by Augusto Cavadi
Domenica 12 novembre , all’età non esigua di 94 anni, si è spento il teologo spagnolo José María Castillo, noto anche ai lettori italiani per alcuni suoi testi mitemente esplosivi, quali “L’umanizzazione di Dio”, “Fuori dalle righe”, “Il comportamento del Cristo” , “Vittime del peccato”, “La laicità del vangelo”, “L’umanità di Gesù” nonché quei post sul blog www.religiondigital.com che spesso Lorenzo Tommaselli ha tradotto e diffuso sulla rete.
Come ha scritto il giornalista José Manuel Vidal, “Pepe era una persona speciale, che attirava l’attenzione per la sua saggezza, la sua empatia e la sua umiltà, ma soprattutto perché si faceva amare”.
La sua vicenda è tipica di molte intelligenze teologiche a cavallo fra il XX e il XXI secolo. Giovanissimo, partecipa al Concilio Vaticano II in quanto perito del cardinale Tarancón, ma – dopo la morte di Paolo VI e l’ascesa al pontificato di Giovanni Paolo II – viene destituito (ovviamente senza nessun processo) dalla cattedra della Facoltà di Teologia di Granada.
La Compagnia di Gesù, di cui era membro, prova a proteggerlo affidandogli un’altra cattedra di teologia presso l’Università Centroamericana di San Salvador, dove diventa esponente di spicco della Teologia della Liberazione.
Quando anche questa seconda possibilità gli viene tolta dalle autorità vaticane, per non lasciarsi strumentalizzare dagli avversari dei Gesuiti, decide di lasciare l’Ordine e di proseguire a titolo del tutto individuale la ricerca e la divulgazione. Anche con i suoi celebri “Quaderni di Teologia Popolare”, validi tanto per i candidati al ministero presbiterale quanto per i bambini in preparazione della Prima comunione.
E’ ormai un “gesuita senza documenti” che gira, con la nuova compagna Marga, per le varie Comunità Cristiane Popolari dell’America Latina.
