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#Usa: caccia al poliziotto,rischio emulazione a catena

Negli Stati Uniti la caccia al poliziotto rischia di innescare un’emulazione a catenacaccia al poliziotto

Poliziotti nel mirino. Otto policeman centrati e assassinati in 10 giorni. La nemesi dello schiavismo che incombe sull’ennesima tragedia americana. La tragedia di un vuoto esistenziale diffuso, di un disagio sociale acuito da un razzismo latente in un paese dove circolano liberamente 357 milioni fra pistole e fucili. Una miscela esplosiva che minaccia di innescare una nuova guerra civile. Anzi incivile.caccia al poliziotto

Cause ed antefatti dell’ormai aperta caccia al poliziotto risalgono al continuo stillicidio di uccisioni di cittadini di colore da parte della Polizia in tutti gli Stati Uniti ed al primo episodio di vendetta. Una vera e propria rappresaglia per l’omicidio ad un posto di blocco di un 18 enne nero a New York. La vendetta scatta  qualche giorno dopo, il 22 dicembre del 2014 a Brooklyn , nei confronti di due agenti bianchi freddati a bruciapelo a da un 28enne afroamericano di Baltimora. Il giovane, che aveva preannunciato le sue intenzioni sulla rete, dopo il duplice omicidio si è suicidato.caccia al poliziotto

Secondo gli esperti questo esempio, lievitato sulla rete, potrebbe avere innescato un lento perverso effetto emulativo. Il primo di una catena che rischia di autoalimentarsi. Una dissennata, morbosa, esposizione mediatica qualche contagio emulativo lo procura, sottolineano psicologi e psichiatri, fermo restando  – precisano –  che chi spara ed uccide ha comunque dei gravi disturbi ed una qualche propensione al delitto. Una persona vulnerabile può fare disastri. C’è un fatto patologico di partenza. Un contagio su una persona sana e serena non incide.caccia al poliziotto

Nonostante i grandi valori di libertà e di democrazia degli Stati Uniti, l’esempio e l’appassionato impegno civile del Presidente Barack Obama,  il latente lato oscuro ancora non del tutto rimosso, soprattutto negli stati del sud, del razzismo schiavista determina controspinte altrettanto latenti e violente. La sensazione di subire continue ingiustizie ed i forti i segnali di perturbazioni  personali, aggravati da carenze culturali e dall’incontinenza emotiva, travolgono ogni dibattito e conducono inevitabilmente alla violenza e alla vendetta.

Violenza che quando si insinua nel gruppo aumenta in modo esponenziale l’aggressività del singolo individuo. Altri elementi di disagio sociale che determinano l’esplosione della violenza sono la disperazione e la depressione per difficoltà o insuccessi personali. Disperazione e depressione che a loro volta determinano paure, ansie, panico. Quindi atti aggressivi verso immagini simboliche o gesti eclatanti che hanno obiettivi mirati. Il tutto in un contesto esasperato dall’aggressività della campagna elettorale per le presidenziali Usa e dall’oggettiva escalation di uccisioni di afroamericani nel corso di controlli di polizia. Uccisioni alle quali spesso non seguono incriminazioni di responsabili. Il che non fa che aumentare la paura, spegne le speranze e scatena la violenza. E purtroppo, come per i suicidi giovanili, sprigiona anche un devastante effetto emulativo.caccia al poliziotto

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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