Sono miliardi i cani e i gatti che popolano il pianeta. Grandi numeri dietro i quali, dall’Asia all’America latina, dall’Europa all’Africa, si celano indicibili sofferenze subite in silenzio, stragi e macellazioni, abbandoni e sperimentazioni, randagismo e racket criminali.
In Italia gli ultimi esempi di speculazioni sulla pelle degli animali domestici riguardano le gestioni dei canili coinvolti nell’inchiesta della Procura di Roma su mafia capitale.
Complessivamente nel nostro paese i gatti abbandonati sono oltre due milioni e mezzo ed i cani randagi circa 600mila, un terzo dei quali rinchiusi nei 1144 canili e rifugi delle varie regioni.
Ammassati, malnutriti, maltrattati e spesso “ceduti” come animali da pelliccia o cavie ad aziende e laboratori di ricerche del nord Europa.
Per la gestione dei randagi, i titolari di rifugi e canili privati incassano un contributo che va da 2 a 7 Euro al giorno per ogni cane.
Un business valutato fra i 100 e i 200 milioni di euro l’anno.
Nel 2005 il Ministero della Salute ha stanziato per i cani randagi nei canili fondi per 4.271.578 di Euro. Anche se non vi sono prove certe, parallelamente al racket dei randagi esisterebbe, inoltre, un inconfessabile mercato nero della carne di cane e di gatto consumata dalle comunità cinesi e asiatiche, soprattutto a Roma, Milano e Prato.
Sul deep web l’oscuro mondo illegale della rete sommersa , dietro le “bufale” e i “pesci d’aprile” dei siti ufficiali, passano anche gli annunci e i messaggi subliminali sulla vendita di partite di carne di cani e gatti e di cuccioli da macellare.
Nelle periferie di Roma si sta diffondendo, intanto, la singolare speculazione dei ricongiungimenti.
La riconsegna, cioè, dei cani smarriti accalappiati come randagi e finiti nei canili. La prova è stata fornita da un sindacalista al quale per tre volte è scomparso il cane. Puntualmente lo ritrovava al canile e pagava per la riconsegna una modesta somma per “il ricovero”.
Mesi dopo però, ad un controllo veterinario, il cane del sindacalista é risultato intestato al Comune perché il canile lo aveva segnalato all’Amministrazione Capitolina come randagio e continuava a incassare il previsto contributo…