Venti di guerra sulla crisi di Governo
La Siria è vicina, ma la drammatica prospettiva del rischio di una guerra fra le superpotenze non accelera la formazione del Governo. Anzi la crisi sembra avvitarsi sulle alleanze essenziali tanto ai Cinque Stelle che al Centrodestra per raggiungere la maggioranza.
L’unica svolta politica si registra sullo spostamento in prospettiva dell’Italia in una sorta di limbo delle alleanze internazionali, con Lega e grillini equidistanti fra Mosca e Washington.
Nonostante l’elezione concordata dei Presidenti di Camera e Senato, a 40 giorni dal voto e due giri di consultazioni al Quirinale, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i leader dei due schieramenti usciti vincitori dalle politiche si ritrovano al punto di partenza.
Le dichiarazioni di Di Maio all’uscita dal colloquio con il Presidente Mattarella, hanno tuttavia evidenziato come per i grillini l’alibi e insieme lo snodo della crisi sia rappresentato da Silvio Berlusconi. A meno di un ripensamento sulla tenuta strategica dell’unità del centro destra da parte di Salvini, l’ex Cavaliere rischia insomma di diventare l’agnello sacrificale per la formazione di un Governo Lega 5 – Stelle.
Finora il tentativo di Di Maio di dividere centrodestra e Pd ha sortito l’effetto contrario. Il Pd si è arroccato, mentre Berlusconi pur di non farsi isolare ha ingoiato qualche rospo ed ha lasciato mano libera a Salvini per la designazione dell’eventuale Presidente del Consiglio incaricato.
I numeri sanciscono il vantaggio di posizione del Centrodestra che potrebbe chiedere al Pd una scelta responsabile per dare al Paese un Governo stabile e legittimo in un momento cruciale per i venti di guerra in Medio Oriente e la la messa in sicurezza dei conti pubblici.
In Parlamento l’eventuale Governo Centrodestra – Pd avrebbe una maggioranza di 376 voti alla Camera e 189 al Senato. Per gli eventuali Premier incaricati si fanno i nomi di Giancarlo Giorgetti, primus inter pares della Lega assieme a Salvini, oppure Raffaele Cantone.
L’indicazione di Cantone potrebbe rappresentare l’ultima chiamata per Di Maio e includere i 5 Stelle in un esecutivo di equilibrio internazionale. Con la ipotetica possibilità che, vista l’eventuale distribuzione dei ministeri in un Governo Lega- M5S- Pd-Fi e FdI e marginalizzato in dicasteri di poco peso, Berlusconi si tiri fuori e scelga l’opposizione per poi puntare alle elezioni anticipate.
Sempre in base ai voti in Parlamento in caso di prosecuzione dell’arrocco del Pd e di esclusione di Forza Italia, un eventuale Governo Lega – Fratelli d’Italia – Cinque Stelle disporrebbe 379 voti alla Camera e 185 al Senato con Premier Raffaele Cantone, un economista oppure un ex Presidente della Corte Costituzionale equidistante fra Salvini e Di Maio.