Il black out può attendere.
Sembra scongiurato, almeno in parte, l’incubo di una catastrofica tempesta magnetica, causata da una abnorme attività solare ed in grado di azzerare tutti gli impulsi elettrici e provocare il collasso del Pianeta.
Studiate e messe a punto, nel massimo segreto, non solo da varie multinazionali ma in gran parte dagli apparati militari occidentali e di Cina, Russia, Giappone e India, le soluzioni convergono tutte sul perfezionamento e lo sviluppo tecnologico delle macchine a vapore, attivate dall’energia termica.
Non più le sbuffanti locomotive o i fumaioli anneriti delle navi dei secoli scorsi, ma avveniristici congegni in grado di bypassare l’elettricità e sostituire gli attuali motori di auto, camion, treni veloci, navi e anche aerei ed elicotteri.
In caso di blackout elettrico da tempesta solare, nei paesi più industrializzati l’iniziale choc ed il conseguente marasma socio-economico, comunque non a livelli da fiction tv come “I sopravvissuti” o “ Revolution”, si protrarrebbe da sei a 24 mesi.
Mentre nei paesi in via di sviluppo dell’Africa, America Latina e in vastissime aree dell’Asia, dove le nuove tecnologie a vapore subentreranno gradualmente, i contraccolpi sarebbero drammatici.
Ma non irreversibili, perché le apparecchiature in grado di produrre energia meccanica sono di facile costruzione e si alimentano con legna, carbone, idrocarburi o altri materiali infiammabili.
Nei bunker e nelle basi militari, inoltre, si stanno da anni collaudando armamenti e mezzi meccanici mossi esclusivamente da motori a vapore ed in grado di superare non solo i blackout elettrici, ma anche i fall out nucleari.
In caso di black out i settori immediatamente a rischio, dal punto di vista operativo, sono quelli della medicina, dell’alimentazione e delle comunicazioni.
Nessuno si nasconde che una volta esaurite le scorte di farmaci, alimenti e carta e in attesa di soluzioni alternative in questi ambiti quasi tutti i paesi torneranno indietro di un paio di secoli, e più in particolare, per quanto riguarda la sanità, gli interventi operatori e le cure riprecipiteranno ai livelli pre Fleming e pre Curie, cioè a prima della pennicillina e della diagnostica radiologica.
Per i sopravvissuti, dopo la lunga notte della civiltà elettrica, sorgerà comunque l’alba di una nuova rivoluzione civile e industriale mossa dal vapore.
E probabilmente tornerà in auge la frase “Non saprei dire se siano le nebbie che producono la gente seria o se sia la gente seria che produce le nebbie” che, proprio ai tempi dei motori a vapore, Oscar Wilde ripeteva spesso a proposito di Londra.
Che avesse ragione?