Uomo di frontiera e di ideali, l’unanime definizione di sindacalista e politico gentile Guglielmo Epifani, prematuramente scomparso a 71 anni, se l’é guadagnata fin dal 1974 da iscritto al partito socialista nella trincea non facile della Cgil, il sindacato egemonizzato dal partito comunista.

Colto e raffinato, fresco di laurea in filosofia all’Università La Sapienza di Roma con una tesi su Anna Kuliscioff, esordisce nella Cgil dirigendo l’Esi, la Casa editrice della Confederazione. Nel 1979 incomincia la sua carriera di dirigente sindacale con l’incarico di segretario generale aggiunto della categoria dei lavoratori poligrafici e cartai. Nel 1990 entra nella segreteria confederale della Cgil e nel 1993 viene nominato segretario generale aggiunto da Bruno Trentin.
Dopo la fine del Psi iscrittosi al partito dei Democratici di Sinistra, dal 1994 al 2002 é Vice di Sergio Cofferati al quale subentra come Segretario generale della Cgil, primo socialista a guidarla dai tempi della sua ricostituzione nel 1944.
Una segreteria caratterizzata dalla mobilitazione dei 3 milioni di lavoratori radunatisi al Circo Massimo, a Roma, la più grande manifestazione di sempre, per protestare contro la riforma dell’articolo 18 voluta dal governo Berlusconi.
Anche al vertice della Cgil esercita l’innata vocazione per il ruolo di esponente di frontiera, lanciando il 3 novembre 2010 la successione di Susanna Camusso, prima donna segretaria della confederazione. L’epilogo dal sindacato proietta Guglielmo Epifani al centro della politica, prima come parlamentare del Pd e nel maggio del 2013 come segretario reggente per sette mesi del Partito Democratico, con l’85,8% dei voti dell’assemblea del partito, al posto del dimissionario Luigi Bersani.
