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Blue whale psicopatologia della cultura della morte: aberrazione dell’inconscio e rifiuto di se stessi

L’aberrazione dell’inconscio e il rifiuto di se stessi del blue whaleblue-whale-psicopatologia-della-cultura-della-morte-aberrazione-dellinconscio-e-rifiuto-di-se-stessiBlue whale genesi. Lo scorso 10 febbraio 2017, 416 balenotteri si sono arenati su una spiaggia della Golden Bay, sull’isola del Sud della Nuova Zelanda: almeno il 70% dei piccoli cetacei è morto dopo lo spiaggiamento le cui cause non sono completamente spiegabili.

Nella Golden Bay le acque spesso sono così basse da impedire la sopravvivenza dei balenotteri e restano misteriose le ragioni per cui i branchi rispondono in massa ad un istinto che vede la morte come unico epilogo.  Tuttavia non tutti i cetacei sarebbero soggetti a tali fenomeni, solo alcune famiglie rese più vulnerabili dall’habitat e dall’organizzazione sociale.blue-whale-psicopatologia-della-cultura-della-morte-aberrazione-dellinconscio-e-rifiuto-di-se-stessiNon ci sono spiegazioni apparentemente razionali a movimenti di massa che portano a forme di suicidio, se non eventuali lesioni o crepe rintracciabili nei sistemi eto-ecologici. 

18 marzo 2012, a Kampala, in Uganda, quasi 1000 persone, tra cui molti bambini, muoiono arse vive insieme a rosari, croci e altri simboli religiosi in un rogo suicida del Movimento per la restaurazione dei Dieci Comandamenti.

Prima del suicidio collettivo, porte e finestre della chiesa teatro dell’appuntamento con la morte sono state sbarrate ed inchiodate per evitare fughe dettate da eventuali istinti di sopravvivenza superiori al richiamo della estinzione.blue-whale-psicopatologia-della-cultura-della-morte-aberrazione-dellinconscio-e-rifiuto-di-se-stessi18 novembre 1978 in Guyana 918 seguaci, fra i quali 219 bambini, della setta del Tempio del popolo fondata dal predicatore James Warren Jones, si suicidano col cianuro.

Si è ipotizzata l’influenza dei leaders che avrebbero convinto i fedeli più suggestionabili a togliersi la vita in una sorta di rito purificatore alla vigilia di una ipotetica fine del mondo. Anche in questo caso non si evidenziano fili razionali in grado di legare i riti collettivi della liturgia della fine della vita.

Per i suicidi di massa, si cercano risposte improbabili alla costante esigenza di verità sulla consistenza della vita stessa: nella catarsi di annullamento si cerca inutilmente la fonte dell’esistenza.blue-whale-psicopatologia-della-cultura-della-morte-aberrazione-dellinconscio-e-rifiuto-di-se-stessi

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tatuaggi tipici di adolescenti plagiati dal blue whale

29 maggio scorso: Blue Whale, istruzioni per suicidarsi. Il gioco per gli adolescenti è diventato un martirio.

Blue Whale è l’identificazione inglese del balenottero che spesso va a morire spinto da forze irrazionali ed è il nome di un gioco in web macabro e pieno di contraddizioni reale – virtuale, insidioso come un nodo della rete in cui si celebra l’anoressia, tossico come il virus della diffusione delle immagini di bambini nudi nelle chat pedopornografiche.

Una roulette russa, un gioco tragico e crudele- ma ha senso definirlo ancora un gioco ? – che si trasforma in una sfida quotidiana portata a termine entro un certo numero di giorni, in un’escalation dell’orrore tra privazioni volontarie di sonno, tatuaggi improvvisati di profili di balene, visioni di film apocalittici, tagli e autoflagellazioni fino all’estremo atto finale del volo verso la morte dal tetto dell’edificio più alto di una città.

Anche in questo caso non ci sono spiegazioni se non quel richiamo alla disperazione costante che trova nella vetrina dei social network la scheda cronologica della frantumazione della personalità.

Pare che il rito sia iniziato in Russia, terra di cybernauti, di alcolismo e di esaltazioni mistiche, ma in cui la molla scatenante non è internet – se mai solo veicolo di diffusione – non è la sostanza obnubilante, alcol o droga che sia, e non è l’esaltazione mistica.

E’ un urlo al virtuale perchè qualcuno si accorga di una sofferenza reale, un rimprovero muto e costante all’indifferenza degli adulti, un inno al delirio di chi gioca con le emozioni per annientare i più emotivi. Nella massa, secondo alcune teorie psicologiche, è possibile confondersi e darsi forza.

Per qualcuno dei diabolici ideatori il Blue Whale è un sistema di pulizia per unfit to live, inadatti a vivere che trovano nell’esistenza virtuale una chiave per annullare l’esistenza reale.

Certo il web incrementa la velocità di realizzazione con un crescendo di feedback incalzanti e condivisi non appena si supera una casella nel gioco dell’oca dell’horror.

Da più parti si sono ipotizzate manipolazioni psicologiche dei ragazzi più fragili. Certo è un fenomeno di sublimazione della solitudine non troppo diverso dal rito della siringa collettiva degli eroinomani.

Qualcuno ha provato ad avventurarsi nel terreno delle fake news: potrebbe essere un falso sia l’esito finale auspicato, sia il filmato del volo definitivo delle adolescenti russe, sia la diffusione del gioco della morte.

Comunque se ne parla, comunque è un generatore di ansia, comunque sembra una corsa contro la vita, verso la stessa morte che ingoia i ventenni in nome di un inesistente islamismo che chiede l’abiura del dono dell’esistenza: comunque è una forma di disprezzo nei confronti del quotidiano valore della vita che a troppi viene strappata con dolore per altre cause disperse nei meandri del destino.  generazione-blue-whale-anatomia-sociale-del-gioco-della-morte

 

 

 

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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