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Trattato ghigliottina: i molti lati oscuri del Ceta

Il Ceta della discordiaTrattato ghigliottina i molti lati oscuri del Ceta

Affare o trappola?  L’accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada favorisce lo sviluppo dell’economia europea, e italiana in particolare, o la danneggia gravemente?

Che esista un rischio Ceta, acronimo di  Comprehensive Economic and Trade Agreement, cominciano a pensarlo in molti.

Gemello più fortunato, o meno sfacciato, dell’analogo Ttip, il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti,  respinto dall’Unione, il Ceta  pur con qualche mal di pancia è stato invece approvato dalla Commissione esecutiva  europea e attende ora la ratifica dei singoli parlamenti, a cominciare da Montecitorio.

C’è dunque il fondato timore che gli squali della speculazione e dell’assenza dei controlli sui prodotti agro alimentari, siano pronti a fare un solo boccone delle tradizionali economie del vecchio continente che hanno comunque sempre garantito ai consumatori qualità, genuinità e sicurezza?

“Come tutti i trattati di nuova generazione, il Ceta trae i suoi maggiori vantaggi non dall’abbattimento delle barriere tariffarie che rallentano gli scambi tra le due sponde dell’Atlantico, ma dall’abbattimento delle regole, degli standard di prodotto, di processo, che spesso e volentieri difendono la nostra sicurezza e la nostra salute, pur generando costi aggiuntivi per le imprese”  spiega Monica Di Sisto, portavoce di Fairwatch, ONG italiana impegnata nella tutela dell’ambiente, in una intervista rilasciata a www.Il Cambiamento.it. Intervista della quale riportiamo una sintesi:

Trattato ghigliottina i molti lati oscuri del Ceta Monica Di Sisto
Monica Di Sisto
  • Chi ci guadagna ?

La Commissione europea sostiene che il Ceta aumenterà l’interscambio UE-Canada di merci e servizi del 23% e il prodotto interno lordo dell’UE di circa 12 miliardi di € l’anno. Questo perché rimuoverà il 99% circa delle tariffe nel commercio UE-Canada permettendo un maggiore accesso al mercato da parte delle imprese di entrambi i blocchi. Peccato che la base di dati sulla quale sono calcolate queste stime non tiene conto della Brexit, cioè nei presunti ‘vantaggi’ sono ancora tenuti in conto quelli che avrebbe portato a casa la Gran Bretagna. Senza considerare che altri studi d’impatto dimostrano che il trattato porterà a un incremento dello 0,09% annuo del Pil europeo dopo non meno di sette anni dalla sua entrata in vigore. E che secondo la Tuft university americana nella sola Italia sono a rischio fino a 30mila posti di lavoro per la concorrenza dei prodotti e servizi canadesi. “

  • Ma se non ci sono vantaggi perché è stato firmato?

Ormai i grandi gruppi operano attraverso i confini, e tutti guadagnano da un allentamento delle regole. Oltre 40mila corporation americane, tra le quali Walmart, Chevron, Coca Cola e ConAgra, hanno controllate canadesi, e il CETA potrebbe permettere loro di operare nei mercati dell’Ue in condizioni più favorevoli rispetto gli altri concorrenti. Poi ci sono i furbetti di casa nostra: quelli che pensano di poter allentare regole e controlli anche in Italia buttando la colpa sui trattati internazionali.

  • Controindicazioni più evidenti?

Il trattato è fatto male e ci sono già tre nodi importanti che ne bloccano anche l’entrata in vigore provvisoria, riguardante le sole misure tariffarie, e che si prevedeva scattasse con il 1 luglio. Lo stop più clamoroso è quello del Quebec che ha bloccato ritenendola troppo impattante sui produttori locali, la quota aggiuntiva di diciottomila tonnellate annue di export di formaggio europeo verso il Canada. Il Quebec non approverà prima dell’autunno la revisione dell’accordo nazionale della circolazione delle merci, dunque prima di allora non potrà circolare in Canada nessun prodotto europeo. Inoltre ci sono problemi per la circolazione dei farmaci generici europei in Canada, che costituivano una parte dei presunti “guadagni”. Fino a quando questi  problemi non saranno risolti, il Ceta rimarrà praticamente  bloccato e  quindi non si capisce perché l’Italia debba affrettare la sua ratifica.Trattato ghigliottina i molti lati oscuri del Ceta

  • Erbicidi e pesticidi in agricoltura: l’accordo ha un impatto sulla regolamentazione relativa all’uso di questi veleni utilizzati massicciamente in Canada per la produzione di grano?

Il Canada impiega in agricoltura 99 principi attivi proibiti nell’Unione europea. Il più noto è il glifosato, contro l’utilizzo del quale è stata di recente lanciata una protesta con  una raccolta di firme che ha già superato il milione di adesioni. Ma il glifosato non è il più tossico, perché viene superato dal  paraquat, prodotto da una multinazionale svizzera e considerato, oggi, lerbicida più tossico in circolazione.Trattato ghigliottina i molti lati oscuri del Ceta

Bandito da oltre 40 Paesi, tra i quali i paesi Ue e la stessa Confederazione elvetica, il paraquat è tuttavia usato su larga scala nei paesi in via di sviluppo ma anche in Canada, dove la multinazionale elvetica che lo produce ha una succursale, in Ontario. L’ulteriore liberalizzazione del grano canadese a tutto vantaggio delle imprese trasformatrici dell’agroalimentare, con un ulteriore abbattimento dei prezzi e  aumenterà il rischio di trovarci sulle tavole farine con maggiori concentrazioni non solo di glifosato, ma anche di paraquat.”

  • Tutela del Made in Italy?

Il Ceta interviene anche per allineare tra Canada ed Europa le condizioni in base alle quali un prodotto possa essere qualificato come “Europeo” o “Canadese” e chiarisce che non basta apporre un’etichetta, un marchio, una finitura per definire il Made in, ma tutti gli sforzi che stiamo facendo in Italia per avere definizioni più stringenti e etichette parlanti, con la tracciabilità dei prodotti potrebbero essere vanificate del tutto perché considerate distorsive del libero commercio davanti al nuovo organismo previsto per dirimere le controversie:  Investment Court SystemICS, composto da 15 membri.

Ma la cosa più grave è che solo 41 indicazioni geografiche (IG) italiane su 811 sono riconosciute nel Ceta. Chi è rimasto fuori non avrà la possibilità neanche in futuro di entrarvi, dal momento che l’aggiornamento dell’elenco sarà ammesso solo per sottrazione, o per aggiungere nuovi prodotti IG riconosciuti “ex novo” da ora in avanti. Paradossalmente sarà ancora possibile usare la denominazione “Parmesan”, insieme a formaggi “Asiago” o “Fontina Style”, e addirittura un prosciutto canadese denominato “Parma”, perché da tempo già registrati in quel Paese! Altro che lotta all’italian sounding!Trattato ghigliottina i molti lati oscuri del Ceta fonte: www.ilcambiamento.it

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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