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Seppellite dal web le religioni hanno più senso?

 

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Rubrica di critica recensioni anticipazioni Seppellite dal web le religioni hanno più senso

by Augusto Cavadi

Religioni addio ? “Dio è morto, Marx è morto e – se devo essere sincero – neanche io mi sento troppo bene”: di Woody Allen o di Eugène Ionesco, comunque la battuta ha avuto alcuni decenni di celebrità perché sintetizza, incisivamente, tre questioni: tramonto delle religioni, tramonto delle ideologie politiche, crisi dell’individualismo proprietario.

Della seconda e della terza questione mi sono occupato altrove; qui mi concentro sulla prima: l’eclissi, o in altra interpretazione la definitiva scomparsa, del divino  dall’orizzonte culturale dell’umanità.

Per riflettere sull’argomento con un minimo di serietà intellettuale occorre delimitare l’ambito della categoria ‘religione’.Seppellite dal web le religioni hanno più senso

Infatti se riteniamo essenziale in una religione la certezza di poter interloquire con un Dio, non c’è dubbio che in questa accezione semantica siamo in epoca di ‘secolarizzazione’ o ‘post-religionale’: le tre grandi religioni abramitiche (ebraismo, cristianesimo, islamismo) perdono di anno in anno adepti a favore dell’agnosticismo (“Non so nulla su Dio”), dell’ateismo (“So che Dio non c’è”) e soprattutto dell’indifferentismo (“Non mi interessa sapere se Dio ci sia o non ci sia”). E i ‘fedeli’ che, ufficialmente, restano nell’alveo del monoteismo biblico-coranico ne danno delle letture progressivamente riduttive, rinunziando – qualche volta esplicitamente, più spesso esistenzialmente e silenziosamente – alla dimensione mistica (la preghiera) e dottrinaria (i dogmi ritenuti per tradizione irrinunciabili, ad esempio la prospettiva di una vita oltre la morte biologica).

Molto diverso appare il panorama se, ampliando la categoria ‘religione’, vi si includono le grandi sapienze orientali che, sin dall’inizio, si sono configurate più come filosofie da accettare per convinzione che messaggi profetici da accettare per fede. Esemplare il caso del buddhismo che non solo continua, al suo interno,  ad articolarsi in scuole, correnti, movimenti, comunità…ma soprattutto dimostra una costante capacità di espansione dai territori d’origine all’intero pianeta (Occidente ‘secolarizzato’ e ‘post-religionale’ compreso).

Cosa attenderci per l’immediato futuro dell’umanità, intendo per il millennio di cui stiamo vivendo l’alba?Seppellite dal web le religioni hanno più senso

Senza nessuna certezza apodittica, direi che possiamo rispondere alla domanda distinguendo nei sistemi religiosi storicamente sperimentati sinora due aspetti principali: la forma (o struttura o apparato veicolare) e i contenuti (concettuali, ma anche sentimentali e soprattutto etici: con un aggettivo approssimativo, ‘spirituali’).

Sulla base di questa distinzione di aspetti o dimensioni del fenomeno religioso, mi pare che gli scenari possibili siano principalmente tre.

In una prima ipotesi, il plesso religioso forma-contenuti si inabissa definitivamente: all’umanità cessano d’interessare sia le strutture della religione tradizionale (testi di riferimento, organizzazioni comunitarie, liturgie collettive, gerarchie interne…) sia i contenuti più o meno efficacemente veicolati dalle strutture istituzionali (ricerca di senso, ammirazione per la natura, solidarietà sociale, gusto del silenzio, compassione per i viventi…).

Se si realizzasse questo scenario, si estenderebbe all’intero pianeta la condizione antropologico-culturale attualmente riservata a poche nicchie di privilegiati del Nord del mondo che possono vivere e morire senza angosce eclatanti all’interno di un sistema sociale che assicura il soddisfacimento di bisogni primari (salute, istruzione, sicurezza pubblica) e di desideri più o meno opinabili (sessuali, estetici, ludici, consumistici…).Seppellite dal web le religioni hanno più senso

In una seconda ipotesi, la totalità (o comunque una consistente maggioranza) dell’umanità – di fronte alle incertezze della storia e/o della finitudine esistenziale – non solo non abbandona, ma al contrario enfatizza, la dimensione istituzionale, strutturale,  della religione tradizionale.

E’ lo scenario ‘fondamentalista’ che vede moltiplicarsi le versioni della “Destra di Dio”: la miseria economica (vedi America Latina e Paesi africani e asiatici) o la paura di perdere i privilegi economici (vedi i partiti conservatori, nazionalisti, sovranisti negli Stati Uniti d’America e negli Stati dell’Unione Europea), in tutti i casi l’angoscia per le malattie e la morte comunque inevitabili,  inducono a cercare rifugio in organizzazioni ‘forti’ dove leader carismatici promettono il paradiso in questa e nell’altra vita.Seppellite dal web le religioni hanno più senso

La galassia ‘fondamentalista’ ha conosciuto già – e conosce e potrà conoscere – anche versioni drasticamente ‘laicizzate’ delle religioni tradizionali di cui si adottano i catechismi dogmatici, il culto di personalità autoritarie, le adunanze oceaniche, le stratificazioni gerarchiche…(dal nazi-fascismo di Mussolini e Hitler al socialismo comunista di Stalin sino a regimi grotteschi attuali come la Corea del Nord di Kim Jong-un).

In genere, questa destra teologico-politica, per quanto diffidente nei confronti della ricerca scientifica, propende però per l’uso delle applicazioni tecnologiche più avanzate, specie nel campo dell’informazione e della propaganda: il web si è rivelato una vasta prateria di indottrinamento (attraverso slogan di facile comprensione) e di arruolamento.

Il mix di tradizionalismo nostalgico e di spregiudicatezza ipermoderna nella strumentalizzazione dei prodotti del capitalismo risulta una formula affascinante, vincente (dalle chiese evangelicali in crescita in tutto il continente americano, da Nord a Sud, sino alle organizzazioni del terrorismo  di certe frange islamiche).

Se proprio fossi costretto a rischiare una previsione, propenderei a indicare come più probabile la prospettiva fondamentalista, ‘assolutista’, appena evocata. Tuttavia, poiché la ritengo abominevole, coltivo in un angolo riposto del ‘cuore’ la speranza che, alla fine, possa prevalere un terzo scenario nel quale le religioni si dissolvano (del tutto o quasi) come strutture istituzionali (dogmatiche, verticistiche, leaderistiche, conformistiche…) e liberino i contenuti ‘spirituali’ che hanno veicolato nei secoli (nonostante ambiguità, deformazioni, tradimenti inconsapevoli e manipolazioni intenzionali): il rispetto per la vita in tutte le sue manifestazioni, meglio ancora l’amore pro-attivo verso tutti i viventi.Seppellite dal web le religioni hanno più senso

E’ la prospettiva sapienziale su cui lavorano da anni pensatori di varie tradizioni religiose e di vario orientamento. Alcuni di questi autori sono stati presentati al pubblico italiano da Claudia Fanti e altri suoi colleghi in raccolte di saggi (editi dalla Gabrielli) dai titoli di per sé molto eloquenti: Oltre le religioni. Una nuova epoca per la spiritualità umana (2016), Il cosmo come rivelazione. Una nuova storia sacra per l’umanità (2018), Una spiritualità oltre il mito. Dal frutto proibito alla rivoluzione della conoscenza (2019).

Pur nella consapevolezza dei miei limiti, grazie alle edizioni Diogene Multimedia di Bologna, in questi ultimi anni  ho potuto contribuire anch’io alla ricerca di una spiritualità plurale, ragionevole, sobria, politicamente vigile e attiva, soprattutto mediante la trilogia Voglio una vita spregiudicata. La filosofia come spiritualità per chi ritiene di non averne una;  Tremila anni di saggezza. La spiritualità nella storia della filosofia; La filosofia come terapia dell’anima. Linee essenziali per una spiritualità filosofica (2019 – 2020).Seppellite dal web le religioni hanno più senso

 

 

 

 

 

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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