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Voto essenza del cittadino e della democrazia

by Adriana Piancastelli

E dopo un’estate lunghissima, bollente, a volte miagolante più che ruggente, è arrivato settembre.

Mese per eccellenza di belle intenzioni e buoni propositi (quasi mai mantenuti), di ricordi o rimpianti, di idee da concretizzare, talmente carico di promesse da essere diventato una sorta di capodanno anticipato.

Oltre al profumo precoce di carissime caldarroste, settembre 2022 porterà al popolo italiano le elezioni politiche: una sorta di viaggio della speranza verso una scuola o un edificio pubblico con una serie di urne, scrutatori e cabine dove mettere in scena un rito chiave della democrazia.Voto essenza del cittadino e della democrazia

L’articolo 48 della Costituzione Italiana, recita, tra l’altro, che sono elettori tutti i cittadini italiani -uomini e donne – che hanno raggiunto la maggior età, che eserciteranno un dovere civico non limitato (se non in casi espressamente previsti) per esprimere un voto personale ed uguale, libero e segreto.

Obiettivo: concorrere ad eleggere con l’aiuto del simpatico e scarsamente conosciuto, per quanto ricco di misteri per i più, Rosatellum, la classe politica (Camera e Senato, in numero leggermente ridotto) che dovrebbe governare il Paese.

Il condizionale diventa un obbligo non solo per le inevitabili crisi che hanno da sempre caratterizzato il sistema politico italiano, ma soprattutto per il peso del significato etico, concreto e responsabile del termine governare.

La continua spaventosa discrasia che dagli anni di Tangentopoli in poi si è creata tra classe politica e Paese vero, fatto di gente che sopravvive, lavora quando può prevalentemente in nero, assiste impotente a risparmi che si volatilizzano, non vede futuri luminosi per le generazioni giovani che contano su aiuti di pensioni fragili o su ricchezze di famiglia, perde risorse imprenditoriali ogni giorno e prevede inverni freddi a fronte di paci improbabili, ha dilaniato l’italiano medio di fronte alla sola idea del concetto  “politica”.

Le generazioni che fino agli anni ’80 hanno sperato in un mondo migliore, cantato e urlato nelle piazze, frequentato collettivi tra fumo e fiumi di parole, consumato ore di discussioni su ipotesi di uguaglianze sociali e diritti irrinunciabili sono stanche o inserite in contesti economicamente talmente solidi da aver trasformato il cuore in portafogli, a sinistra, nella giacca.

Quelli che sono venuti dopo hanno letto tanto senza vivere i giorni dell’atmosfera in cui eravamo realisti e chiedevamo l’impossibile.

I nativi digitali hanno un interesse tiepido, convinzioni coriandolizzate, poche speranze e una certezza: vivranno economicamente peggio delle generazioni precedenti.

E nasce la tentazione di pensare che la scheda bianca, tra qualche giorno, o l’assenza totale sia una risposta emblematica a chi giorno dopo giorno ha eroso ogni aspetto non solo della bella politica, ma della politica in sé.

E’ bene che però questa volta subentri la sana conferma della propria identità di cittadino con il diritto di esprimersi.

C’è bisogno di dimostrare che comunque un popolo esiste oltre gli specchi ingannevoli dei social o le sliding doors di identità utopistiche, false e inesistenti.Voto essenza del cittadino e della democrazia

Comunque si voglia votare – e i programmi si somigliano un po’ tutti. A fronte di un Silvio Berlusconi sorridente e sempre più simile a certe immagini iconografiche di Mao Tse Tung che richiama i ragazzi su Tik Tok o a un Renzi che nello stesso giorno sorride dal medesimo social utilizzando il mantra tipico “dimmi che stai parlando di soldi senza parlare di soldi”, la voglia di andare al mare a godere degli ultimi raggi estivi è tanta.

Di fronte ad un sedicente Terzo Polo che con un leader figlioccio di un industriale imparentato con gli Agnelli e una squadra di giocatori che hanno indossato le più varie casacche, ad un Enrico Letta, clerical-PD, ad una destra variegata tra mamme italiane e ministri dell’Interno poco memorabili e ad un club di ex “uno vale uno” che continuano a strizzare l’occhio a misure assistenziali fallimentari, sale potente il desiderio di una gita in campagna.

D’altronde, questo è il menu che offre il Ristorante Italia.

Ma stavolta una scelta che non sia l’assenteismo tocca farla.

Stavolta, come sostengono i politologi esperti, non si verifica il risultato dei referendum: se manca il quorum, abbiamo scherzato.

Il 25 settembre anche se votassero solo tremila persone, il governo verrebbe scelto sulla base degli orientamenti di quei tremila, con tanti ringraziamenti a quelli che “io non voto perché non do a nessuno l’onore di rappresentarmi”.Voto essenza del cittadino e della democrazia

Questa volta bisogna esprimersi, non solo per evitare rimpianti o rimorsi, non solo per ribadire che votare è un dovere, ma soprattutto un diritto, ma per urlare davvero l’identità di popolo.

Sperando che chiunque vinca raccolga qualche sogno e  sappia trasformarlo in futuro, si faccia carico della nausea per la classe politica provando a ribaltarla almeno in coinvolgimento e consenta una crescita culturale e sociale di un Paese allo stremo che ha bisogno di responsabilità, professionalità e libertà.Voto essenza del cittadino e della democrazia

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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