“Quando muore un poeta al mondo c’è meno luce per vedere le cose…” cantano i versi di Alda Merini, i più consoni per rimarcare il grandissimo valore culturale dell’esistenza di Franco Migliacci, il padre della Patria della canzone Italiana. Un addio struggente che rifugge dalla valanga di parole di dolore e di cordoglio che rimbombano di retorica e talvolta scivolano nella corsa al presenzialismo.

Poeta di finissima sensibilità, ispirato ed eclettico, autore innovativo, prolifico e dotato di prodigiosa originalità, che Migliacci sia un autentico gigante della storia canora italiana lo dimostrano ancor più dei tantissimi successi internazionali che ha firmato, l’intramontabilità dei suoi oltre mille testi.
Un’intramontabilità che per canzoni come “ Nel blu dipinto di Blu”, “C’era un ragazzo che come me ama i Beatles e i Rolling Stones”, “ Il cuore è uno zingaro”, “ Una rotonda sul mare”, “ La bambola” , “ Che sarà”, “In ginocchio da te”, “Andavo a cento all’ora” e “Fatti mandare dalla mamma” – per citarne soltanto alcune – seduce, fa da colonna sonora e viene amplificata da generazioni su generazioni di tutto il mondo.

Un Migliacci style, inimitabile esploratore delle emozioni dell’anima che traslava letterariamente preservandone l’originaria genuinità emotiva.
Si, davvero, per l’addio a Franco Migliacci si addicono i versi di Alda Merini: ”Quando muore un poeta la vita é più piccola e la speranza più lieve…”
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.