La storia presenta il conto. Magistrati e investigatori anche. Sullo sfondo dei nuovi filoni di indagine sulla stragi di mafia, le fibrillazioni fra Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi lascerebbero intravedere scenari concentrici.
Più che un puzzle con molti pezzi mancanti, le inchieste sull’attacco frontale allo Stato scatenato da cosa nostra dal 1979 al 1993 e culminato con la sequenza stragista, si sono trasformate in una sorta di cruciverba investigativi: 3 orizzontale, a chi giova,cui prodest? 5 verticale, sinonimo di riciclaggio? 19 orizzontale, lo era Buscetta… e così via.
Cruciverba in apparenza banali, ma che consentono di incrociare dati vecchi e nuovi. Incroci da sviluppare anche con le ultime tecnologie per risalire all’identità di voci di interlocutori non individuati di storiche intercettazioni telefoniche, oppure per riesaminare in un contesto investigativo internazionale aggiornato contabilità, movimenti finanziari, partecipazioni azionarie ed evoluzioni societarie.
Il contesto dei processi e delle inchieste in corso sui presunti ruoli di Dell’Utri e Belusconi converge su un punto essenziale: i contatti che sarebbero intercorsi con i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, i padrini di cosa nostra accusati fra gli altri crimini di essere i mandanti delle stragi di mafia e dell’assassinio di Padre Giuseppe Puglisi, il Parroco di Palermo che col Vangelo educava i fedeli a opporsi alle cosche.
Il principale anello giudiziario di congiunzione di questi contatti è rappresentato dalle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza, l’ ex killer al servizio dei Graviano che ha ricostruito la vasta rete di rapporti e complicità dei fratelli boss.
La complessità dello schema enigmistico delle parole crociate su Dell’Utri e Berlusconi ruota sull’incastro di caselle chiave, che grosso modo rispondono a quesiti che riguardano l’eventuale livello di compartecipazione, intrinseca o estrinseca, i riscontri e le prospettive.
Già le prospettive, non soltanto delle inchieste quanto quelle dei principali protagonisti delle indagini in corso, i Graviano e Dell’Utri. I primi già con diversi ergastoli sulle spalle, l’ex Senatore con condanne non definitive per complessivi 19 anni di carcere.
Prospettive senza sbocco, se non di una lunga detenzione o del carcere a vita. A meno di svolte clamorose. Sulle quali nessuno si illude, ma che pure nel cruciverba antimafia sono riconducibili al 19 orizzontale,lo stesso numero che nella smorfia napoletana indica il pentimento…