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Papa Francesco fra rivoluzione e involuzione

P A G I N E

Rubrica di critica recensioni e anticipazioni

Papa Francesco fra rivoluzione e involuzioneby Augusto Cavadi

Sia i sostenitori che i detrattori di Papa Francesco, e pochi Papi nella storia hanno acceso così vivacemente tifoserie opposte, avrebbero da guadagnare in consapevolezza se riflettessero su alcuni elementi della sua biografia e della sua formazione teologica.

Figlio di emigrati italiani, ha vissuto esperienzialmente in Argentina la condizione dello straniero più o meno emarginato per il solo fatto di essere straniero, indipendentemente dalle condizioni socio-economiche modeste, ma non misere.

Papa Francesco fra rivoluzione e involuzione
Quotidiano spostamento in autobus pubblico per l’allora Arcivescovo di Bueonos Aires Cardinale Jeorghe Mario Bergoglio

Si forma in un’area geo-culturale (l’America Latina) , e in un periodo storico  (la seconda metà del XX secolo) , in cui si configura e si diffonde la Teologia della Liberazione che conta, tra i suoi “martiri” più illustri, proprio cinque suoi confratelli gesuiti, assassinati all’alba del 16 novembre 1989  insieme a due donne (Elba Ramos e Celina Ramos) che si occupavano di governare la casa religiosa: Ignacio Martín-Baró, Ignacio EllacurìaSegundo Montes, Juan Ramòn Moreno, Amando Lòpez Y Lòpez.

Non sembra che Bergoglio abbia abbracciato totalmente la Teologia della Liberazione, ma – come afferma un proverbio siciliano di difficile traduzione in italiano il carbone, anche quando non tinge, imbrattaInsomma, in un certo clima culturale, si respirano idee e sentimenti che vengono interiorizzati anche senza essere accettati integralmente dal punto di vista della consapevolezza razionale. Papa Francesco fra rivoluzione e involuzione

E quali sono i lineamenti essenziali della Teologia della Liberazione che hanno, sia pur parzialmente, influenzato l’approccio di Papa Francesco alla vita e al mondo?

Proprio uno dei cinque martiri dell’Università Centro-americana “José Simeòn Cañas” di El Salvador, in un testo recentemente pubblicato in italiano (IgnacioMartín-Baró, Psicologia della Liberazione, a cura di Mauro Croce e Felice Di Lerniaintroduzione di Amalio Blancocon uno scritto di Noam Chomsky, Bordeaux, Roma 2018), riferisce le “tre intuizioni più importanti” a giudizio di uno dei massimi “teorici della liberazione”:

  • “L’oggetto della fede cristiana è un Dio che è vita e, pertanto, il cristiano deve assumere come suo primario compito religioso il promuovere la vitaDa questa prospettiva cristiana, ciò che si oppone alla fede in Dio non è l’ateismo bensì l’idolatria, cioè la credenza in falsi dei: dei che producono morte. La fede cristiana in un Dio che è vita deve cercare, di conseguenza, […] la liberazione dalle strutture, prima sociali e poi personali, che mantengono una situazione di peccato, ovvero di oppressione mortale delle moltitudini” (p. 83);
  • “La verità pratica ha la precedenza sulla verità teorica, la ortoprassi sull’ortodossia. Per la Teologia della Liberazione più importanti delle affermazioni sono le azioni, e una miglior espressione della fede è fare piuttosto che dire. Pertanto, la verità della fede deve mostrarsi in realizzazioni concrete che evidenzino e rendano credibile l’esistenza di un Dio che è vita” (pp. 83 – 84);
  • “La fede cristiana chiama a realizzare una scelta preferenziale per i poveri. La Teologia della Liberazione afferma che Dio bisogna cercarlo tra i poveri e gli emarginati, e con loro e a partire da loro vivere una vita di fede. La ragione di questa scelta è multipla. In primo luogo, perché questa fu, di fatto, la scelta di Gesù. In secondo luogo perché i poveri costituiscono la maggioranza dei nostri popoli. In terzo luogo perché i poveri permettono condizioni oggettive e soggettive di apertura all’altro, soprattutto a colui che è radicalmente altro. La scelta per i poveri non si oppone all’universalismo salvifico, però riconosce che la comunità dei poveri è il luogo teologico per eccellenza dal quale realizzare il compito della salvezza, la costruzione del regno di Dio” (p. 84). Papa Francesco fra rivoluzione e involuzione

Bastano questi pochi cenni per intuire la distanza abissale di questo pontificato dallo stile dottrinario e di governo di papi come il polacco Giovanni Paolo II (comprensibilmente preoccupato di erigere barriere contro i nemici storici di impronta comunista) o come il tedesco Benedetto XVI (nato e cresciuto nel privilegiato centro politico e economico dell’Occidente).

Perciò o si accetta che anche la Chiesa cattolica è un organismo storico che vive non solo nel tempo ma anche temporalmente (e allora si avrà verso papa Francesco un atteggiamento di simpatia critica, vagliandone di volta in volta pregi e lacune) o si vedrà in ogni trasformazione ecclesiale un attentato all’immutabilità della fede e della morale. Ed e allora si individuerà il Papa venuto “dalla fine del mondo” come un alieno pericolosamente sovversivo…

Papa Francesco fra rivoluzione e involuzione
www.augustocavadi.com

 

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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