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Oman il thé della vita fra donne d’oriente e d’occidente

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Riflessi confronti e vite allo specchio

Oman il thé della vita fra donne d’oriente e d’occidente

by Noemi Giunta*

Azhaar ha 49 anni e 4 figli. La maggiore è incinta e tra poco la farà diventare nonna. La sua mamma era la sorella piccola della moglie numero 3 del padre.

Era stata proprio lei, morta di parto, a chiedere al marito di sposare la sorella che così si sarebbe presa cura anche dei suoi figli.

Tra fratelli e fratellastri, cugini e acquisiti la famiglia è un clan e le sue radici arrivano da una cittadina immersa tra i palmeti a qualche ora da Muscat, la capitale del Sultanato dell’Oman.

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Muscat

I notabili della cittadina da generazioni conservano la memoria di un ceppo comune che inizia intorno ad un patto stretto in qualche tenda e arrivano fino ad Azhaar che fa la traduttrice, scrive e lavora al centro culturale di Muscat.

Una sua nipote ha vinto premi letterari nel 2019 con il libro “Corpi Celesti”, un’altra nipote ha scalato l’Everest e continua ad inseguire il suo Daimon tra le cime più alte del mondo, nonostante la figura minuta e lo sguardo modesto, quasi mistico. Siamo oltre ogni stereotipo.

Io e Azhaar ci siamo incontrate ad uno degli eventi di promozione culturale molto ben organizzati dall’Ambasciata italiana. Era seduta vicino a me in un tavolo quasi interamente di italiani. Dopo molte chiacchiere tra di noi, per un senso di cordialità mi rivolgo a lei che altrimenti sembrava un fantasma.

In poche frasi la conversazione da pura formalità diventa appassionata, perfino personale. Conoscere i costumi di un popolo così per sentito dire è un conto, poterne discutere con una protagonista diretta e docile di fronte alla raffica di domande che le arrivano, è un’occasione preziosa.

Del resto anche io ho condiviso la mia storia personale: madre con zero parenti, padre, grazie a Dio, con qualcuno di più, un fratello che non vedo da tempo immemorabile chissà perché, un matrimonio a 43 anni e una figlia che non ha fratelli e probabilmente non frequenterà mai i suoi due cugini tra l’altro ben più grandi di lei.  Un lavoro che amo.

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Noemi Giunta

Sei fortunata Azhaar, ora puoi dedicarti ai tuoi libri alle poesie alle traduzioni al tuo impegno culturale per l’Oman senza dover fare i salti mortali con la tua vita familiare.

“Sì è vero, ma sono stata contenta della mia vita fino ad adesso, anche se c’è stato un momento in cui mi sembrava di volere qualcosa di più, di nuovo, di diverso”.

Ti riferisci al matrimonio?

“No no mi riferisco alla vita professionale alle mie passioni. Ma i bambini avevano bisogno di me e anche mio marito”.

Come vi siete conosciuti?

“Era amico di mio fratello, lui gli ha parlato di me e a me di lui, poi mio padre mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto sposarlo e io ho detto di sì, così ci siamo sposati e non l’avevo mai visto prima.”

E se non ti fosse piaciuto il suo aspetto?

“Mi avevano detto che era un bel ragazzo. Che eravamo molto simili, molto calmi.”

 E non avete mai litigato?

“Ma perché litigare?”

La risposta mi spiazza. In trent’anni di matrimonio non ha mai fatto niente che ti dispiacesse?

“Forse qualche volta sì, ma perché litigare?”

Ripete la domanda e io capisco che non potrò mai capire fino in fondo quella risposta che per lei è ovvia.

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Muscat

Io vengo da una cultura dove al meglio “l’amore non è bello se non è litigarello” al peggio si finisce in cronaca nera, e dove i single hanno superato le coppie.

Lei mi guarda col suo sorriso mite, composto, il volto incorniciato dal velo, ed io sento la sua calma. La sua pacatezza medica lo stress del giudizio permanente, della ragione per forza, del dubbio e non li abbandono, non posso e non voglio, ma questa conversazione è una “Day Spa” per la coscienza.

“Mia figlia studia in un college americano vuole raggiungere i suoi obiettivi ed io sono contenta, quando vorrà si sposerà”.

Glielo troverai tu il marito?

Sorride, “E’ stata lei a chiedermelo qualche giorno fa un pò per scherzo, ha detto che i suoi compagni non sanno quello che vogliono sembrano persi e non hanno nessun supporto dalla famiglia, cioé non sentono di avere una famiglia che li supporta e poi mi ha detto: grazie mamma che mi hai cresciuta così”.

E se qualcuno volesse divorziare?

“Si può, la mia nipote scalatrice ha divorziato, non andava d’accordo con il marito, è tornata dalla famiglia che l’ha protetta”.

E se il marito avesse qualche rivendicazione?

” Lei ha la famiglia ed é una grande famiglia, è al sicuro”.

Capisco che qui la famiglia è una dimensione fortificata ti protegge anche dai tuoi errori se la rispetti, se la riconosci e ne fai parte. Qui la parola solitudine non esiste.

“Ma i casi di divorzio sono rari, noi gente del Golfo non siamo aggressivi, non amiamo la lotta o la violenza mai.”

E se la violenza, magari la guerra vi coinvolgesse vostro malgrado?

“Quelli sono movimenti dell’Universo”.

Altra risposta molto spiazzante.  Movimenti dell’Universo simili forse a quelli del Deserto che si muove in continuazione e sembra fermo, tranne al tramonto quando il vento soffia forte e alza la sabbia con un rumore di clessidra.

Comunque qualcosa che sfugge alla tua possibilità di intervento, pensiero molto distante dalla mia sensibilità che vuole conoscere, almeno conoscere questi “movimenti” soprattutto se non arrivano da un vago universo metafisico, ma da chiari interessi materiali.

Dicono che il modello occidentale sia il massimo che tutti vogliano vivere come noi, eppure io davvero non so che cosa potrebbero invidiarci. Qui le donne in generale sono libere, studiano, lavorano, scelgono, anche di seguire la tradizione se vogliono.

“Ma le nuove generazioni – dice Azhaar – hanno più desideri davvero e alcuni si perdono anche qui dietro a questi se non hanno una famiglia forte”.

Di nuovo la famiglia, il clan.  Quindi noi occidentali avremmo più desideri (Troppi? Futili?) e meno famiglia a fare da filtro e da àncora.

Ripeto la domanda: siamo coetanee, tutte e due con un lavoro che amiamo, io ho una figlia di sei anni, tu stai per diventare nonna, io ho mangiato quantità di solitudine e frustrazione, tu forse solo qualche assaggio della seconda. Io temo per mia figlia, figlia unica, se arriverò a vederla grande, con due genitori vecchi e nessun aiuto se non a pagamento quindi senza vero affetto, vera partecipazione. Tu consolata da una serie infinita di parenti stretti, fino all’ultimo respiro e i tuoi figli dopo di te.

Che cosa trovi desiderabile nella mia cultura, nel mio stile di vita?

Sorride di nuovo, ha la mia età, ma mi sento sua figlia, non nell’aspetto, ma nella distanza dalla sua aura serena. La prossima volta vuole che vada a casa sua. Io scambierò i miei racconti con i loro, dice, e passeremo un pomeriggio sul tappeto tra datteri e thé.

Oman il thé della vita fra donne d’oriente e d’occidente*Noemi Giunta giornalista parlamentare del Giornale Radio Rai

 

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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