Anno giudiziario intervista al Sottosegretario Ferri
Aumento del narcotraffico e dei femminicidi, costante minaccia di terrorismo, mafia, camorra, ‘ndrangheta, proliferazione della corruzione e del riciclaggio: alla radiografia del Paese, delineata dalle relazioni del Presidente della Suprema Corte di Cassazione e dei Presidenti delle26 Corti d’Appello, si aggiunge l’analisi del Governo per completare anche sotto il profilo politico il quadro generale dell’inaugurazione del nuovo anno giudiziario.
Un’analisi di prospettiva e di bilancio di fine legislatura, come traspare nell’intervento in Cassazione dal passaggio rivolto dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando agli studenti che per la prima volta assistono alla cerimonia:
“non siate spettatori, ma attori della democrazia. Nello spazio pubblico, così come nel cyberspazio, con la stessa forza e con la stessa intensità. Quest’ultimo, infatti, non è un luogo sradicato dalle regole del diritto. Chi si trova stretto nel vortice dei cambiamenti, tra due mondi, deve saper affinare lo sguardo per coglierne le contraddizioni, ricordando le parole di Gramsci: << Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri>>. Il cyberspazio è un luogo di opportunità, enorme opportunità, ma in cui si commettono anche reati, che vanno affrontati con strumenti adeguati.”
Con l’atto di indirizzo per l’anno 2018, il Governo ha avviato un processo di pianificazione strategica “puntando sull’innovazione per migliorare efficienza ed efficacia dell’attività giurisdizionale e assicurare le garanzie e gli strumenti necessari per un nuovo modello di esecuzione della pena, in linea con gli standard europei” sottolinea il Sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri
- Come si prospetta complessivamente, dal punto di vista dei processi arretrati, l’anno giudiziario 2018?
In questi anni abbiamo percorso la strada giusta, del cambiamento e degli investimenti nel settore giustizia: più risorse, più assistenti giudiziari, ne abbiamo assunti 1500 e più magistrati. Più tecnologia e più informatizzazione. Abbiamo rivisto le piante organiche degli uffici di primo e di secondo grado e fatto partire il processo civile telematico, che sta funzionando e stiamo lavorando su quello penale.
C’è stata un’importante diminuzione del numero dei procedimenti civili pendenti, 3.668.494, in calo del 3,5% rispetto al 2016 (3.801.255), come riportano i dati aggiornati al III° trimestre 2017.
Nello specifico, il carico di processi civili pendenti oscilla tra i 681 di Rovereto e i 4.361 di Como.
È migliorato anche l’andamento dei processi “a rischio Pinto” cioè l’emergenza dell’equa riparazione nei vari gradi di giudizio, in diminuzione di oltre il 10%.
Sotto questo punto di vista il numero dei procedimenti penali pendenti risulta in leggero aumento (2%) poco più di 1.500.000 , ma con un netto smaltimento di quei procedimenti che potrebbero portare all’applicazione della legge Pinto.
Tra i parametri presi in considerazione ci sono l’anzianità dell’arretrato, i tempi delle cause, il rapporto tra le cause definite e le iscritte (la così detta clearance rate, la percentuale dei casi risolti) e la copertura degli organici.
Siamo certi che con la piena attuazione del processo penale telematico si avranno importanti miglioramenti nello smaltimento dell’arretrato, anche attraverso la realizzazione dei nuovi modelli di organizzazione del lavoro delle procure.
- Distretti, o regioni, più o meno virtuose?
Il tribunale di Bolzano si conferma tra i tribunali più virtuosi d’Italia nonostante le scoperture superino il 30% tra i magistrati e addirittura il 50% fra i cancellieri. Nel 2016 è riuscito, infatti, a smaltire l’arretrato in modo significativo e a ridurre i tempi dei processi, al punto da risultare il tribunale più efficiente d’Italia, superando il tribunale di Aosta che quest’anno scende al diciottesimo posto, nonostante la completa copertura di organico.
Non c’è, tuttavia, una relazione costante fra scoperture di organico e produttività: la mancanza di magistrati e personale di cancelleria non comporta sempre inefficienza e viceversa.
Tra i primi dieci tribunali figurano soprattutto uffici di piccole o medie dimensioni. Il Tribunale di Torino rappresenta l’unica eccezione, nonostante i quasi 20mila procedimenti aperti al 31 dicembre 2016. Ottima la performance anche del Tribunale di Milano, che nonostante le scoperture di organico e i quasi 45mila procedimenti pendenti, riesce a smaltire l’arretrato in modo virtuoso e a definire un processo civile mediamente in 574 giorni.
Altro aspetto da valutare è la territorialità dell’efficienza. In particolare i primi dieci posti sono occupati da sole 4 Regioni italiane del centro e del nord Italia: Trentino Alto Adige (con 2 uffici), Piemonte (con 3 uffici), Lombardia (con 3 uffici) e Abruzzo (con 2 uffici).
Gli unici uffici dell’Italia meridionale nei primi 50 posti in classifica risultano essere Napoli Nord (13°), Campobasso (33°), Napoli (42° nonchè secondo tribunale d’Italia per numero di procedimenti civile pendenti), Sciacca (43°), Marsala (44°) e Locri (47°). Quest’ultimo tribunale, nonostante un’altissima litigiosità superiore a quella dei tribunali di grandi città del centro-nord, con oltre 9.500 processi civili pendenti alla fine del 2016, e la più alta scopertura di magistrati in tutta Italia, riesce comunque a smaltire l’arretrato in modo adeguato, sebbene i tempi medi per concludere un procedimento rimangano ancora tra i più alti.
Al di là dei dati, il fattore geografico conta anche perché richiama l’attenzione sul fattore organizzazione degli uffici: attitudini dei direttivi e applicazione generalizzata di formule e strumenti migliorativi sui quali stiamo continuando a lavorare per migliorare la qualità e la quantità della risposta di Giustizia.
I tribunali più efficienti devono proseguire sulla strada intrapresa ed essere un modello e un esempio per gli uffici meno virtuosi in modo da migliorare le performance, con il sostegno e gli interventi che il Governo ha avviato e che sta attuando.
- A cosa si deve la svolta dell’accelerazione dello smaltimento?
Abbiamo realizzato diversi interventi mirati e finalizzati, in generale, a garantire una maggiore efficienza e celerità del sistema giustizia, molti già ultimati, altri in fase di attuazione: misure organizzative degli uffici giudiziari e, in particolare, ridefinizione delle piante organiche, investimenti in risorse e in personale sia amministrativo che togato, digitalizzazione, razionalizzazione dell’accesso alla giustizia e semplificazione delle forme del processo, depenalizzazione, riforma delle discipline della crisi d’impresa, esame preliminare delle impugnazioni, anche in appello, chiarezza e sinteticità atti processuali, ampliamento dell’ambito applicativo della mediazione e strumenti alternativi di risoluzione delle controversie.
In prospettiva sarà necessario portare a termine una riforma del processo civile in modo da realizzare una radicale semplificazione del rito di primo grado davanti al tribunale in composizione monocratica, nel rispetto del principio del contraddittorio e un’ulteriore accelerazione dello smaltimento.
- Media attuale nazionale della durata di un processo penale e di una causa civile?
Obiettivo raggiunto nel 2016: la durata dei processi civili di primo grado è scesa da 524 giorni a una media di 360 giorni.
La durata totale è pari a 840 giorni per il rito ordinario. Importante riduzione anche dell’indice CEPEJ, la Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia – utilizzato per misurare la durata media dei processi in base a diversi fattori – sceso da 487 nel 2014 a 375 nel 2016.
Nel settore penale, sono diminuiti i tempi per la chiusura dei processi con rito monocratico: 534 nel 2016 a fronte dei 610 necessari nel 2014. Leggero aumento per il rito collegiale, dove la definizione dei processi ha richiesto, in media, 707 giorni nel 2016 a fronte dei 672 del 2014.
Sostanzialmente invariata la durata dei processi in Corte d’Appello, circa 900 giorni.
Sono dati che sicuramente non possono ritenersi soddisfacenti, anche se quelli positivi fanno ben sperare per continuare sulla strada delle riforme intraprese e offrire ai cittadini risposte più rapide, ma allo stesso tempo certe e nel rispetto dei loro diritti.
Importante, infine, la recente chiusura di 119 fascicoli relativi alle condanne della corte di Strasburgo per i ritardi di giustizia e la consistente riduzione del debito Pinto negli ultimi due anni anche grazie alla convenzione stipulata con la Banca d’Italia nel 2015, per accelerare i tempi di pagamento delle pratiche esistenti.
- Tipologia e motivazioni dei procedimenti più lunghi?
In civile, quelli trattati con rito ordinario, in particolare lavoro, separazioni e divorzi non consensuali, anche se vi sono diversi tribunali che costituiscono esempi virtuosi in diversi settori richiamati. Il contenzioso commerciale dura in media tre anni. Per questo motivo stiamo lavorando per trovare soluzioni affidabili che mirano alla semplificazione e allo snellimento del rito ordinario, sempre nel rispetto dei principi fondamentali e dei diritti delle parti.
Tra i procedimenti più rapidi quelli in materia di volontaria giurisdizione, decreti ingiuntivi, separazioni e divorzi consensuali.
Incide sicuramente in alcuni casi il notevole carico di lavoro unito all’importante arretrato e la carenza personale amministrativo, sui quali siamo intervenuti anche nella legge di stabilità con la previsione di stanziamenti di risorse per ulteriori 1400 assunzioni che a breve andranno ad aggiungersi i 1400 assistenti giudiziari vincitori e idonei della graduatoria oggi approvata, raggiungendo così 3250 assunti già a partire dai prossimi mesi.
Tuttavia, mi preme sottolineare l’ottima prova di durata data dal tribunale delle imprese e per questo il disegno seguito è stato quello di accentuare la specializzazione dei magistrati.
- Da magistrato e da sottosegretario che idea si è fatta in via Arenula dello stato della Giustizia in Italia?
L’amministrazione della Giustizia è un compito non facile, che comporta importanti responsabilità e richiede una costante attenzione e dedizione. Negli ultimi anni abbiamo fatto importanti passi in avanti, riuscendo a portare a termine numerose riforme essenziali per il sistema Giustizia che già vedono importanti risultati e miglioramenti del servizio giustizia. C’è ancora da lavorare per migliorare la qualità e la quantità della risposta Giustizia ma abbiamo intrapreso la strada giusta e i risultati lo dimostrano, anche in termini di crescita economica e sviluppo del Paese.