Un politico esemplare, di grandissima cultura, generoso, coerente e davvero onesto. Ma si farebbe un grave torto alla storia personale e politica di Ugo Intini, scomparso ad 82 anni a Milano, se la sua esemplarità, unanimemente riconosciuta, venisse valutata senza considerare il contesto nel quale l’intellettuale ed esponente socialista si era trovato suo malgrado immerso.
Il contesto melmoso e ancora storicamente inconfessabile ed oscuro di un’Italia sconvolta dal terrorismo e dalle trame di tutti i tipi, corrosa da tangentopoli e piagata dal dissesto economico.

Idealmente vicino a Bettino Craxi, che col senno di poi possiamo affermare attingesse da lui, ma non sempre sviluppasse coerentemente ispirazione e strategia politica, non abbandonò mai il leader socialista naufragato nella tempesta delle inchieste giudiziarie ipocritamente denominate come “mani pulite”. Uno tsunami di inchieste giudiziarie che cancellarono dal panorama politico cattolici e socialisti, ma dalle quali Ugo Intini non venne neanche sfiorato.
Giornalista acuto e analitico, Direttore dell’Avanti e di vari settimanali di partito, stretto collaboratore del Segretario del Psi, Intini ha dato un notevole contributo istituzionale al Paese come sottosegretario e vice ministro degli Esteri nei governi Amato e Prodi.
Nei molti commossi ricordi, nei quali si intravede anche il rimorso per gli immeritati pregiudizi ideologici con i quali era stato bersagliato, nessuno ricorda la meritoria missione di pace svolta nel 2000 in Afghanistan, per conto delle Nazioni Unite.
