Ci sono molti modi di commemorare Giovanni Falcone.
Come ogni anno ricordiamo il 23 maggio cercando di non farci schiacciare dai luoghi comuni o peggio da quella retorica che, anniversario dopo anniversario, pur esaltando la figura di Falcone, sostanzialmente la usa per poi dimenticarla.
Sono passati quasi tre decenni e, in questo particolarmente tribolato 2020, uno dei modi migliori per ricordarlo, assieme alla moglie, il Magistrato Francesca Morvillo, e agli Agenti di Polizia Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro, è certamente quello di sottolinearne l’esempio concreto. Di studiare e seguire il metodo Falcone.

In realtà il metodo Falcone era Falcone stesso, la sua profonda cultura giuridica, il modo allora del tutto inedito e rivoluzionario di modernizzare e di rendere il ruolo del giudice istruttore coerente con i principi costituzionali.
Un giudice in prima linea, che non si limita a verificare gli elementi raccolti dalla polizia giudiziaria, ma che dirige direttamente le indagini ed esegue personalmente in particolare gli interrogatori degli imputati e la raccolta delle testimonianze. Atti specificatamente volti a individuare riscontri obiettivi.
Ecco in estrema sintesi, il metodo Falcone consiste nell’approccio laico all’inchiesta, nella rigorosa ricerca dei riscontri probatori e nella valutazione complessiva del contesto criminale dei fatti verificati dalle indagini.
Scaturisce da questo il primo grande processo che delinea l’insieme dei delitti e dei profitti della mafia degli anni ’80.
Un inedito maxi processo a cosa nostra con 474 fra padrini e gregari delle cosche imputati, 221 dei quali dietro le sbarre, 59 a piede libero e 194 latitanti. Un processo passato alla storia e conclusosi con condanne a 19 ergastoli e 2.665 anni di reclusione.
Un metodo che traspare dalle risposte all’intervista rilasciata per il Tg1 all’ora inviato della Rai siciliana Gianfranco D’Anna all’indomani dell’agguato mafioso nel quale a Palermo il 29 agosto del 1991 venne assassinato l’impreditore Libero Grassi.
Giovanni Falcone – Intervista dopo Omicidio di Libero Grassi
Giovanni Falcone – Intervista dopo Omicidio di Libero Grassi (Palermo, 29 agosto 1991) da "TG1"
Pubblicato da Io Non Dimentico 1 – Falcone & Borsellino su Lunedì 22 maggio 2017
Cosa resta oggi dell’impegno di Giovanni Falcone? A che punto è la lotta alla mafia? Che memoria complessiva di quegli anni di piombo stiamo consegnando ai giovani mentre emergono sempre più interrogativi e nuove piste investigative sui retroscena e i mandanti occulti della strage di Capaci?
Parafrasando Kennedy, quanto è possibile oggi rovesciare la domanda: ma cosa ha fatto lo Stato per combattere la mafia? e chiedersi invece: cosa possono fare magistrati, esponenti delle istituzioni, giornalisti, per osservare quotidianamente i principi del metodo Falcone nei rispettivi ambiti?
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it
Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Rai Palermo e Tg1