La sfida col tempo e con la morte Sean Connery l’ha vinta senza gli effetti speciali di 007. Contemporaneamente all’abbandono del mondo dei vivi da parte delle sue spoglie mortali, Connery, alias James, James Bond, ha infatti iniziato a monopolizzare l’attenzione e le prime pagine di tutti i media del modo.
Da vivo veniva ormai ricordato per i compleanni, compreso l’ultimo traguardo ad agosto dei 90 anni, e per i confronti nettamente sempre a suo a vantaggio con gli eredi sul set della saga di 007.
Da ex vivente entra invece definitivamente nella leggenda di una esistenza sospesa fra pellicole, festival, rassegne cinematografiche, cicli televisivi, reportage, inchieste sull’intelligence e intere biblioteche di articoli sulla sua biografia, gli esordi teatrali, i bicipiti e i modi spicci da ex manovale scozzese, per finire con i bilanci sempre incerti per difetto delle numerosissime conquiste femminili fra una ripresa e l’altra o dietro le quinte. 
Una leggenda che si sdoppia per ognuna delle numerose esperienze artistiche di Sean Connery, che anche se ha legato buona parte della carriera al personaggio di James Bond, è stato un ottimo attore di teatro e di tanti altri film di successo. Come evidenziano l’Oscar del 1988 per il ruolo di coprotagonista in The Untouchables, 2 premi Bafta e 3 Golden Globe.
Un attore straordinario capace di sganciarsi dal peso di un ruolo preponderante come quello di 007 e in grado di conquistare un successo di critica e di pubblico con film capolavoro come “Il nome della rosa”, “Highlander – L’ultimo immortale” , “Il presidio – Scena di un crimine”, “Indiana Jones e l’ultima crociata”, “Caccia a ottobre rosso”, “Sol levante”.
Nominato cavaliere dalla Regina Elisabetta II nel 2000, Connery non ha mai smesso di sottolineare come il cuore e gli ideali fremessero per la natia Scozia.
Davvero un grande simpatico e sempre umanissimo attore che reciterà anche nell’aldilà. In quale ruolo? Quello del tempo, ovviamente. Il tempo dell’eternità delle leggende…