Trasporti sempre più in primo piano nella campagna elettorale per le regionali siciliane. Sul tema della mobilità pubblichiamo l’intervista rilasciata a La Sicilia dall’esperto del settore Marco Ponti.Se è vero che i sogni viaggiano con le persone, allora in Italia i cittadini sognano molto poco e male. I loro spostamenti su autostrade, statali e ferrovie subiscono infatti esasperanti ritardi e inefficienze. I circa due milioni di lavoratori che si muovono ogni giorno nel nostro Paese formerebbero una fila interrotta di automezzi fra Milano e Pechino.
E’ un’Italia che viaggia a tre velocità e a caro prezzo in termini di tempo, costi, salute e rischi. Sui binari, in particolare, l’alta velocità corre da sola e, visti i costi dei ticket, esclusivamente per un’élite dirigenziale. Mentre intercity e collegamenti regionali interni sono a dir poco allo sbando.
La fotografia della situazione è tutta nelle cifre esposte dal Prof. Marco Ponti, Docente emerito di economia applicata al Politecnico di Milano, nel rapporto 2017 presentato alla Camera dei Deputati dalla Società Italiana di Politica dei Trasporti. La mobilità casa-lavoro, provincia-città, sud-centro-nord, determina ogni giorno una media di 102 milioni di spostamenti che impegnano per 40 milioni di ore i cittadini. Secondo l’analisi del prof. Ponti “in valore assoluto gli spostamenti su ferrovia sono aumentati dal 2000 al 2014 di 0,4 miliardi di passeggeri-km, invece quelli su autobus di 9,4 miliardi.”
- Prof. Ponti, perché la Regione siciliana si sta lanciando in un programma di potenziamento di tratte ferroviarie non redditizie penalizzando i collegamenti delle autolinee? Cosa c’è dietro?
“L’unica spiegazione può essere che le elezioni sono vicine e spendere tanti soldi genera consenso, mentre fare serie analisi può generare sorprese sgradite. E non voglio qui fare ipotesi peggiori, pur possibili. Invece l’ostilità ai servizi di autobus, che costano poco o nulla alle casse pubbliche e inquinano pochissimo per passeggero trasportato, non ha spiegazione possibile al mondo”
- Ma la strategia industriale è compatibile con le prospettive di sviluppo dei trasporti ferroviari in Sicilia?
“Innanzitutto occorre una precisazione: nessuna linea ferroviaria in Italia è redditizia, nel senso che genera profitti netti, se non forse l’Alta Velocità Roma-Milano. Lo Stato versa alle Ferrovie sussidi a vario titolo circa 14 miliardi di Euro all’anno. E questo è di per sé un problema, dato le condizioni delle nostre finanze pubbliche. Quindi parliamo di investimenti che dovrebbero essere almeno funzionali. Ora, una linea a semplice binario ha una capacità massima di 80 treni al giorno, una a doppio binario di 220, una AV di 300. Con estrema semplificazione, possiamo dire che non ha senso funzionale una linea con almeno la metà della capacità utilizzata, da treni ragionevolmente pieni, si intende. In Sicilia la quantità di merci e passeggeri che potrà generare questi livelli di domanda sembra che possa esistere su pochissime tratte, o forse nessuna. In ogni caso il Ministero di trasporti ha dichiarato che ogni progetto dovrà essere sottoposto ad accurate analisi costi-benefici sociali, inclusivi cioè di risparmi di tempo ed ambientali. Ma per la Sicilia ha stanziato 9 miliardi senza alcuna analisi, come d’altronde non ne ha prodotta alcuna per analoghe “grandi opere ferroviarie” al Nord.
- Su quali cardini dovrebbe basarsi un piano di trasporti razionale tra la Sicilia e il resto d’Italia?
“Su servizi di trasporto rapidi ed economici, sia per gli utenti che per lo Stato. Per le lunghe distanze passeggeri gli aerei e per le merci i servizi marittimi. Per le brevi distanze il treno, là dove generi una domanda. Poi buoni servizi di autobus su una rete stradale adeguata. Tra l’altro il trasporto stradale, come sta già facendo da alcuni anni, continua a migliorare le proprie caratteristiche ambientali e di sicurezza, e rende un fiume di soldi in tasse allo Stato, invece di costarne.”
- Cosa determinerà al Sud l’accorpamento fra Anas e Ferrovie?
“Nulla di rilevante, se non la maggior difficoltà di aprire alla concorrenza alcuni segmenti del sistema dei trasporti. L’assorbimento dell’Anas da parte delle Ferrovie dello Stato Italiane è particolarmente inquietante”
- Per quali motivi?
“Non ha alcuna giustificazione tecnica, né economica. Serve solo a creare una nuova IRI con una frammistione tra politica ed impresa che speravamo davvero di non vedere più. Per le Ferrovie dello Stato sarebbero da diminuirne le dimensioni e il potere , clout in inglese, basato anche sul “voto di scambio” con i dipendenti, e non viceversa, come si sta facendo. Se si vuole veramente concorrenza reale e quindi una gestione meno protetta e più efficiente. Solo per fare un esempio: il costo unitario del lavoro è molto più alto di quello medio dell’industria privata.”