Aforista, giornalista e scrittore. Molte delle biografie pubblicate e trasmesse dopo la scomparsa a 83 anni di Roberto Gervaso riportano nell’ordine questa triplice classificazione, che rappresenta con involontaria ironia il paradosso del quale è stato vittima per buona parte della sua vita, nonostante il successo professionale e la grande popolarità.
Autore di ben 16 libri di storia fra i quali i monumentali volumi sull’Italia, con Indro Montanelli; 20 saggi; 6 biografie; 12 ritratti e un romanzo, che hanno venduto milioni di copie e sono stati tradotti in vari Paesi, Gervaso viene ricordato soprattutto per i quattro volumi di aforismi.
Un destino da Grillo Parlante insomma, per citare il titolo della prima raccolta di aforismi, molti dei quali rispecchiavano in pieno l’arguzia e a sua inarrivabile ironia in grado di fulminare e dissacrare chiunque.
Aforismi che sulla falsariga dei frammenti dei poeti dell’antica Grecia riflettono anche la sua grande umanità ed il senso socratico dell’esistenza.
Per ricordare Roberto Gervaso ne citiamo dieci fra più significativi:
La grande nemica della libertà di stampa è la consecutio temporum.
Ci sono verità che sembrano bugie, e bugie che sembrano verità.
Tutti vogliono esser capiti, ma pochi sanno farsi capire.
Le domande indiscrete sono le sole alle quali val la pena di rispondere.
L’uomo fa il bene non tanto perché è buono ma perché vorrebbe esserlo.
Le lodi che più piacciono agli uomini sono quelle immeritate perché gli fanno credere di possedere le virtù che non hanno.
Non è nessuno, ma credendosi tutto, riesce a sembrare qualcuno.
I teologi, non potendo spiegare Dio con la ragione, lo rendono incomprensibile con i dogmi.
L’immortalità dell’anima non mi consolerà mai della mortalità del corpo.
Le belle frasi in punto di morte le hanno sempre pronunciate i posteri.
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it
Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Rai Palermo e Tg1