Strasburgo e dintorni
Terrorismo islamico programmato. Gli algoritmi killer del fondamentalismo hanno selezionato le festività di fine anno come media targeting, un obiettivo multimediale ideale.
Le analisi dell’intelligence indicavano già da metà novembre i rischi crescenti, ma gli obiettivi da difendere sono infiniti. Prevedibili soltanto incrociando dati e imput indicati dagli acronimi come comint, sigint, masint, humint ed osint. Cioè l’intera gamma della raccolta segreta di informazioni, spesso non classificabili, attraverso intercettazioni vocali e digitali, identificazioni audiovideo, localizzazioni, foto satellitari e da droni, segnalazioni dirette, analisi bancarie e tanto altro.
Prevenzione difficile ma non impossibile. Soprattutto, come nel caso dell’attacco di Strasburgo, se la tempestiva attuazione dei piani d’emergenza riesce a circoscrivere e a isolare l’area dell’attentato.
Essenziale non trascurare nessun particolare, il minimo sospetto. Basta un istante per trasformare un sogno in un incubo.
Tutti gli sforzi sono concentrati sull’obiettivo primario di riuscire a risalire alle basi degli attentatori, alle località da cui partono gli imput. Il che consentirebbe di intervenire nelle aree geografiche dove si annidano ancora i residui del sedicente stato islamico.
E, eventualmente, smascherare chi si serve della sigla nefasta del Daesh.