In anticipo sul futuro
L’algoritmo può attendere. Per anticipare il futuro l’intelligenza umana è ancora insostituibile. Scenari, direttrici, mercati, tendenze, gusti e quant’altro volge al domani rappresenta il raggio d’azione e la sintesi del nuovo richiestissimo data analyist: il futurologo.
Una professione appena nata, che non si studia da nessuna parte, ma che procura l’assunzione immediata e ben retribuita. Non è un esperto di marketing, ma piuttosto un sociologo, un antropologo, capace di immaginare e anticipare trend e indirizzi.
Scenario è la parola chiave in una professione per la quale anche le Università si stanno attrezzando, a cominciare dagli Stati Uniti dove sono stati avviati di Futures studies.
Niente improvvisazione, servono competenze, capacità analitiche e sensibilità verso le dinamiche culturali e sociali: “Il lavoro da futurologo è quanto di più lontano dalla profezia – assicura al Financial Times Erik Overland, responsabile del corso di Berlino e Presidente della Federazione mondiale per gli studi del futuro – Le grandi imprese si sono rese conto che di fronte alla complessità del mondo è possibile agire in modo migliore se vengono esaminati diversi scenari futuri”.
Il futuro è un tema ricorrente, e oggi la capacità di anticiparlo per le aziende equivale a svariati milioni, se non miliardi, di dollari di fatturato. La Volkswagen, l’azienda di cioccolato statunitense Hershey’s, la banca Capital One sono alcune delle imprese che sul mercato del lavoro cercano professionisti in questo settore: li chiamano in maniera diversa, ma tutti si guardano attorno per assumere i futurologi
Il fulcro della professione non è quindi cercare di indovinare quali tecnologie verranno adottate dai consumatori, quanto piuttosto immaginare le applicazioni future e i relativi contesti di utilizzo della tecnologia. Un mestiere che ha quindi a che fare innanzi tutto con la fantasia e poi con la sociologia e l’etnologia, due branche dello studio dell’uomo e del suo comportamento.
Come spiega David Johnson, per sette anni futurologo per la compagnia informatica Intel, il mestiere riguarda l’uomo, ma anche la fantascienza aiuta: mescolare la finzione con i fatti scientifici consente di esaminare i luoghi più oscuri, distopici della realtà e di tirar fuori idee incredibili. Ad esempio provando a immaginare l’impatto delle tecnologie attuali in un lasso di tempo di 10 o 15 anni.
In quest’ottica il lavoro dei futurologi è quindi molto diverso da quanto capita spesso di leggere su riviste tecnologiche, dove esperti di varie discipline immaginano le invenzioni del futuro. Come per esempio le nanotecnologie in grado di collegare il cervello umano a cloud informatici, nel tentativo di essere più intelligenti avendo a disposizione molte più informazioni e al tempo stesso puntando all’immortalità attraverso la consegna ad un computer della conoscenza individuale.
In un ambito informatico che alimenta il dibattito tra vita e morte, eternità ed etica, che mette in discussione i concetti di scienza e religione, il mestiere di futurologo si fa largo in maniera differente.
Niente intelligenza artificiale che sostituisca le persone in carne e ossa, almeno per il momento: basta studiare l’uomo, e magari chiedere a noi stessi come potremmo sfruttare in futuro la tecnologia che sta dietro ai servizi che già oggi usiamo.
Fonte: Agenzia Italia