Acrobazie e giochi di sponda dei Premier in pectore Al Quirinale c’è un punto di partenza, ma non si intravede quello d’arrivo. Dopo un mese di pretattica il Presidente della Repubblica metterà in fila i fatti concreti supportati dai numeri parlamentari. Il punto di partenza è rappresentato dall’elezione dei Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati. Una partita doppia nettamente vinta in contropiede da Matteo Salvini, aggiudicata ai punti a Luigi di Maio e persa da Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Lo slalom politico per Palazzo Chigi é ripido e caratterizzato da variabili – trappola, a destra, a sinistra e ad Arcore.
La svolta delle consultazioni sarà infatti rappresentata dalle mosse di sponda dei leader, dalle strategie dei governi possibili e dai nomi per la premiership che pensano di proporre per aggregare una maggioranza.
Nomi e ipotesi di maggioranze:
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Salvini
- Governo Centrodestra – Pd: 376 voti alla Camera e 189 al Senato con eventuali Premier Franco Frattini, Giancarlo Giorgetti, Raffaele Cantone, Gianni Letta, o il Presidente emerito della Consulta Carlo Lattanzi.
A favore: l’urgenza di mettere in mattinata a sicurezza il bilancio dello Stato e di cambiare la legge elettorale giustificherebbe un governo di scopo con l’appoggio esterno del Pd e l’ orizzonte di un anno.
Controindicazioni: la probabile spaccatura del Pd e il non facile accordo sul Premier su quale è prevedibile Berlusconi possa impuntarsi sui nomi di Frattini e Gianni Letta. Chance in crescita per Cantone.
- Governo Centrodestra – Cinque Stelle: 487 voti alla Camera e 246 al Senato con eventuali Premier Raffaele Catone, il Presidente emerito della Consulta Ugo De Siervo e gli economisti Alberto Bagnai, Claudio Borghi, Lorenzo Fioramonti.
A favore: la necessità di mettere in sicurezza i conti pubblici e, se possibile, di cambiare la legge elettorale per andare alle elezioni nella primavera del 2019, a ridosso delle europee.
Controindicazioni: lo sganciamento o la spaccatura di Forza Italia per i veti dei Cinque Stelle nei confronti di Berlusconi.
- Governo Lega – Fratelli d’Italia – Cinque Stelle: 379 voti alla Camera e 185 al Senato con Premier Raffaele Cantone, un economista oppure un ex Presidente della Corte Costituzionale equidistanti fra Salvini e Di Maio.
A favore: orizzonte di un anno per pochi ma mirati interventi su immigrati e Bilancio dello Stato e la modifica della legge elettorale.
Controindicazioni: la difficoltà soprattutto per i 5 Stelle di far digerire al movimento il mancato obiettivo di Palazzo Chigi e la non realizzabilità del reddito di cittadinanza. Per la Lega l’oggettivo impantanamento politico, la probabile rottura con Berlusconi e il rischio di dover fare ingoiare al proprio elettorato l’aumento dell’Iva e altri sacrifici economici.
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Di Maio
- Governo 5 Stelle – Pd– LeU: 347 voti alla Camera e 165 al Senato con Premier Luigi Di Maio, un esponente Pd o Piero Grasso.
A favore: l’accreditamento come Governo di servizio e di scopo. La spinta mediatica del movimento e della sinistra per supportare l’approvazione di una finanziaria in bilico fra rigore e un reddito di cittadinanza molto ridimensionato, ma spendibile sul piano propagandistico. Tentativo di modifica della legge elettorale per ricucire con Salvini. Orizzonte breve, con l’alibi della maggioranza risicata al senato e la solita “ostilità dei poteri forti”.
Controindicazioni: quasi certa spaccatura verticale del Pd e mancanza di maggioranza al Senato. In pratica un ipotetico governo di minoranza
Governo di garanzia
con l’apporto o l’astensione delle principali forze politiche. Premier: un economista equidistante come Francesco Giavazzi o Giulio Sapelli, Raffele Cantone, Giovanni Maria Flick, Carlo Lattanzi oppure altro Presidente emerito o componente della Corte Costituzionale.
A favore: l’urgenza di tutelare il Paese e mettere in sicurezza i conti pubblici. La possibilità di avviare una decantazione politica e un cambiamento condiviso della legge elettorale per poi andare alle elezioni anticipate, possibilmente due settimane prima delle europee.
Controindicazioni: la constatazione che un governo di Garanzia c’è già ed è in carica e l’eventuale ostinazione di 5 Stelle e Lega a tirare la corda del Pd e di Forza Italia fino a provocarne la spaccatura e tentare di aggregare una maggioranza.