Il dopo Matteo e la Renzi strategy
Lascia o raddoppia? Scatoloni o trolley? La Renzi strategy si delinerà nelle prossime 72 ore. Elemento decisivo le non scontate dimissioni anche dalla Segreteria Pd.
Come sempre in politica gli scenari saranno determinati dalla matematica, dai numeri: del 40,9 % dei Si è riconducibile al Premier il 40% e ad Alfano il residuo 0,9%. Mentre il 59,1 % dei voti totalizzati dai No è cosi scomponibile:
Grillo 30%
Salvini 10%
Berlusconi & Fitto 10%
Sinistra Pd 4%
Meloni 3%
Sel 2%
In caso di elezioni politiche anticipate all’inizio dell’estate 2017 il Pd di Renzi, anche dopo l’eventuale scissione della sinistra interna, potrebbe in teoria ottenere dal 34 al 39% dei voti, mentre la frammentazione delle inconciliabili posizioni dell’eterogeneo fronte del No disperderebbe l’opposizione, concentrandola sullo zoccolo duro del Movimento 5Stelle. Dopo avere accertato la possibilità della formazione o meno di un nuovo Governo con l’attuale Parlamento, il Presidente della Repubblica conferirà l’incarico al Presidente del Consiglio incaricato, anche, ma non esclusivamente, in base alle indicazioni del Pd e delle forze politiche.
Se Renzi non dovesse essere disponibile o risultasse divisivo, toccherà a un tecnico, ad un arbitro istituzionale, oppure ad un politico formare un Governo per l’approvazione della riforma elettorale e il mantenimento del baricentro economico ed europeo.
Due gli esponenti politici sui quali convergono in queste ore i maggiori consensi: Dario Franceschini e Anna Finocchiaro. Varcherà la soglia di Palazzo Chigi chi garantirà l’unità interna del Pd.
Il tecnico in pole position, in grado di offrire garanzie a Bruxelles, è l’attuale Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan
L’arbitro istituzionale potrebbe essere la Vice Presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia, che diventerebbe la prima donna Presidente del Consiglio, oppure il Presidente del Senato, Piero Grasso.