Dall’intelligence alla Rai: nomine che fanno traboccare il vaso della maggioranza di Governo. Più che sulla paralisi del recovery plan dei vitali fondi europei e per il caos dei vaccini, Cinque Stelle versante Di Maio, Pd al completo, renziani, ma anche i leghisti e Georgia Meloni, concordano sulla convinzione che le nomine del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte siano funzionali alla formazione di un Premier party trasversale.
A parte il mistero sulla predilezione per l’intelligence da parte di un Premier culturalmente ancorato all’Avvocatura e all’Università, la strategia per le nomine unilaterali, alla Arcuri per intendersi, dei vertici Rai, Cassa Depositi e Prestiti e delle grandi aziende di stato ha in pratica schierato contro Palazzo Chigi quello che nella prima Repubblica veniva definito l’Arco Costituzionale.
A fare alzare i venti di una crisi di governo, che verrebbe aperta all’inizio del nuovo anno con l’alibi di una apparentemente casuale bocciatura parlamentare di un provvedimento governativo, sono in particolare gli assetti della Rai.
L’implicita conferma da parte di Conte dell’Ad di viale Mazzini, in scadenza con tutto il Cda in primavera, ha acuito il braccio di ferro su tutto il fronte delle nomine che da mesi vede impegnate le forze politiche, puntualmente scavalcate dalle scelte del Premier.
Indicativo l’epilogo delle lacerazioni per la nomina del Commissario straordinario alla Sanità in Calabria. La lungimirante scelta del Prefetto Guido Longo, che sposta l’azione di risanamento del disastrato sistema sanitario calabrese dal semplice intervento burocratico allo sradicamento degli interessi parassitari e clientelari della ‘ndrangheta, è giunta a tempo scaduto dopo vari tentativi di nomine “politiche” funzionali soltanto alla creazione di una sorta di potere parallelo.