Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, è spirato nella santità. Da profondo teologo, ha vissuto e servito con totale devozione una fede mistica. Da Cardinale prima e da Pontefice poi ha custodito e preservato, in realtà con un effetto riformatore, una Chiesa profondamente conservatrice in contro tendenza storica e sociale rispetto all’evoluzione dell’umanità e della globalità.
![Papa Ratzinger il conservatore innovatore](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2022/12/thumbnail-2022-12-28t135644625-600x338.jpg)
A differenza del detto popolare “morto un Papa se ne fa un altro“, quando scompare un Papa emerito non se ne fa nessun altro. E’ la prima volta che la storia moderna assiste alla scomparsa di un Pontefice emerito, ovvero di un Papa che pur non esercitando più le funzioni gode comunque della qualifica e degli onori.
In ogni caso il grande spessore teologico ed umano di Ratzinger lascia in Vaticano una profonda impronta.
Definito un conservatore era in effetti un innovatore perché aveva come unici punti di riferimento la fede e il Vangelo, parametri di per se sempre e comunque rivoluzionari.![Papa Ratzinger il conservatore innovatore](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2022/12/092943691-6b093681-974f-478c-b5ec-ec41155266ca-600x315.jpg)
Molto più dei contemporanei, la storiografia valuterà la figura e il pontificato di Joseph Ratzinger inquadrandoli nel novero dei riformatori della Chiesa universale. Un riformatore, che nel febbraio del 2013 con la saggezza e la dolcezza dei tempi e dei modi delle dimissioni da Papa, ha avviato un silenzioso aggiornamento storico e geopolitico di rilancio dell’azione pastorale della Chiesa che neanche i cinquanta anni successivi al Concilio Ecumenico Vaticano II erano riusciti a dispiegare completamente.
Al di là delle motivazioni e dei retroscena, la renuntiatio pontificalis, la rinuncia di Benedetto XVI all’ufficio di romano pontefice ed al ministero Petrino, segna un spartiacque per la Chiesa Cattolica, la cui millenaria universalità in comunione con il Pontefice risale alla predicazione di Gesù Cristo e degli Apostoli.
Una universalità che ha retto a varie e gravi vicissitudini storiche, ma che da decenni si confronta, con crescenti difficoltà, con la sfida di una secolarizzazione che cavalca l’avvento del web e della rete.
Sottraendo la ieratica identificazione del ruolo del Pontefice con lo stesso dogma dell’infallibilità, la svolta delle dimissioni di Ratzinger ha concorso non poco alla umanizzazione del ruolo della Chiesa e ne ha rilanciato, con la successione di Papa Francesco, la vocazione caritatevole, assistenziale e compassionevole, a scapito delle autocelebrazioni gerarchiche e di potere. Del potere fra i poteri.![Papa Ratzinger il conservatore innovatore](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2022/12/thumbnail-2022-12-28t135652588-600x267.jpg)
Le parole di Ratzinger rimangono scolpite nella storia: «Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino… Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005.»
Eletto Pontefice col nome di Benedetto XVI Joseph Ratzinger è stato il 265° papa della Chiesa Cattolica, successore di Giovanni Paolo II. E’ rimasto in carica fino alle ore 20:00 del 28 febbraio del 2013.
Una rinuncia al Papato, quella di Ratzinger amplificata dai mezzi di comunicazione di tutto il mondo, che ne hanno sottolineato l’eccezionalità e la portata storica, anche se la rinuncia è regolamentata dal diritto canonico. L’ultimo papa a rinunciare al pontificato prima di Benedetto VI era stato Papa Gregorio XII nel 1415. Ma il caso più famoso di dimissioni papali restano quelle di Celestino V rimasto in carica fino per cinque mesi nel 1294.
Oltre ai 700 anni di distanza l’una dall’altra, la rinuncia al Papato di Celestino V e di Benedetto XVI hanno un significativo risvolto comune: entrambi hanno letto al cospetto di un Concistoro il documento che esprimeva la libera volontà di ritirarsi ad una vita ascetica e di preghiera. E’ la prassi della prevista nella norma Quoniam aliqui, inserita da Bonifacio VIII, il successore di Celestino V, nel Liber Sextus, e successivamente codificata nel can. 221 del Codice pio-benedettino del 1917 con la formula: Si contingat ut Romanus Pontifex renuntiet, ad eiusdem renuntiationis validitatem non est necessaria Cardinalium aliorumve acceptatio”, «Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti».
L’unica differenza é che rispetto a Ratzinger, il quale ha istituito lo status di Pontefice emerito, sulla falsariga dei Vescovi che lasciano le Diocesi al compimento del 75esimo anno, Celestino nonostante la sua riconosciuta fama di santità, visse in pratica da recluso i due anni successivi della sua esistenza.
![oni papali restano quelle di Celestino V rimasto in carica fino per cinque mesi nel 1294.](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2022/12/papi-1-600x400.jpg)