Sicilia dopo elezioni al veleno
Terremoto Sicilia. Accuse di tradimenti e reciproche scomuniche: dopo elezioni incandescente nel Pd e in parte anche all’interno del Movimento Cinque Stelle. Brindisi col retrogusto al veleno pure nel centrodestra. La notte dei risultati delle regionali siciliane si trasforma fin dai primi exit pol in un vulcano in eruzione.
- C’era una volta il Partito Democratico
Prima ancora del riscontro dello spoglio delle schede votate, la debacle del Pd in Sicilia innesca una reazione a catena che rischia di terremotare il Nazareno. La lista dei capi d’accusa nei confronti del Segretario si aggrava e si allunga di ora in ora. Prima di uscire allo scoperto Franceschini, Orlando, Calenda, Padoan, Veltroni, Minniti, Fioroni, Prodi e forse anche Del Rio, aspettano però l’autodifesa di Matteo Renzi. Un’autodifesa impossibile che sarà utilizzata come ennesima prova a carico del presunto responsabile unico della disfatta.
Fra le righe si intuisce che si punta a un direttorio per guidare il Pd alle politiche. Ma dalle trincee toscane la replica sarebbe stata netta. In sintesi, secondo autorevoli fonti notturne, sull’Arno la penserebbero così : “venite a prenderci, la Sicilia non è Caporetto e Renzi non è Cadorna. E comunque se ragioniamo senza bischerate, dopo Caporetto ci sarà il Piave”. Nel tentativo di rilanciare la palla nel campo dei frondisti viene tirato in ballo anche il Presidente del Senato: “con Piero Grasso si sarebbe vinto, il suo no ha condannato il Pd alla sconfitta”. Una tesi destinata a provocare ai renziani molti più problemi di quanti ne vorrebbe risolvere.
- Cinque Stelle: fotofinish al cardiopalmo
La delusione e la rabbia dei grillini, che si sentivano la vittoria in tasca, subito dopo gli exit pol vira verso la ricerca di capri espiatori ai quale addebitare le cause del successo sfumato sul traguardo. Nonostante il twitter trionfalistico di mezzanotte di Giancarlo Cancelleri sul risultato storico, il movimento si divide. I quadri siciliani accusano Di Maio e Di Battista di avere incanalato la campagna elettorale sulle problematiche nazionali, mettendo in secondo piano le emergenze dell’Isola. L’accusa principale è: mancava una proposta per il governo della Sicilia. Da Roma riflettono, invece, sulla effettiva caratura della candidatura di Giancarlo Cancelleri. “ Con un vero protagonista, magari con un magistrato come si era pensato in un primo momento avremmo sicuramente vinto” è la conclusione.
- La lava di Musumeci
Scintille foderate da applausi & sorrisi chez Micciché. Il proconsole di Berlusconi avrebbe subodorato che il neo eletto Presidente della Regione Nello Musumeci non ha intenzione di iniziare la legislatura logorando la maggioranza in una aspra e lunga battaglia parlamentare per fare eleggere Gianfranco Micciché alla Presidenza dell’ Assemblea Siciliana. Un ruolo strategico in grado di condizionare il Governo della regione. Secondo i boatos , Musumeci sarebbe invece pronto a trattare un’intesa con le opposizioni per fare eleggere un politico di garanzia e di indiscusso prestigio allo scranno più alto del più antico Parlamento d’Europa. In bilico anche le aspirazioni di Gaetano Armao e di Roberto Lagalla che potrebbero patire l’effetto lava dell’Etna.