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Luciani e la santità che rifulge sui dubbi della morte

La morte di Papa Luciani e i tanti presunti misteri e gialli smentiti dalle carte e dalla storia.

Giovanni Paolo I°, Albino Luciani, fu avvelenato con il cianuro, in una congiura di palazzo ordita da Paul Marcinkus, perché voleva denunciare frodi azionarie compiute in Vaticano”: questa l’ultima versione fantapolitica sul Pontefice che morì 33 giorni dopo il Conclave che lo elesse, il 26 agosto ‎1978.

Luciani e la santità che rifulge sui dubbi della morte
Papa Giovanni Paolo I°

E’ sostenuta da un ex gangster della famiglia mafiosa americana dei Colombo, Anthony Luciano Raimondi, nel suo libro di memorie When the Bullet Hits the Bone, “Quando il proiettile colpisce l’osso” appena pubblicato negli Usa dalla casa editrice Page Publishing.

Uno scenario non nuovo, per uno dei più scandagliati gialli vaticani, secondo soltanto alla autentica tragedia di Emanuela Orlando.Luciani e la santità che rifulge sui dubbi della morte

Il presunto giallo di Papa Luciani, in realtà è stato già smontato da una minuziosissima indagine pubblicata da Stefania Falasca, giornalista ma soprattutto vice-postulatrice della causa di beatificazione di Giovanni Paolo I°.Luciani e la santità che rifulge sui dubbi della morte

Il libro Papa Luciani. Cronaca di una morte (Piemme) di Stefania Falasca  ha il merito di ricostruire per la prima volta con referti medici e testimonianze-chiave sinora inedite, perché sub secreto pontificio, le circostanze del decesso di Giovanni Paolo I, sfatando così le svariate leggende noir che si sono accumulate intorno ai destini del pontefice veneto.

Una volta sgombrato il campo dal presento giallo, viene poi approfondito il significato di un pontificato che, pur breve, non fu per questo minore.

Luciani e la santità che rifulge sui dubbi della morte
Stefania Falasca

Luciani morì per un infarto che si era manifestato con un dolore al petto già poche ore prima della sua morte. La gravità del malore fu sottovalutata dal Papa stesso così come dai collaboratori che ne erano a conoscenza. Attingendo ai fascicoli sinora secretati della Santa Sede, la giornalista Falasca porta alla luce, in particolare, la testimonianza di suor Margherita Marin, l’unica sopravvissuta delle religiose che servivano nell’appartamento pontificio e che non è stata interrogata nel corso della causa per la beatificazione di Luciani, e il referto clinico firmato dal dottor Renato Buzzonetti, primo medico ad essere chiamato al capezzale del Papa morto.

Dalla ricostruzione degli eventi che sfociano nella morte del Pontefice vengono alla luce molti particolari precisi, e inediti, quali:Luciani e la santità che rifulge sui dubbi della morte

  • il fatto che, per volontà dell’allora cardinale di Stato Jean-Marie Villot la sala stampa vaticana diffuse un comunicato stampa che dichiarava falsamente che il Pontefice era stato trovato morto dal suo segretario John Magee, mentre invece era stato rinvenuto da suo Marin e, prima ancora, da una sua consorella più anziana.

  • Il fatto che Luciani – contrariamente a notizie messe in giro anche da qualche cardinale – non era riverso a terra, ma sembrava essere morto nel sonno;

  • Le domande che, in preparazione del successivo Conclave, i cardinali vollero rivolgere ai medici e cioè: se l’esame della salma consentisse di escludere lesioni traumatiche di qualsiasi natura, se fosse accertata la diagnosi di morte improvvisa, se la morte improvvisa è sempre naturale, evidenziano come tra gli stessi porporati ci fosse chi non escludeva l’ipotesi di una morte provocata, smentita invece dai medici.

Luciani, è il quadro che emerge e che smentisce tante ipotesi di questi decenni, non era oppresso dal peso delle responsabilità, viveva con serenità il suo mandato, non prevedeva di essere eletto né che il suo pontificato sarebbe durato poco, si sentiva fisicamente bene, e, da quel che è possibile ricostruire, prima di morire non si stava occupando dello Ior, ma della nomina del suo successore a Venezia .

Pia Luciani, citata nel volume, commenta nella sua deposizione per la causa di beatificazione: “Credo che la Curia romana sia stata poco prudente nel dare informazioni non esatte circa il suo rinvenimento, aprendo così la strada alle illazioni”.

Il libro di Stefania Falasca, che porta la prefazione di un altro veneto, il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, non rappresenta soltanto una particolareggiata ricostruzione storiografica su uno dei più discussi ‘gialli’ del Vaticano,  ma anche impersona l’ “atto di giustizia e di pace”  consacrato dal processo di beatificazione di Luciani. Un atto di giustiaia e di pace che fa emergere come nel corso del pur breve pontificato si sono così manifestate le priorità in cantiere di un Pontefice che ha fatto progredire la Chiesa lungo le strade maestre indicate dal Concilio: la risalita alle sorgenti del Vangelo e una rinnovata missionarietà, la collegialità episcopale, il servizio nella povertà ecclesiale, il dialogo con la contemporaneità, la ricerca dell’unità con le Chiese cristiane, il dialogo interreligioso, la ricerca della pace.

C’è un aspetto sul quale il volume indugia a più riprese, grazie anche ad alcune carte conservate nell’archivio di Giulio Andreotti, da ultimo direttore della rivista 30Giorni – da dove Falasca proviene – che, caso raro nel panorama editoriale cattolico, non ha mai sottovalutato la figura di Giovanni Paolo I°.

E’ la presenza di Papa Luciani nella politica internazionale dell’epoca. L’attenzione a lui riservata dalla diplomazia russa e dall’allora leader sovietico Breznev in persona. Ggli appelli – in un caso omessi dalla comunicazione ufficiale vaticana – per i colloqui di Camp David, la cordiale corrispondenza con il presidente statunitense Jimmy Carter che quei colloqui promosse.Luciani e la santità che rifulge sui dubbi della morte

Viene spontaneo domandarsi: come sarebbe stata la Chiesa cattolica se il pontificato di Giovanni Paolo I fosse durato più a lungo? Come avrebbe inciso nella ricezione del Concilio vaticano II appena concluso, aperto da Giovanni XXIII° e chiuso da Paolo VI°: “Con l’inedita scelta del binomio Giovanni Paolo”, annota Falasca, Luciani “aveva eretto l’arco di congiunzione di coloro che erano stati le colonne portanti di tale opera. Colonne che furono da taluni giudicate staccate. Da Vescovo e da Patriarca di Venezia  conosceva questo dissidio serpeggiante in seno alla Chiesa e lo considerava offensivo della verità e nemico dell’unità e della pace”.

E ancora come avrebbe inciso sulla storia della Chiesa, marcata, dal secondo Conclave del 1978, dalla forte personalità – e dalla decisa posizione politica – dal polacco Karol Wojtyla, un Papa schierato senza esitazione contro il comunismo internazionale. Come avrebbe inciso sulla storia d’Italia e del mondo della guerra fredda?

Luciani e la santità che rifulge sui dubbi della morte
Albino Luciani e Karol Wojtyla

Interrogativi e ipotesi senza risposte. La realtà, quella documentata e accertata è che Luciani non è stato ucciso, conclude il libro della Falsasca, che aggiunge: “semmai é stato ucciso post mortem dal silenzio di quanti, fuori e dentro le mura vaticane, non hanno potuto trarre vantaggi personali in termini di onori mondani dal suo fugace passaggio, dalla sua limpida e scarna testimonianza evangelica. È stato ucciso post mortem dal sussiego di un oblio storico e storiografico perché sfuggente ai compartimenti stagni degli incasellamenti e ai ritorni d’interesse dei riscontri in chiave ideologica di quanti allora, come ancora oggi, confrontano gesti e parole con la tabella dei valori stabiliti dalle agende liberal o conservative. E’ stato ucciso post mortem dall’avido accredito alle pièce teatrali di letteratura noir che ha speculato abilmente sull’immaginario accattivante di una morte improvvisa relegandolo a una damnatio memoriae per la quale valgono le parole di Cristo agli scribi e ai farisei: “Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre”.Luciani e la santità che rifulge sui dubbi della morte

Anche l’epilogo della Causa di beatificazione diviene allora non una riabilitazione, una questione di risarcimento o di ‘ricorso in appello’, ma un atto di profonda consapevolezza e di ravvedimento, che restituisce a Luciani esattamente quello che Luciani ha significato nella e per la Chiesa. Diviene un atto di giustizia e di pace, cioè un vero atto di Chiesa.

Non si è potuto del resto ignorare che dalla morte di Giovanni Paolo I° una fama di santità non artefatta, non sponsorizzata da strategie ecclesiastiche, si è diffusa sempre più in crescendo spontaneamente e universalmente. La voce degli umili ha scalzato il silenzio ed ha fatto gridare le pietre.Luciani e la santità che rifulge sui dubbi della morte

 

fonte: Askanews

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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