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Sesso: quando gli uomini fuggono da se stessi

 

by Maggie S. Lorelli

Il sesso per gli uomini sembra essere più una questione di erezione che di elezione. Un tabù sociale ancorato a stereotipi di genere che inibiscono la libertà di praticarlo come si vorrebbe. Se all’interno della relazione monogamica il sesso non si fa spesso, ci si racconta che fa lo stesso, riservandosi la possibilità di andarselo a cercare in avventure extraconiugali o nel refugium peccatorum del porno. Ma in tal caso, può essere appagante anche in assenza del sentimento e della leva rassicurante dell’affettività del talamo coniugale? Questo e altri dilemmi, uniti a paure, ansie e ferite primordiali, spesso generano nell’uomo disfunzionalità erettili che sono indice di una sessualità inconsapevole, agita meccanicamente in favore più della performance che della comunicazione e della ricerca di un’intimità profonda con la partner.

“Nella coppia monogamica una sessualità appagante è possibile – spiega Corrado Bellore, socio fondatore dell’Associazione “Spazio Uomo”, che si occupa di aiutare gli uomini a superare le difficoltà sessuali e vivere una sessualità consapevole – ma si deve passare attraverso una destrutturazione culturale che ha creato, nel tempo, una corazza limitante nella libera espressività del proprio piacere sessuale. I ruoli sessuali rappresentano, ad esempio, un grosso limite alla libertà sessuale. In essi ci si deve sempre sentire all’altezza, disponibili e capaci di appagare l’altro/a”.

Sesso: quando gli uomini fuggono da se stessi
Corredo Bellore

Cosa intende per libertà sessuale?

“Il concetto non è da intendersi come libertinaggio sessuale, ma è una dimensione in cui ci si sente anche liberi di dire “non me la sento”, di dire cosa ci piace, oppure anche solo stare nudi senza dover raggiungere un obiettivo”.

Perché molti uomini, ancora schiavi degli stereotipi sulla donna, si sentono liberi di esprimere la propria libertà sessuale solo al di fuori della relazione monogamica?

“Nell’Inghilterra vittoriana, il dottor William Acton, membro del reale Collegio dei Chirurghi, pubblicò nel 1857 un manifesto sulla sessualità idealizzata della donna moderna, in cui sosteneva che “molte delle migliori madri, mogli ed amministratrici del focolare domestico poco conoscono o s’interessano ai piaceri sessuali”, concedendosi al marito con abnegazione e al solo scopo di gratificarlo. Ebbene, a quell’epoca la prostituzione a Londra contava 50.000 prostitute sulle quali si riversavano gli appetiti soppressi dei mariti”.

Questo tipo di mentalità ha lasciato delle tracce nel modo attuale di concepire la sessualità?

“Direi di sì. Questa è stata la cultura sessuale imposta dagli “influencer” dell’epoca che, ancora oggi, ha i suoi strascichi nella memoria delle persone. Essi, ovviamente uomini, crearono ruoli, modelli, stereotipi della donna sposata, ma gli istinti sessuali e le fantasie erano riversate nelle relazioni extraconiugali sfruttando una prostituzione dilagante, soprattutto nelle città della nuova era industriale. Ancora oggi, negli incontri privati con gli uomini, sento loro dire che non riescono a vedere la donna che amano come la partner di fantasie sessuali: moltissimi tengono nascoste queste fantasie, altri cercano relazioni extraconiugali, altri ancora si riversano nelle varie categorie dei siti porno, altri ancora in chat dedicate a quelle fantasie”.

Nella sessualità davvero non si può fare a meno di circoscrivere la donna in uno stereotipo? Quanto tempo dovrà passare prima di considerarci individui paritari che si uniscono in nome degli stessi ideali o obiettivi condivisi, fosse anche solo il piacere?

“Dal mio punto di vista ci vorranno ancora molte generazioni per scardinare certi stereotipi che marcano la differenza tra uomo e donna. In queste ultimissime generazioni, parlo dei Millennial, cominciano ad affermarsi delle realtà di apertura sessuale che bypassano gli stereotipi culturali delle generazioni precedenti. Reputo che siamo solo all’inizio, ma il primo importante passo è stato compiuto”.

Una relazione stabile, dove spesso sotto le lenzuola tutto tace, può essere appagante anche senza sesso?

Ci sono relazioni che funzionano benissimo anche senza sesso, o perlomeno con pochi scambi. Sono coppie che hanno trovato un equilibrio, dove c’è la stessa visione della vita, comunione d’intenti, sicurezza, un sincero affetto: una stabilità che non intendono stravolgere. Certo è che si perdono moltissimo di ciò che l’esperienza sessuale può dare come salto evolutivo sia della persona, che della coppia, che dell’Anima. L’importante è che ogni coppia abbia ben chiaro l’intento comune di vivere la sessualità nel pieno rispetto reciproco: con queste basi si possono vivere tutte le sfumature del sesso e del piacere”.

È preferibile impegnarsi per rinfocolare la passione, tradire o magari utilizzare ausili come i sexy toys?

“La sessualità nutre i sentimenti e la relazione, quindi certo che ci si deve impegnare. A meno che non si decida di comune accordo di non tenere viva la fiamma del sesso, ma che entrambi i partner cerchino i propri piaceri sessuali al di fuori della relazione. Come già accennato, ci sono coppie che stanno benissimo insieme, ma che non funzionano sessualmente; bisogna essere onesti scegliendo di comune accordo come vivere o non vivere la sfera sessuale per poter portare avanti la relazione, sempre nel massimo rispetto reciproco”.

Se non è il sesso, quale pensa debba essere il collante di una relazione?

“Un tema su cui punto molto l’attenzione nei miei lavori è la comunicazione. In una relazione che dura da anni la comunicazione va affievolendosi se non ci sono nuovi stimoli, nuovi hobby, nuovi interessi, nuove letture, corsi o percorsi. Questi elementi portano a un confronto e a un dialogo. Il sesso va di pari passo al dialogo di coppia in quanto il sesso è un linguaggio. Se non si stimola con giochi, percorsi di sessualità cosciente, Tantra, sex toys o altro non avremo la possibilità di rinnovarci e crescere insieme”.

Quanto è diffuso il problema delle disfunzioni sessuali su base psicologica? E quali sono le cause prevalenti?

“I dati statistici raccontano che circa il 90% dei casi delle disfunzioni sessuali sono di natura psicologica/emotiva dovuta a paure, ferite che non abbiamo superato, ansie. La mia esperienza personale e professionale fa emergere anche altri aspetti: il giudizio altrui e l’auto-giudizio, la ferita del rifiuto, la vergogna e l’assenza della comunicazione (in particolare da parte dell’uomo). Da quando ho superato tutti questi condizionamenti non ho più avuto la disfunzione sessuale che mi ha accompagnato per anni; questa vittoria è diventata poi la mia scelta professionale di aiutare altri uomini a superare la disfunzione e vivere una relazione appagante”.

È un problema facilmente sanabile? 

“Dipende da caso a caso, ovviamente. Posso dire che coloro che hanno superato la disfunzione sessuale hanno dei denominatori comuni: ammettere la propria difficoltà e poi parlarne con qualcuno (iniziando dal medico o da un andrologo-urologo); la pratica costante di certi esercizi; imparare a comunicare; smettere col porno; smontare certe convinzioni culturali per aprirsi ad una sessualità cosciente. Chi impara ad essere Presente durante l’atto ha grandi possibilità di svoltare. Parliamo di un percorso che richiede tempo e dedizione e che esclude la dipendenza da “pillole magiche” o surrogati che contribuiscono a mentire a se stessi e alla partner. L’assunzione farmacologica deve durare il tempo stabilito dal medico”.

Il sesso è un piacere di per sé o è una proiezione mentale, e in quanto tale individualistica?

Il sesso, per viverlo bene, deve essere in primis un piacere per se stessi. Faccio un esempio: se si hanno delle corazze, dei tabù o dei condizionamenti che inibiscono il proprio godimento, come si può vivere il piacere durante l’atto e trasmetterlo all’altro/a? È sano riempirsi del piacere del sesso in ogni parte del corpo per poi condividerlo con chi stiamo amando. Dobbiamo, uomini e donne, ri-imparare a vivere il proprio piacere per poi donarlo”.

Il porno può essere un buon viatico per ritrovare la via del piacere?

“La pornografia, di per sé, non è il male assoluto, ma un’industria che genera un profitto sulla base di una domanda, che, a sua volta, stimola con nuove proposte. Un tempo la pornografia era molto più light di adesso; i film avevano una storia con una trama e si vedevano i protagonisti fare l’amore con inquadrature chiaramente esplicite, ma ben lontane dalle scene che vediamo ora. Attualmente, invece, prevalgono dei video pornografici senza trama dove c’è solo la performance sessuale. I messaggi sbagliati della pornografia attuale sono molteplici: manca il rispetto della donna che viene usata come oggetto del piacere; esiste solo performance di durata, di dimensioni, di posizioni che non rispecchiano la realtà di un rapporto sessuale; non c’è un rapporto paritario di piacere e godimento tra uomo e donna, ma il primo sottomette costantemente l’altra”.

Il porno può influenzare negativamente la sessualità di coppia?

“Assolutamente sì. Delle volte devo dedicare molto tempo a smontare le credenze e le immagini pornografiche che creano modelli inarrivabili di prestazioni. Sento gli uomini sfiduciati riguardo alle loro prestazioni e alla realtà di una donna che non è una porno attrice, ma una persona che vuole vivere il sesso come un rapporto intimo, profondo e di totale Presenza reciproca. Quando l’uomo capisce questo passaggio fondamentale cambia completamente l’idea del sesso e scopre il vero senso e significato del rapporto sessuale: sente il proprio corpo e l’energia sessuale muoversi tra i corpi”.

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Maggie S. Lorelli
Maggie S. Lorelli
Maggie S. Lorelli, dopo la laurea in Lettere all'Università degli Studi di Torino, si laurea in Pianoforte al Conservatorio “G. Verdi” di Torino e in Didattica della Musica al Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma. Dopo un' esperienza decennale alla Feltrinelli ha collaborato come autrice con Radio 3 Rai e Radio Vaticana e condotto programmi musicali. Ha svolto un tirocinio come giornalista presso l'agenzia di stampa Adnkronos,  scrive per varie riviste musicali specializzate, ha al suo attivo numerosi racconti e “Automi”, il suo romanzo d'esordio. Attualmente è docente di Pianoforte al Liceo musicale.
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