L’elaborazione del flop di Liberi e Uguali
Da Speranza a Fratoianni, da D’Alema alla Boldrini, le tensioni per il clamoroso flop di Liberi e Uguali, un insuccesso che è stato definito un mezzo << aborto politico >>, stanno sfociando in una sorta di processo politico sommesso, ma in crescendo al leader Piero Grasso.
Una situazione inedita e doppiamente imbarazzante per l’ex magistrato che i processi è abituato a istruirli e non a subirli.
Un latente j’accuse che sottintende la richiesta di un passo indietro del leader e la nomina di un nuovo vertice.
“Più che l’epopea antimafia i cento giorni di Piero Grasso alla leadeship di Liberi e Uguali ricordano piuttosto gli ultimi tre mesi da imperatore di Napoleone prima della sconfitta di Waterloo” sottolinea, a condizione di non svelare la fonte, un esponente nazionale di LeU.
Una definizione doppiamente maliziosa, per l’insinuazione del bonapartismo e il riferimento al time out, che dà comunque il senso dei nervosismi post elettorali all’interno del partito.
Fondato attorno alla figura dell’ex Presidente del Senato esattamente 100 giorni prima delle elezioni del 4 marzo, il partito si prefiggeva di rappresentare il popolo della sinistra che si sentiva tradito dal Pd di Renzi.
Sul piano politico a Grasso, rieletto al Senato per il rotto della cuffia soltanto grazie al recupero nel listino blindato del proporzionale, viene in particolare “imputata” l’immediata trasfigurazione di LeU in un partito personale. Un Piero Grasso party avvertito dagli elettori come la rappresentazione della carriera e dei successi giudiziari dell’ex procuratore nazionale antimafia e non come la nuova casa-partito del proletariato e dei tanti militanti vecchi e nuovi della vasta area di sinistra nauseata dalla deriva centrista del Pd.
“Abbiamo avuto un risultato bruttissimo. La sinistra deve cessare di cercare ogni volta un esterno. Grasso è stato una figura istituzionale non immediatamente riconoscibile a sinistra – esce allo scoperto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi – Io sono per ricostruire centrosinistra su basi proprie. Noi dobbiamo mettere in conto l’opposizione e la lotta sociale.”
Esplicite anche le parole del neo rieletto senatore Francesco Laforgia, che rincara la dose: “Fermarsi e ricominciare. Questo dobbiamo fare. Ci sono responsabilità individuali e collettive e paghiamo anche per peccati che non abbiamo commesso. C’è un campo devastato, quello della sinistra, nella sua accezione più larga, che ci obbliga ad alzare lo sguardo. Non è il tempo dei piccoli recinti. E lo dico pensando che il tema non è quello di rimettere insieme più debolezze ma di ricostruire l’ossatura di un pensiero liberandosi dal giogo di leadership psicanaliticamente ossessionate dalla propria sopravvivenza”.
Parole che fanno ritenere che l’elaborazione del lutto politico di Liberi e Uguali potrebbe determinare l’avvio di un avvicendamento ai vertici già nella imminente fase di costituzione dei gruppi parlamentari e dell’elezione del Presidenti della Camere.