Allarme rosso per la lotta contro la mafia. Per la Grand Chambre della Corte Europea dei Diritti Umani, l’Italia deve riformare la legge sull’ergastolo ostativo, che impedisce al condannato di usufruire dei benefici previsti dalle leggi se non collabora con la giustizia.
Lo ha stabilito la Corte di Strasburgo, rifiutando la richiesta di un nuovo giudizio avanzata dal Governo italiano dopo la precedente bocciatura dell’ergastolo ostativo – che adesso diventa definitiva- emessa il 13 giugno scorso.
I giudici di Strasburgo ritengono che l’ergastolo ostativo violi l’articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti umani perché “la non collaborazione” non implica necessariamente che il condannato non si sia pentito dei suoi atti, che sia ancora in contatto con le organizzazioni criminali, e che costituisca quindi un pericolo per la società.
Secondo la Corte la non collaborazione con la giustizia può dipendere da altri fattori, come per esempio la paura di mettere in pericolo la propria vita o quella dei propri cari. Quindi, al contrario di quanto affermato dal governo, la decisione se collaborare o meno, non è totalmente libera. Allo stesso tempo a Strasburgo ritengono che la collaborazione con la giustizia non comporti sempre un pentimento e l’aver messo fine ai contatti con le organizzazioni criminali.
Paragonabile a un trattato di psicologia criminale, la sentenza, al di là della indubbia buona fede e della dottissima interpretazione giurisprundenziale internazionale, è tuttavia destinata a trasformarsi in un grosso appiglio al quale faranno ricorso boss e gregari della mafia, ma anche esponenti terroristici e dell’eversione di sinistra e di destra, per ottenere permessi e sconti di pena.
Un indubbio vantaggio che rischia di mettere nuovamente in circolo, anche soltanto come eventualità accreditabile presso gli ambienti mafiosi, i grossi calibri di cosa nostra che per decenni sono stati letteralmente sterilizzati dal contesto criminale grazie alla legislazione antimafia, varata dopo le stragi Falcone e Borsellino.
Ancora più pesanti le conseguenze riguardo al prevedibile azzeramento, o quanto meno al notevole ridimensionamento, delle nuove collaborazioni
Preoccupate e allarmate, in attesa di valutare concretamente l’impatto, le prime reazioni politiche e giudiziarie in particolare da parte del Procuratore Nazionale antimafia Federico Cafiero de Rao.
Per il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: “non condividiamo” la decisione della Cedu e faremo valere in tutte le sedi le ragioni del governo italiano e le ragioni di una scelta che lo Stato ha fatto, tanto anni fa, stabilendo che una persona può accedere anche ai benefici, a condizione, però, che collabori con la giustizia”. “Noi abbiamo un ordinamento -sottolinea il Guardasigilli- che rispetta i diritti di tutti le persone ma che di fronte alla criminalità organizzata reagisce con determinazione: chi chiede accesso ai benefici dimostri di essere pentito del proprio comportamento e collabori con la giustizia”. Contro la decisione della Cedu “faremo valere le nostre ragioni in tutte le sedi: il Consiglio europeo, il comitato dei ministri.. faremo il possibile per far valere a livello europeo una scelta che non è stata fatta adesso ma è stata fatta anche su impulso di magistrati che hanno perso la vita nella lotta contro la criminalità”.
Per il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra: “ora è a rischio il 41 bis cioè il regime che controlla rigorosamente ogni forma di comunicazione dei boss e dei mafiosi con l’esterno perché, non avendo dato un segnale di ravvedimento, il detenuto è considerato ancora parte dell’associazione mafiosa”.
“Cari giudici e giuristi di tutta Europa e del mondo – afferma Morra- se voi sapeste che cosa significa la lotta alla mafia forse uno scrupolo in più prima di emettere sentenze di tal fatto lo avreste, ma evidentemente ancora bisogna capire”.
“Oggi siamo stati sconfitti su un fronte importantissimo, cercheremo di capire in tutte le sedi opportune e legittimate giuridicamente come evitare effetti peggiori di questo rigetto operato dalla Cedu – continua Morra – Al tempo stesso faremo piena informazione perché sempre più europei capiscano che le mafie non vanno sottovalutate ma combattute”.
“Qui si è offesa la memoria di uomini come Falcone, Borsellino, Carlo Alberto Dalla Chiesa“, ha continuato Morra. “La notizia – ha sottolineato – intristisce tutti coloro che ritengono che le mafie devono essere combattute con la massima fermezza e determinazione”. Secondo Morra “l’azione di contrasto alle mafie deve essere il primo obiettivo di qualsiasi seria azione di governo”.