HomePsicologiaGancitano: traumatico per le donne l'effetto lockdown

Gancitano: traumatico per le donne l’effetto lockdown

by Maggie S. Lorelli

Si sperava che un fenomeno globale come la pandemia riuscisse a unire l’umanità in un sentire comune, alimentando la concordia e destando la consapevolezza che alcuni problemi si risolvano con più efficacia se li si affronta collettivamente, con un rinnovato senso di comunità. Si è assistito  invece a un’impennata di odio sul web, che ha preso di mira soprattutto le donne. Ne abbiamo discusso con la filosofa Maura Gancitano, fondatrice della scuola permanente di filosofia e immaginazione.

Gancitano: traumatico per le donne l'effetto lockdown
Maura Gancitano

Perché neanche la pandemia, che ha unito l’umanità in una sorte comune, è riuscita a frenare l’odio online?

La pandemia avrebbe dovuto unirci a livello globale, facendoci sentire più vicini e più consapevoli del fatto che in un mondo globalizzato anche ciò che accade lontano da noi può coinvolgerci direttamente, rendendoci più critici e capaci di interpretare i dati di realtà che ci venivano forniti. Invece assistiamo a un’escalation dell’odio e del livore in rete. A mio parere alla base di questo fenomeno c’è la mancanza di intelligenza emotiva, la difficoltà delle persone di provare empatia, che le rende sempre più indifferenti e spesso astiose nei confronti degli altri. Questo è il risultato di una situazione che ci portiamo dietro da tantissimo tempo, dovuta alla mancanza di centralità che l’intelligenza emotiva ha nella nostra società.

Gancitano: traumatico per le donne l'effetto lockdown
Dati Istat relativi al periodo del lockdown

Ha potuto riscontrare che l’odio social, anche a causa della repressione degli istinti nel lockdown, sia cresciuto in questo periodo?

L’ho riscontrato anche a livello pratico, essendo una delle fondatrici di “Odiare ti costa”, un’iniziativa  dell’associazione “Pensare sociale” di sostegno alle vittime di odio sul web nelle svariate forme di hate speech, diffamazione, cyberbullismo, revenge porn, minacce e offese alla propria reputazione o alla propria immagine. Accade che i social, che dovrebbero essere uno spazio pubblico di dibattito e di confronto, diventano invece terreno di espressione dei peggiori istinti e di sfogo della rabbia repressa. E’ interessante osservare che ciò accade soprattutto nei periodi di vuoto, per esempio durante le vacanze di Natale, di Pasqua e d’estate. In questo periodo di transizione le segnalazioni hanno avuto un vero e proprio picco.Gancitano: traumatico per le donne l'effetto lockdown

Secondo Vox, l’Osservatorio italiano sui diritti, le donne sono tra le categorie di persone più bersagliate dalla violenza verbale online. Qual è secondo lei il motivo? 

Sono bersagliate tutte le persone che non rispondono a un certo modello culturale dominante, quindi di solito sono le donne che hanno voce, che rivendicano i loro spazi e che compiono delle scelte libere e consapevoli. Sono considerate “streghe”. Questo ci mostra qual è il modello culturale ancora oggi dominante nel nostro Paese, e quanto sia difficile da sradicare.Gancitano traumatico per le donne l'effetto lockdown

Qual è la tipologia di donna maggiormente presa di mira?

Sono le donne che non aderiscono a un certo modello di femminilità, intesa come modo di vestire, di parlare, di comportarsi che non risponde alle aspettative. Pensiamo agli ultimi casi eclatanti: donne che non si truccano, che non indossano un reggiseno, che portano un velo, che scelgono di non essere appariscenti o, al contrario, che si mostrano troppo succinte. In generale donne che hanno un modo di vestire o di agire che non esprime un atteggiamento di sudditanza, considerate disobbedienti rispetto ad aspettative maschiliste. Poiché sono fuori dagli schemi, vengono insultate e minacciate. Gancitano: traumatico per le donne l'effetto lockdown

Cosa possono fare in Italia le vittime dell’hate speech per tutelarsi?

Per esempio andare sul sito odiareticosta.it e segnalare i contenuti delle offese di cui si è vittime anche attraverso screeshot o link. Il nostro sito, nei casi di violenza verbale e insulti, opera come “truster-flagger” per facilitare il sistema di segnalazione e di rimozione dei contenuti di odio dai social che li hanno ospitati. Nei casi in cui invece rileviamo estremi di reato, offriamo una lettura giuridicamente orientata delle questioni sottoposte, suggerendo le possibilità di soluzione e le azioni perseguibili e, in casi di particolare rilievo, promuovendo azioni pilota per contrastare, anche in via giudiziaria, l’odio in rete. Dopo di che spetta alle vittime decidere autonomamente di procedere per vie legali. L’importante è fornire strumenti di informazione perché sia chiaro che sui social non è possibile dare libero sfogo alla propria rabbia e scrivere impunemente ciò che si vuole.Gancitano: traumatico per le donne l'effetto lockdown

Talvolta il confine tra libertà di espressione e hate speech è labile. Fino a che punto ci si può spingere nella libera espressione della propria parola?

In realtà valgono sui social le stesse regole che esistono nel mondo reale. E’ possibile esprimere opinioni anche in maniera molto decisa su tutto ma senza insultare o minacciare nessuno a livello personale, senza mettere in dubbio i principi democratici o ledere in alcun modo i diritti e la dignità delle persone. Vi sono casi in cui il confine è molto sottile, ma nella grande maggioranza delle segnalazioni che arrivano al nostro sito non c’è dubbio che si tratti di hate speech, che spesso andrebbe perseguito.

La legislazione è un po’ lacunosa a riguardo, non trova?

Esatto. Qualche mese fa abbiamo chiesto una legge contro l’hate speech. In rete le dinamiche sono diverse rispetto ai reati che vengono commessi nella “realtà”. Finora si è agito per estensione: si parla di illeciti, di reati di opinione per estensione anche al mondo digitale, ma sarebbe necessaria una legge specifica. Del resto è quello che l’Italia sarebbe chiamata a fare in linea con ciò che sta accadendo nell’Unione Europea, che marcia più spedita in questa direzione.Gancitano: traumatico per le donne l'effetto lockdown

Ci sono degli ostacoli in Italia?

Fare una legge di regolamentazione della rete comporta molto lavoro, dibattito e competenze che non tutti i politici possiedono. Si è avuta qualche speranza qualche mese fa con la commissione Segre. Ma in questo momento il Parlamento è impegnato   nell’emergenza pandemia e temo che ci sarà ancora molto da aspettare. C’è da augurarsi tuttavia che tutte le forze politiche convergano sulla necessità di una legge contro la violenza verbale sui social perché si tratta di un tema di interesse collettivo che, come si legge nella cronaca, diventa sempre più urgente.Gancitano traumatico per le donne l'effetto lockdown

Facebook Comments
Maggie S. Lorelli
Maggie S. Lorelli
Maggie S. Lorelli, dopo la laurea in Lettere all'Università degli Studi di Torino, si laurea in Pianoforte al Conservatorio “G. Verdi” di Torino e in Didattica della Musica al Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma. Dopo un' esperienza decennale alla Feltrinelli ha collaborato come autrice con Radio 3 Rai e Radio Vaticana e condotto programmi musicali. Ha svolto un tirocinio come giornalista presso l'agenzia di stampa Adnkronos,  scrive per varie riviste musicali specializzate, ha al suo attivo numerosi racconti e “Automi”, il suo romanzo d'esordio. Attualmente è docente di Pianoforte al Liceo musicale.
RELATED ARTICLES

AUTORI

Gianfranco D'Anna
3458 POSTS0 COMMENTS
Gianfranco D'Anna
3458 POSTS0 COMMENTS
Augusto Cavadi
31 POSTS0 COMMENTS
Maggie S. Lorelli
27 POSTS0 COMMENTS
Antonino Cangemi
16 POSTS0 COMMENTS
Adriana Piancastelli
15 POSTS0 COMMENTS
Valeria D'Onofrio
12 POSTS0 COMMENTS
Vincenzo Bajardi
9 POSTS0 COMMENTS
Dino Petralia
4 POSTS0 COMMENTS
Letizia Tomasino
3 POSTS0 COMMENTS
Italo Giannola
1 POSTS0 COMMENTS
Francesca Biancacci
1 POSTS0 COMMENTS
Arduino Paniccia
0 POSTS0 COMMENTS
Michela Mercuri
0 POSTS0 COMMENTS
Mauro Indelicato
0 POSTS0 COMMENTS
Leandra D'Antone
0 POSTS0 COMMENTS