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La droga del lockdown: l’isolamento come dipendenza

by Maggie S. Lorelli

Lockdown insidioso quanto e più della droga.

I rapporti sociali sono come gli stupefacenti: generano dipendenza. Rimanere senza può provocare astinenza.

Il termine scientifico è craving: desiderio impulsivo per una sostanza psicoattiva, un cibo o qualunque altro oggetto comportamento gratificante. La droga del lockdown l’isolamento come dipendenza

Il craving, attivato da fattori associati con la sostanza o fattore che funge da stimolo, innesca il comportamento “additivo” (addition = dipendenza) e compulsivo, finalizzato a fruire dell’oggetto desiderato.

L’interazione sociale è fra i fattori che stimolano alcuni meccanismi cerebrali alla base non solo del soddisfacimento dei bisogni primari, come il cibo o il sonno, ma anche delle dipendenze come la droga, il fumo o il gioco d’azzardo.

Con una drastica riduzione dei contatti sociali, come nell’attuale lockdown, si instaurano stati neurofisiologici simili all’astinenza, provocando una vera e propria brama sociale simile alla fame. Più è forte la privazione, più aumenta la brama.

Queste le conclusioni di esperimenti effettuati dai neuroscienziati Tomova, Wang, Thompson, Matthews, Takahashi, Tye, Saxe del MIT il Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, che hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per misurare le risposte neurali di 40 individui fra i 18 e i 40 anni, evocate da segnali alimentari e sociali dopo 10 ore di digiuno e totale isolamento indotti. Lo scopo era valutare, attraverso questionari self-report, la conseguente esperienza soggettiva di solitudine e brama sociale dei partecipanti.

Dopo l’isolamento, i partecipanti provavano una sensazione di disagio, solitudine e infelicità, e bramavano l’interazione sociale allo stesso modo in cui desideravano il cibo.

Il focus dell’esperimento è l’osservazione della substantia nigra, l’area dopaminergica del mesencefalo che rappresenta il motore del sistema motivazionale, e che ha mostrato una maggiore attivazione in relazione ai segnali alimentari dopo il digiuno, e ai segnali sociali dopo l’isolamento: entrambe le risposte sono correlate alla brama da astinenza tipicamente legata alla tossicodipendenza.La droga del lockdown l’isolamento come dipendenza

La privazione aumenta l’attività di SN/VTA (attività dopaminergica nella zona ventrale tegmentale), innescando il cosiddetto “circuito di ricompensa”.La droga del lockdown l’isolamento come dipendenza

Benché la solitudine non sia necessariamente una condizione negativa per l’uomo (ma, se scelta intenzionalmente, possa rivelarsi riposante e ringiovanente), e la consapevolezza di conoscere il termine del lockdown sia un fattore attenuante, il paradigma dell’isolamento utilizzato dai ricercatori del MIT fornisce un modello rappresentativo delle conseguenzedi ogni drastica  e temporanea sottrazione dell’oggetto di un forte bisogno, che risulta sempre soggettivamente avversa.La droga del lockdown l’isolamento come dipendenza

Negli “animali sociali”, infatti, l’isolamento cronico e la solitudine sono normalmente associati a un minore stato di salute mentale e fisico e rappresentano condizioni talmente dolorose da essere assimilabili all’esperienza del rifiuto sociale, la cui risposta neurale richiama persino l’elaborazione del dolore fisico, suscitando una bramosìa simile a quella dell’isolamento sociale. Le relazioni sociali sono la panacea di questi mali. Per alleviarli può essere decisiva la durata dell’isolamento. Se quello acuto a breve termine può causare una motivazione sociale selettiva, un isolamento lungo può condure a cambiamenti compensativi più drastici. Nella fase della riapertura, saremo più inclini a sviluppare altre dipendenze oltre a quella positiva della ripresa delle relazioni sociali?

La droga del lockdown l’isolamento come dipendenza

Alcuni studi condotti dagli scienziati del MIT sugli animali, che hanno fornito il modello al successivo esperimento sociale, hanno dimostrato che i roditori, sottoposti a un periodo di isolamento prolungato, tendevano a sviluppare una maggiore dipendenza dal cibo e a rimpinzarsi troppo.

Sembra che si instauri nell’animale un meccanismo compensatorio che lo rende molto più sensibile ad altri stimoli consolatori, per cercare di compensare il bisogno del contatto sociale.

Benché non vi sia ancora un’evidenza scientifica di una modalità simile negli esseri umani, l’ipotesi della scienziata Livia Tomova del MIT è che anche l’uomo, costretto a un isolamento forzato, cercherà di compensare con altre forme di soddisfazione. Quale momento migliore, la fine del lockdown, per osservare questo tipo di comportamenti? Per tentare di rispondere a questo quesito, i neuroscienziati dell’Università di Vienna, Giorgia Silani e Claus Lamm hanno appena messo a punto un esperimento per capire se l’attuale isolamento stia avendo conseguenze sulla propensione a sviluppare nuove forme di dipendenza.La droga del lockdown l’isolamento come dipendenza

Questi studi si basano proprio sull’esperimento sociale del MIT e prendono le mosse dalle osservazioni della Tomova.

La ricerca, ancora in corso, si è avvalsa, nella fase di raccolta dati, di un’app che per una settimana ha monitorato lo stato emotivo e i comportamenti dei cittadini austriaci e italiani che l’hanno scaricata per sottoporsi volontariamente all’esperimento.

“Abbiamo messo a punto un questionario, una sorta di “Ecological momentary assessment” – spiega Giorgia Silani a zerozeronews – in cui i cittadini italiani e austriaci erano invitati a riferire i loro comportamenti e stati d’animo che si alternavano nell’arco dell’intera giornata.La droga del lockdown l’isolamento come dipendenza

Bastava scaricare un’app sul cellulare e si veniva sollecitati da alcuni squilletti a compilare delle domande del tipo “Come ti senti in questo momento?”, “Quanto ti senti triste?”; Quanto ti senti energetico?”, “Quanto ti senti stressato?”, o in merito ad alcuni comportamenti assunti fra i diversi momenti di rilevamento”.La droga del lockdown l’isolamento come dipendenza

Lo scopo dello studio è valutare gli effetti dell’isolamento e del distanziamento sociale non solo sull’umore e sul livello di stress, ma anche sui comportamenti di consumo di “rewards”, ovvero di ricompense come alcol, fumo, videogiochi, pornografia o qualsiasi altra sostanza o attività che abbia un valore additivo, tale cioè da indurre dipendenza.La droga del lockdown l’isolamento come dipendenza

“Il progresso tecnologico – continua Silani – offre incessanti opportunità di essere virtualmente connessi con gli altri, nonostante il distanziamento fisico, come ad esempio i social network.

La capacità delle interazioni virtuali di soddisfare i bisogni sociali è particolarmente rilevante quando alla popolazione viene chiesto di autoisolarsi, come nel caso di una pandemia.La droga del lockdown l’isolamento come dipendenza

Con la nostra ricerca sapremo se ciò avrà un impatto preventivo sul consumo o l’abuso di sostanze che provocano dipendenza, o se invece siano sufficienti a compensare il desiderio di base”.

Nell’inconsapevole esperimento sociale di portata globale cui ci costringe il Covid-19 c’è da chiedersi se i surrogati sociali possano effettivamente aiutare a prevenire altre forme di dipendenza o se siamo finiti tutti nella trappola di una nuova dipendenza: l’internet addiction!La droga del lockdown l’isolamento come dipendenza

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Maggie S. Lorelli
Maggie S. Lorelli
Maggie S. Lorelli, dopo la laurea in Lettere all'Università degli Studi di Torino, si laurea in Pianoforte al Conservatorio “G. Verdi” di Torino e in Didattica della Musica al Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma. Dopo un' esperienza decennale alla Feltrinelli ha collaborato come autrice con Radio 3 Rai e Radio Vaticana e condotto programmi musicali. Ha svolto un tirocinio come giornalista presso l'agenzia di stampa Adnkronos,  scrive per varie riviste musicali specializzate, ha al suo attivo numerosi racconti e “Automi”, il suo romanzo d'esordio. Attualmente è docente di Pianoforte al Liceo musicale.
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