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Processi arretrati: Natoli ecco come azzerarli

Processi arretrati: Natoli ecco come azzerarliprocessi arretrati

Il trend è in discesa, ma l’orizzonte della giustizia tempestiva è lontano. I processi arretrati sono ancora milioni. Grafici e tabelle del monitoraggio trimestrale del Ministero della Giustizia evidenziano un netto calo delle liste d’attesa di cause e procedimenti, ma resta da smaltire la cosiddetta “giacenza patologica”. Una valanga di processi che intasano i 140 tribunali civili sparsi per l’Italia e soprattutto la Corte di Cassazione, sulla quale si riversa lo tsunami dei ricorsi tributari.

processi arretrati
Gioacchino Natoli

L’arrivo il 6 luglio a via Arenula del nuovo Capo Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi, Gioacchino Natoli, ha contribuito a imprimere una ulteriore accelerazione allo smaltimento dell’arretrato. Oltre al lungo e prestigioso curriculum di magistrato antimafia, Natoli, da Presidente del Tribunale di Marsala e da ultimo della Corte d’Appello di Palermo, ha infatti trasformato i due uffici giudiziari siciliani, in particolare il Tribunale civile di Marsala, nei più efficienti del sud.

“Con semplicità e gioco di squadra, applicando ai processi giacenti il metodo first in first out: primo ad entrare, primo ad uscire” minimizza Gioacchino Natoli, che in realtà è intervenuto sulla tabella di marcia dell’iscrizione a ruolo dei procedimenti. Facendo trattare innanzi tutto gli antichi processi per poi passare a quelli nuovi soltanto dopo aver esaurito i vecchi. Una svolta di non poco conto per la fondamentale rilevanza sociale che la certezza del diritto e i tempi della giustizia civile rappresentano.

  • Quanto incide il fattore tempo?

“I giudici civili italiani, oltre ad essere come ha confermato la Commissione europea per l’efficienza della Giustizia (Cepej) i più produttivi tra i 47 paesi del Consiglio d’Europa, hanno ben compreso il metodo più efficace per affrontare il “problema-tempo“, mai esistente in Italia prima del 2001, quando venne introdotto nella  Costituzione dell’art. 111. E questo cambio di passo culturale non è da poco, giacche’ per secoli il fattore-tempo, nel civile, era sconosciuto, vertendosi in materia affidata alla piena disponibilità delle parti, su cui il giudice non doveva affatto intervenire, ma soltanto prendere atto.

Da qui, ad esempio i rinvii “a raffica” nella trattazione delle controversie in genere, salvo quelle in cui vi é un interesse pubblico predominante, come lo status delle persone. Dall’ottobre 2014 il ministero della giustizia ha iniziato un censimento speciale, puntuale ed analitico, che oggi viene aggiornato trimestralmente, e che giungerà presto a fornire dati censiti al mese precedente.”

  • E’  l’effetto Natoli di cui parlano al Ministero della Giustizia?

“Da luglio non é cambiato nulla, se non il fatto che dopo 6 mesi di vacatio c’è un Capo Dipartimento a tempo pieno, che nella continuità di un collaudato gioco di squadra si propone di dare concretezza e rapidità ai tanti progetti che sono stati avviati negli ultimi due anni, a cominciare dalla messa in sicurezza del sistema informatico nazionale, civile e penale, e dall’immediata partenza delle procedure di assunzione e riqualificazione di nuovo personale amministrativo, ferme dal 1996.

Quanto alla lunghezza dei procedimenti, va detto che negli ultimi cinque anni la durata è sensibilmente diminuita, anche se a macchia di leopardo, per cui l’impegno é volto a dare tendenziale omogeneità a tutti gli uffici. Bisogna precisare, però, che il sistema-Italia prevede per gli utenti, nazionali e stranieri, la garanzia costituzionale della motivazione di tutti i provvedimenti e che ciò si riscontra solo in pochi altri dei 47 paesi del Consiglio d’Europa, per cui la nostra maggiore lunghezza andrebbe commisurata a quella degli altri, a parità di garanzie.”

  • Perché ripete spesso che termini come ottimizzazione, razionalizzazione, programmazione, sono esagerati e che “l’effetto Natoli” si basa essenzialmente sulla semplicità e sul metodo?

“In effetti razionalizzazione e programmazione del lavoro, nel metodo che io da alcuni anni ho utilizzato negli uffici da me diretti, sono semplici per il fatto che – soprattutto nel civile – si tratta di conoscere a fondo il ruolo dei singoli giudici e di prevedere che questi, nell’anno di riferimento, decidano i processi che sono stati iscritti per primi nel ruolo stesso, senza operare scelte individuali se non in casi eccezionali e di assoluta urgenza. E’ il cosiddetto metodo Fifo, first in first out delle scienze di organizzazione, applicato al mondo giudiziario: primo ad entrare, primo ad uscire”.

  • In quanti anni sarà prevedibilmente azzerato l’arretrato?

“Da una stima recente si é calcolato che l’arretrato civile potrebbe annullarsi in circa 30 mesi, se non sopravvenissero più nuove cause, che sono pari a circa 2,8 milioni all’anno.”

  • E’ d’accordo con l’interpretazione tempo-diritto del filosofo e matematico austriaco Edmund Husserl  secondo il quale  “l’uomo del presente temporale corrisponde al potere esecutivo, l’uomo del futuro al potere legislativo, l’uomo del passato al potere giudiziario”?

“Il pensiero di Husserl è corretto, perché voleva significare – a mio avviso – che il giudice si riferisce sempre a fatti già accaduti, e ciò sia nel processo penale (come é evidente) sia in quello civile, ove ci si reca in tribunale quando un contratto non viene rispettato da uno dei contraenti o un matrimonio sta fallendo.” processi arretrati

  • Ma è vero che varie statistiche riguardano processi del secolo scorso, che vi sono in piedi ancora  cause delle quali non si conosce data di inizio e processi  avviati nel 1954? 

 “Vi è, in effetti, ancora un residuo stock di procedimenti civili (e solo civili), iscritti dal 1990 in poi, che riguardano le procedure delle esecuzioni immobiliari e fallimentari. Il perché è legato:

1) alla complessità di una notevole parte dei fallimenti, da cui si originano, normalmente, decine di controversie civili autonome, ma che condizionano la chiusura del fallimento stesso, avendo ciascuna di esse tre possibili gradi di giudizio;

2) al fatto che, nelle esecuzioni civili, il creditore procedente può portare avanti la propria procedura finché vuole, anche se le vendite vanno deserte, senza che il giudice possa interromperle. In questo caso, bisognerebbe togliere le esecuzioni dal computo della legge Pinto oppure cambiare il codice di procedura civile.

A parte questa tipologia di cause, le altre controversie risalenti sono molto limitate e partono dal 2008 circa, fatte salve le eccezioni. La controversia del 1954, poi, si é rivelata soltanto un errore di rilevazione statistica dell’ufficio di riferimento.”

  • Come risolvere il problema delle somme pagate per la durata eccessivamente lunga e irragionevole del processo ammontano a centinaia di milioni l’anno?

“L’indennizzo ex legge Pinto ha pesato complessivamente sul bilancio dello Stato, dal 2001 ad oggi, per circa 700 milioni di euro, di cui 400 accertati ma ancora da pagare. A parte il fatto che molto “generosamente” il legislatore della  Pinto concede l’indennizzo anche alla parte che ha contribuito alla irragionevole durata della causa, stabilita in 6 anni dalla giurisprudenza di Strasburgo, salvo eccezioni, ritengo che se lo Stato avesse investito o volesse investire le somme che eroga per questi indennizzi, pari a circa 270 mila euro al giorno, nel pagamento degli straordinari o in altri benefici per il personale amministrativo del mondo giudiziario, il risultato per il sistema-paese sarebbe complessivamente più efficace.

E’ come se, nel mondo della sanità, si fosse deciso di indennizzare “tout court” chi aspetta troppo al pronto soccorso, anziché investire nel settore per avere più infermieri, più medici o migliori attrezzature.

Ad ogni modo, detto ciò, i cosiddetti “Programmi di gestione delle cause civili ex art. 37 L.111 del 2011”, stanno dando risultati ottimi: infatti, dal 2012 ad oggi (i dati sono aggiornati al 31 marzo 2016 e sono pubblicati sul portale del Ministero della giustizia) le pendenze civili patologiche, a “rischio” Pinto, sono calate in maniera costante, ed ammontano oggi a 600.000 circa su un totale di controversie di 2,4 milioni.

Pertanto, va precisato che i numeri delle cause indicati sulla stampa fino a qualche anno addietro (quando parlare male della giustizia, senza investire nella stessa, era una sorta di sport nazionale) erano frutto di malafede o di pura ignoranza, giacche’ si mettevano insieme cause iscritte nei tribunali il giorno prima e cause risalenti ad oltre 6 anni…”

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Gioacchino Natoli e il Ministro della Giustizia Andrea Orlando
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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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