Elezioni in bilico sulle candidate
Rosatellum di fatto e di diritto. Sulle già intricate scelte dei candidati nei collegi uninominali e nel proporzionale, sta per riversarsi anche l’inedito effetto donna previsto dalla nuova legge elettorale. Un effetto donna che promette già di penalizzare i furbetti delle liste.
Per la prima volta si andrà a votare per eleggere il Parlamento con un meccanismo che garantisce una cospicua presenza di donne candidate. Ma non tutte le forze politiche sono predisposte per il rispetto delle quote di genere. Un modo elegante per dire che bisogna rispettare, come prevedono diverse leggi italiane ed europee, una proporzione non discriminante verso le donne nella compilazione delle liste elettorali, pena la loro non validità ed esclusione dalle elezioni.
Per il Rosatellum la proporzione è di 60%-40%. Sia nei collegi uninominali che in quelli plurinominali, capilista inclusi, nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60%.
Quindi nei collegi plurinominali con due seggi da assegnare, i candidati del listino dovranno essere un uomo e una donna. Con tre seggi, due uomini e una donna o due donne e un uomo. Con quattro seggi, fino a tre uomini e una donna, o anche l’inverso. E così via.
Le future senatrici, però, avranno più chance rispetto alle candidate per la Camera: il testo dispone che la ripartizione della quota di genere per il Senato, sia nell’uninominale che nel proporzionale, venga rispettata a livello regionale e non nazionale.
In pratica tuttavia le forze politiche hanno una prevalenza di uscenti e aspiranti parlamentari uomini e non hanno in massima parte ancora predisposto sistematicamente l’alternanza uomo donna, anche per i capilista, tassativamente richiesta dalla legge elettorale.
Col conseguente rischio rappresentato dal fatto che il ricorso a candidature indistinte e riempitive finisca per penalizzare i consensi.