Per l’ex Presidente é iniziata la resa dei conti con la giustizia americana. Pubblichiamo la sintesi dell’articolo del New York Times che ripercorre tutte le fasi della clamorosa decisione della Corte Suprema del Colorado di escludere Donald Trump dal voto delle primarie repubblicane dello Stato per il suo ruolo nell’assalto al Congresso il 6 gennaio 2021.
Con una decisione che ha scatenato un terremoto politico e giuridico, la Corte Suprema del Colorado ha bandito l’ex presidente Donald Trump dalle primarie repubblicane nello Stato, dichiarandolo “ineleggibile” alla presidenza a causa del suo coinvolgimento diretto nell’insurrezione del 6 gennaio 2021, quando centinaia di suoi sostenitori assaltarono il Congresso.
“Si tratta di una decisione importante e straordinaria da parte di una Corte Suprema dello stato”, ha scritto Derek Muller, professore di diritto all’Università di Notre Dame, sull’Election Law Blog. “Mai nella storia un candidato presidenziale è stato escluso dalla votazione ai sensi della Sezione 3 del Quattordicesimo Emendamento. Sembra inevitabile la valutazione della Corte Suprema degli Stati Uniti”.
Per la Corte Suprema del Colorado “Trump é squalificato per ricoprire la carica di presidente”, perché i suoi sforzi per ribaltare i risultati delle elezioni del 2020 equivalgono a impegnarsi in un’insurrezione e che la Sezione 3 del il 14° emendamento, ratificato dopo la guerra civile, esclude gli insurrezionalisti dalle cariche federali, compresa la presidenza.
La maggioranza di 4 giudici contro tre della Corte del Colorado che hanno deciso di escludere Trump dalla primarie dello stato, ha dichiarato: “Non raggiungiamo queste conclusioni alla leggera. Siamo consapevoli della portata e del peso delle domande che abbiamo di fronte. Siamo allo stesso modo consapevoli del nostro solenne dovere di applicare la legge, senza paura o favore, e senza lasciarci influenzare dalla reazione pubblica alle decisioni che la legge ci impone di prendere”.
Ma la corte ha dato a Trump una via di fuga provvisoria. La decisione è stata sospesa fino al 4 gennaio e, se l’ex Presidente avesse chiesto una revisione alla Corte Suprema degli Stati Uniti, come in effetti si è affrettato a fare, il tribunale statale ha detto che il suo nome sarebbe rimasto nella votazione dei candidati alle primarie.
Donald Trump é stato accusato di 4 capi d’imputazione in relazione ai suoi molteplici sforzi per ribaltare le elezioni del 2020. L’ atto d’accusa è stato presentato dal Procuratore speciale Jack Smith presso il tribunale distrettuale federale di Washington.
Smith ha inquadrato l’accusa contro Trump come un caso che tocca una funzione chiave della democrazia: il trasferimento pacifico del potere. Sottolineando questa accusa il Procuratore Smith ha evidenziato non solo di ritenere Trump responsabile, ma anche la necessità di difendere il nucleo stesso della democrazia.
Secondo Smith l’ex Presidente é al centro di tre cospirazioni culminate il 6 gennaio 2021, nel tentativo di ostacolare il ruolo del Congresso nella ratifica del risultato elettorale delle presidenziali. Il procuratore speciale ha sostenuto che Trump sapeva che le sue affermazioni sulle elezioni rubate erano false, un punto che, se dimostrato, potrebbe essere importante per convincere una giuria a condannarlo. Ma Trump non lo ha fatto da solo. L’accusa elenca sei cospiratori senza nominarli né incriminarli. Sulla base delle descrizioni fornite, corrispondono ai profili degli avvocati e dei consiglieri di Trump disposti a sostenere cospirazioni e teorie legali sempre più stravaganti per mantenerlo al potere. Non è chiaro se questi cospiratori verranno incriminati.
Trump potrebbe essere processato nel 2024 in tre o quattro casi penali diversi, ma finora le accuse non sembrano aver influito sulla sua posizione tra gli elettori repubblicani tanto da farlo rimanere e con un ampio margine il favorito del suo partito alle primarie presidenziali.
La sezione 3 del Quattordicesimo emendamento della Costituzione americana, cui ha fatto riferimento la Corte Suprema del Colorado vieta a coloro che hanno prestato giuramento “di sostenere la Costituzione degli Stati Uniti” di ricoprire cariche se “si saranno impegnati in un’insurrezione o ribellione contro la stessa, o avranno fornito aiuto o conforto ai suoi nemici”.
Il Congresso può rimuovere il divieto, dice la disposizione, ma solo con un voto di due terzi in ciascuna Camera.
Sebbene il provvedimento sia stato ideato per affrontare le conseguenze della guerra civile, é stato scritto in termini generali e, secondo la maggior parte degli studiosi, continua ad avere vigore. Il Congresso concesse ampie amnistie nel 1872 e nel 1898. Ma quegli atti erano retroattivi, dicono gli studiosi, e non limitavano la forza futura della Sezione 3.
Nel processo in Colorado a carico di Trump accusato di insurrezione, il giudice aveva accettato l’ argomentazione degli avvocati dell’ex Presidente secondo cui la Sezione 3 non si applicava all’ufficio della presidenza.
La Corte Suprema del Colorado ha invece confermato la prima parte della sentenza del giudice del processo: secondo cui Trump si è impegnato in un’insurrezione, anche proponendosi di ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020; cercando di alterare il conteggio dei voti; incoraggiare liste false di elettori concorrenti; fare pressioni sul vicepresidente affinché violi la Costituzione; e incitando alla marcia sul Campidoglio.
Ma ha annullato a maggioranza la parte della decisione del giudice del processo secondo la quale la disposizione della Sezione 3 non impediva a Trump di chiedere la rielezione.
La Corte Suprema del Colorado ha stabilito che la presidenza è coperta dalla disposizione. “Il presidente Trump ci chiede di ritenere che la Sezione 3 squalifica ogni insurrezionista che infrange il giuramento tranne quello più potente e che esclude i trasgressori praticamente da ogni ufficio, sia statale che federale, tranne quello più alto del paese. Entrambi i risultati non sono coerenti con il linguaggio semplice e la storia della Sezione 3.”
La Corte Suprema dello Stato ha affrontato diverse altre questioni. Il Congresso non ha bisogno di agire per squalificare i candidati, ha affermato. L’idoneità di Trump non è il tipo di questione politica che esula dalla competenza dei tribunali. Il rapporto della Camera del 6 gennaio è stato correttamente ammesso come prova. Il discorso di Trump quel giorno non era protetto dal Primo Emendamento, ha affermato.
La Corte ha aggiunto che gli Stati sono autorizzati dalla Costituzione a valutare le qualifiche dei candidati presidenziali. “Se adottassimo il punto di vista del presidente Trump”, ha scritto la maggioranza, “il Colorado non potrebbe escludere dal ballottaggio nemmeno i candidati che chiaramente non soddisfano i requisiti di età, residenza e cittadinanza” della Costituzione.
Il caso ha ricordato ad alcuni studiosi di diritto elettorale il caso Bush v. Gore, la decisione del 2000 che consegnò la presidenza a Bush.
“Ancora una volta la Corte Suprema si trova al centro delle elezioni presidenziali americane”, ha affermato Richard L. Hasen, professore di diritto all’Università della California, a Los Angeles. “Ma, a differenza del 2000, l’instabilità politica generale negli Stati Uniti rende oggi la situazione molto più precaria”.
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