Leader in bilico come birilli e partiti lacerati. La semplice ventata di aria pulita di Mario Draghi sta provocando un effetto strike at bowling all’interno di diverse forze politiche.
Dal Movimento 5 Stelle, al Pd a Forza Italia, alla Lega, alle aperture e alla piena disponibilità pubblicamente manifestata nei confronti del Presidente del Consiglio incaricato, spesso non corrispondono valutazioni univoche all’interno dei gruppi parlamentari e dei vertici.
Dietro la facciata del tutti per Draghi, trapelano invece le rincorse alle candidature per improbabili ministeri, distinguo, richieste di garanzie e di continuità che le delegazioni non sono state messe neanche in condizioni di accennare a Draghi, che ha impostato le consultazioni sul criterio della competenza delle scelte e sulla certezza dei dati sulla base dei quali governare. 
Sugli appunti che Draghi scrive personalmente non vi sarebbe traccia della valanga del politichese, delle affermazioni che negano e delle negazioni che sollecitano, dei veti mimetizzati da analisi e delle analisi senza dati.
Le note segnate riguarderebbero in particolare i riferimenti alle infrastrutture, alle imprese, alle imposte, alla giustizia e al mezzogiorno. Probabilmente fra gli appunti del Premier incaricato figurano anche le parole chiave della dichiarazione ad un convegno del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, secondo il quale per il rilancio non basta il recovery plan, servono riforme e riduzione del debito pubblico.

Fin dall’avvio delle consultazioni, il pragmatismo del metodo Draghi ha talmente spiazzato la politica che l’incertezza delle prospettive sta centrifugando soprattutto gli assetti interni di 5 Stelle e del Pd. L’intervento di Beppe Grillo alle consultazioni e all’assemblea dei parlamentari non ha placato del tutto le tensioni del movimento. Tensioni provocate dallo shock della perdita di ministeri e sottosegretariati, dalla mancanza di ruoli certi per Di Maio, Conte e Bonafede, dalla concorrenza per la leadership fra l’ex Premier e l’ex Ministro degli esteri, e su tutto dalla mancanza di un leader operativo in grado di guidare i grillini, alla ricerca della governabilità perduta e rassicurandoli sulle prospettive delle scadenze elettorali.

Al Nazareno dopo essere andati al tappeto con Renzi si rischia di subire anche il contropiede di Matteo Salvini che ha di fatto già imbarcato la Lega a bordo del Governo Draghi. Una doppia Caporetto sarebbe troppo e per la segreteria Zingaretti si prospettano giorni critici.

Sotto traccia si agitano anche i parlamentari di Forza Italia, molti dei quali non sono disposti ad attendere i tempi e i modi con i quali Berlusconi e Tajani si stanno rapportando con Draghi e vorrebbero un’adesione piena e immediata.
