Slavina in progress su binari e politica
Slavina sul Titanic. Nuovo presagio per il Nazareno. Prima ancora dell’icerberg del voto del 4 marzo, la nevicata che ha mandato in tilt le Ferrovie sta assumendo per il segretario del Pd le sembianze di un naufragio annunciato.
Ben oltre la retorica del binario morto e del deragliamento dei trasporti, la valanga di titoli di prima pagina e di accuse sui social network sull’odissea dei passeggeri ostaggio dei treni bloccati e in forte ritardo, evidenzia infatti sostanzialmente la paternità politica della segretaria Pd nella nomina e nella recente conferma dei vertici delle Ferrovie dello Stato. Un’equazione trasformatasi in boomerang elettorale, e non solo.
Oltre alle accuse avanzate da parte del Ministro delle Infrastrutture Del Rio, che ha sollecitato specifiche inchieste e accertamenti, scendono in campo direttamente le associazioni dei consumatori.
Il Codacons ha presentato un esposto a 104 Procure della Repubblica in tutta Italia ed ha sollecitato l’apertura di inchieste per accertare cause e responsabilità dei pesantissimi disagi subiti dai passeggeri.

Sullo sfondo delle accuse e delle analisi riguardanti il fallimentare bilancio dei sistema dei trasporti ferroviari del Paese, un sistema che produce disservizi e deficit, ma che inghiotte letteralmente decine e decine di miliardi di euro l’anno dei contribuenti, l’ultima catastrofe del settore ruota essenzialmente attorno ad una semplice domanda: perché da Parigi a Stoccolma e da Berlino a Helsinki, in tutti i paesi europei con un clima alquanto più rigido che in Italia, treni e collegamenti funzionano anche con nevicate molto più ingenti di quelle romane e invece nella Capitale binari e scambi congelano?
Semplicemente perché in tutto il mondo le infrastrutture, e non solo quelle ferroviarie, vengono realizzate prevedendo tutte le varie situazioni meterologiche. In Italia evidentemente no.
