“ In principio c’è la notizia. Senza la notizia non esiste il giornalismo”, era solito dire, parafrasando il Vangelo secondo Giovanni, Paolo Graldi cronista di razza inviato speciale e direttore lungimirante di quotidiani, scomparso a 81 anni in una clinica romana.
Una vita trascorsa tra carta stampata e tv, Graldi ha percorso una lunga e prestigiosa carriera iniziata come cronista giudiziario a Paese Sera, poi al Corriere della Sera, fino ad arrivare al vertice del Mattino e del Messaggero.

Con passione, competenza e professionalità, ha raccontato da testimone diretto negli anni ’70 e ’80 i principali fatti e misfatti di mafia e di terrorismo, ha collaborato con Sergio Zavoli e Enzo Biagi a trasmissioni Rai di grande successo ed ha curato varie rubriche su La 7.
Da editorialista diventò poi un volto noto in tv come opinionista e commentatore di talk show e rassegne stampa. Fedele fino all’ultimo al concetto del “ primum notizia deinde philosophari”, prima trova la notizia e poi sappila scrivere al meglio, che è stato il filo conduttore di una generazione di giornalisti che stenta a trovare eredi all’altezza dei Bocca, Montanelli, Biagi, Zavoli, D’Avanzo, Pansa, Scalfari, Angela, Costanzo, Purgatori ed ora anche Paolo Graldi.