La crisi dei call center anticipa il big bang dei robotPiange di strazio il telefono. Lo strazio disperato dei padri di famiglia che ricevono le lettere di licenziamento. Ma questa volta la crisi economica, l’euro, lo spread non c’entrano. C’entra la mala politica e il cinismo di chi specula sulla pelle dei lavoratori dei call center.
Speculazioni e ricatti politici sono soltanto alcuni degli elementi della deflagrazione del vulcano sociale della chiusura dei call center. Un vulcano che minaccia di travolgere circa 80 mila addetti.
Negli anni scorsi molte multinazionali del settore hanno fatto affari d’oro accaparrandosi appalti milionari per i servizi di conctat center degli enti pubblici. E hanno assunto con contratti di apprendistato decine di migliaia di operatori, segnalati dai ras politici locali.
Finita la pacchia degli appalti senza vere gare e andati a vuoto i primi ricatti politici, molte aziende di call center starebbero ora tentando di usare i lavoratori come carne da cannone per strappare interventi pubblici a sostegno dell’occupazione, cioè non solo ammortizzatori sociali, ma soprattutto commesse straordinarie che consentano la riassunzione dei dipendenti licenziati.A rendere, se possibile, ancora più dirompenti le conseguenze sociali della crisi dei call center sono le cause latenti che l’hanno innescata. Cause che prescindono dalla mala politica e dal voto di scambio made in Italy, ma che riguardano la delocalizzazione dei posti di lavoro e l’utilizzazione di robot sempre più intelligenti e versatili.
Paradossalmente nel processo di risoluzione dell’inclusione sociale del lavoro potrebbe trovarsi, in scala ridotta, anche la chiave di volta della ben più globale ed esistenziale problematica dello tsunami della disoccupazione, con percentuali superiori al 50%, che nel giro di qualche decennio la robotizzazione del lavoro provocherà in Occidente.
Nessuno va lasciato indietro, ma é urgente ridisegnare e riorganizzare società e lavoro. Una evoluzione del concetto di occupazione che dovrebbe comprendere clausole sociali ben ridisegnate, soprattutto a sostegno delle sfere sociali del lavoro, della difesa dell’ambiente, della sanità, e della libertà dell’informazione.