Provata la trattativa con la mafia
La trattativa Stato mafia si materializza nella sentenza della Corte d’assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto. Tranne l’ex Presidente del Senato e Ministro dell’Interno Nicola Mancino, che è stato assolto, tutti gli imputati sono stati condannati:
- Ventotto anni
al boss mafioso, Leoluca Bagarella
- DodIci anni
all’ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri; ai vertici del Ros dei Carabinieri, Mario Mori e Antonio Subranni e al boss mafioso Antonino Cinà.
- Otto anni
la condanna inflitta a Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo,Vito Ciancimino, e all’ex ex ufficiale del Ros Giuseppe De Donno, già collaboratore del giudice Falcone e titolare di una agenzia di sicurezza. Ciancimino era accusato di concorso in associazione mafiosa , De Donno di minaccia a Corpo politico dello Stato.
I Pubblici Ministeri Vittorio Teresi, Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene, avevano chiesto per Bagarella la condanna a 16 anni di carcere. Per Cinà avevano chiesto 12 anni, 15 per Mori, 12 per Subranni e altrettanti per Dell’Utri.
Bagarella, Cinà, Dell’Utri, Mori, Subranni e De Donno sono stati inoltre condannati al pagamento in solido tra loro di dieci milioni di euro alla Presidenza del Consiglio dei ministri che si era costituita parte civile nel processo sulla trattativa Stato-mafia.
“Una sentenza importante anche per recidere una volta per tutte i rapporti che la mafia ha sempre avuto con le istituzioni – ha detto il pm Nino Di Matteo.