” Il viaggio del Papa in Congo e in Sud Sudan é a rischio, ma Bergoglio non ha voluto rimandarlo ancora”: il commento degli ambienti Vaticani sintetizza le preoccupazioni per il 40° viaggio apostolico del Pontefice che da domani a domenica visiterà Kinshasa e Giuba.
La situazione nelle due capitali non è completamente sotto controllo, soprattutto nella Repubblica Democratica del Congo dove il conflitto e la guerriglia nell’est del Paese stanno attraversando una fase cruenta.
Inizialmente prevista, la tappa a Goma, nel Nord Kivu, dove fu ucciso l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, é stata cancellata. Il Papa si soffermerà solo a Kinshasa e incontrerà le vittime del conflitto nell’est del Paese in Nunziatura.

Uno dei momenti più delicati, in Congo, sarà la Messa del primo febbraio all’aeroporto di Ndolo dove sono attese almeno un milione di persone.
In Sud Sudan assieme ad i leader della Chiesa anglicana, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e il Moderatore della Chiesa di Scozia Jim Wallace, il Pontefice riannoderà i fili del dialogo ecumenico, per il quale da anni è impegnato.
I luoghi degli appuntamenti del Papa saranno blindati all’interno di “zone rosse” dove non sarà possibile accedere, neanche a piedi, se sprovvisti di una speciale autorizzazione.
Nonostante l’assicurazione che non vi sono minacce specifiche e il riconoscimento da parte vaticana del “grande sforzo delle autorità locali per garantire la sicurezza” la tensione é in aumento ed ha mobilitato la Gendarmeria della Santa Sede e l’intelligence italiana e occidentale.

I due immensi paesi africani visitati da Francesco, vasti quasi quanto l’Europa, sono straziati da decenni di guerre civili endemiche. Soltanto negli ultimi tre mesi sono stati registrati ufficialmente più di 60 scontri con armi da fuoco, 90 omicidi, 36 rapimenti e decine di altre violenze, ma la realtà sommersa sarebbe infinitamente peggiore.
Per il viaggio del Papa in un contesto a dir poco così instabile, preoccupano in particolare le difficoltà che si potrebbero incontrare per intervenire in caso di emergenza. “Chi non crede nei miracoli, non è realista”, si sente ripetere in queste ore oltre le mura leonine…