C’è sgomento e allarme per la constatazione, a riflettori ancora accesi sulla giornata della memoria, di come continuino a proliferare le tragiche radici dell’erba velenosa dell’antisemitismo nonostante la commossa partecipazione istituzionale e popolare alla commemorazione dell’immane tragedia dell’umanità della Shoah.
Lo evidenziano anche le solidarietà manifestate sui social ai tre consiglieri comunali di Cogoleto che nella seduta del 27 gennaio hanno deliberatamente inscenato saluti fascisti in segno di disprezzo per la commemorazione della Shoh.
Del resto, mentre in Europa dalla Germania alla Francia si susseguono le ondate sempre più violente di antisemitismo, nel nostro Paese come ha denunciato una ricerca commissionata dall’Osservatorio Solomon e redatta dalla Euromedia Research di Alessandra Ghisleri, l’1,3 degli italiani pensa che il genocidio degli ebrei sia una leggenda inventata.

Un dato sconvolgente, addebitabile, afferma da Ruth Dureghello, presidente della storica Comunità ebraica di Roma “all’ignoranza e all’indiffrenza”.
Quale il livello di antisemitismo percepibile a Roma e in Italia?
Una componente importante dell’antisemitismo di oggi è il sommerso, ovvero tutti quegli episodi che accadono sotto gli occhi indifferenti di troppe persone. I social network si pongono come terreno fertile per l’ignoranza e il pregiudizio, divenendo luogo prediletto di diffusione di fake news e teorie complottiste che, purtroppo, hanno trovato una platea importante nel nostro paese. Molti degli episodi di antisemitismo derivano proprio dalla tendenza dei ragazzi di formarsi più in rete che a scuola. Come conseguenza dell’assenza di filtri e di controlli sui contenuti online, sempre più frequentemente i giovani si relazionano tra di loro con epiteti offensivi e pieni di pregiudizio. All’emulazione di ciò che si vede in rete sono attribuibili molti episodi ed atteggiamenti pericolosi, a fianco dei ben noti gesti che scaturiscono dall’ignoranza: dall’uso del nome di Anna Frank, non conoscendone la storia, con l’obiettivo di offendere; il mostrare il braccio teso come gesto abituale, arrivando allo sradicamento delle pietre d’inciampo.
Basterà tenere viva la memoria per scongiurare il ritorno di un orrore simile?
La storia ci ha insegnato che, purtroppo, l’odio e il male non sono sconfitti e che gli orrori si ripropongono mietendo vittime innocenti. La Shoah rappresenta un unicum, caratterizzato da una disumanità e da una gravità che non conosce eguali. Per questo la memoria non va banalizzata e ridotta a mero ricordo. Da un lato, bisogna lavorare con impegno e costanza sulla cultura e sull’educazione dei giovani in particolare, dall’altro occorre insistere sui temi della responsabilità e della consapevolezza di quel che è stato. Solo acquistando coscienza e consapevolezza potremo impedire che l’assoluta disumanità che ha contraddistinto la Shoah possa riproporsi.
