Il Prof. Conte sempre più autonomo e in sintonia col Quirinale
Situazione in rapida evoluzione per Ministri, scelte economiche, contesto internazionale: è molto più vasta la messa a punto complessiva del nuovo governo. Una messa a punto sulla quale il Prof. Giuseppe Conte si è confrontato direttamente col Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel lungo colloquio informale svoltosi al Quirinale nello studio del Capo dello Stato.
Il ruolo del Premier incaricato è lievitato. Alla Banca d’Italia nell’incontro col Governatore , Ignazio Visco, è stata delineata a Conte l’obiettiva radiografia della situazione economica del Paese, con la tensione poi accentuatasi nel corso della giornata dei mercati sui titoli di Stato italiani e lo spread che ha raggiunto quota 215.
Nel confronto con Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il Presidente del Consiglio incaricato ha introdotto l’esigenza di una visione complessiva dell’azione del Governo che sta per nascere. Un parto cesareo, più che l’epilogo di un travaglio naturale.
Pur se ancorata al contratto-programma dell’alleanza fra grillini e leghisti, la visione complessiva del Presidente del Consiglio incaricato si starebbe naturalmente sintonizzando sui cardini costituzionali del Quirinale. Anche se forse è ancora prematuro evidenziarlo, molti indizi lasciano pensare che per Giuseppe Conte si stia profilando una prospettiva alla Macron.
Una prospettiva in ogni caso autonoma e terza rispetto, per così dire, alla Weltanschauung, la concezione del mondo, del Movimento 5 Stelle e delle posizioni della Lega.
Iniziata da Salvini e Di Maio in modo unilaterale, la composizione del mosaico dei ministeri è stata ora delegata e sottoposta a Conte. Che ha così potuto avviare la ricomposizione delle tensioni, trapelate ieri dal Quirinale, per quella che è stata definita l’inammissibilità di diktat nei confronti del Presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica nell’esercizio delle funzioni che la Costituzione attribuisce loro.
Sullo sfondo di un braccio di ferro sempre meno accentuato per Paolo Savona all’Economia, le tessere ministeriali considerate già definite per la Lega sono: Matteo Salvini al Viminale, Gianmarco Centinaio all‘Agricoltura e Turismo, Lorenzo Fontana agli Affari Regionali, Manuela Lanzarin a Disabilità e Famiglia.
L’insistenza su Savona potrebbe interpretarsi cioè come una mossa strategica del segretario leghista per garantirsi la sicurezza dell’attribuzione del Ministero dell’Interno e di quello della stessa Economia. Per i Cinque Stelle e Di Maio ci sono invece crescenti difficoltà oggettive ad accorpare il Ministero del Lavoro con quello dello Sviluppo. Difficoltà determinate dalla vastità, l’onere, e la complessità delle deleghe dei due Ministeri.
Ormai scontate, però, le attribuzioni ai grillini dei Ministeri della Giustizia, per Alfonso Bonafede, dell’Istruzione, per Salvatore Giuliano e Sanità per Giulia Grillo.
Mentre restano aperti i nodi degli Esteri, contesi fra l’Ambasciatore Pasquale Salzano, Giampiero Massolo ed Enzo Moavero Milanesi.
Incerta anche l’assegnazione delle Infrastutture a Stefano Candiani e della Difesa a Elisabetta Trenta. La focalizzazione sulla distribuzione dei Ministeri riflette la preoccupazione di Salvini e Di Maio di non offrire il fianco ad eventuali critiche interne. Perchè tanto fra le file della Lega quanto fra i 5 Stelle vi sono agguerrite sacche di resistenza all’alleanza giallo verde. L’ attenzione ai Ministeri viene quindi giustificata dai due leader con la considerazione che tanto più solide sono le fondamenta del nuovo governo e tanto maggiore agibilità politica e operativa avrà l’esecutivo.