzi al referendum determinerebbe l’automatica apertura della crisi e l’avvio di un delicatissimo travaglio politico-istituzionale per la formazione del nuovo governo.
Un esecutivo essenzialmente di scopo per approvare la manovra, tranquillizzare Bruxelles e, soprattutto, per varare la riforma delle legge elettorale. Fra le ipotesi in campo ( Franceschini, Piero Grasso, Padoan, Cantone, Enico Letta) allo stato é più probabile un incarico all’attuale Ministro dei Beni Culturali.
Dario Franceschini viene infatti ritenuto in grado di coagulare cattolici, l’ala renziana, la sinistra dem e i centristi di Alfano rafforzati dagli orfani di Forza Italia.
FORZA ITALIA
Il destino di Fi coincide con quello di Silvio Berlusconi. L’eclissi dell’ex Cavaliere e lo spareggio di Milano perso ai tempi supplementari ha avviato, da nord a sud, la guerra di successione per la guida del centro destra. Prevedibile la formazione iniziale di uno spezzatino di formazioni politiche che orbiteranno attorno a Parisi e ai tanti pretendenti alla leadership: Gelmini, Carfagna, Romani, Meloni, Salvini e persino Toti.
REFERENDUM
Il voto per il referendum sarà preceduto dalla sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum, prevista intorno al 4 ottobre. Vista l’impossibilità procedurale di fissare per il 2 dello stesso mese la data del referendum al Governo rimane la scelta fra il 9, il 16, il 23 il 30 ottobre oppure domenica 6 novembre.
“Se la Corte costituzionale rimarrà coerente con la propria giurisprudenza – sottolinea Giuseppe Lauricella, costituzionalista e parlamentare del Pd – potrebbe risolvere il problema affrontando gli aspetti relativi sia al principio della proporzionalità tra voti effettivamente ottenuti da una lista e premio di maggioranza (messa a rischio dal ballottaggio), sia all’esigenza di corrispondenza tra volontà degli elettori ed eletti con le preferenze nei collegi (atteso il riparto nazionale), sia, ancora, probabilmente, all’anomalia della previsione delle multi candidature bloccate”.
L’intervento della Corte potrebbe cioè eliminare il punto più controverso, l’Italicum, sul quale poggiano la maggior parte delle opposizioni alla riforma costituzionale. E spianare la strada all’approvazione referendaria. Oppure si aprira’ la fase dell’autunno della Repubblica.