Governo lontano nonostante l’elezione dei Presidenti delle Camere

Maggioranze di governo ancora indecifrabili dopo la battaglia parlamentare per l’elezione dei Presidenti delle Camere. L’avvio della XVIII^ legislatura ha tuttavia delineato ancora poco noti degli scenari politici delle consultazioni che il Quirinale avvierà subito dopo Pasqua.
Scenari molto complessi e delicati, non soltanto rispetto ai numeri delle possibili maggioranze, ma anche sul piano internazionale e soprattutto degli equilibri economici del Paese.
Dietro le quinte dell’elezione a larga maggioranza centro destra – cinque stelle di Elisabetta Alberti Casellati alla Presidenza del Senato e di Roberto Fico alla Presidenza della Camera, affiorano infatti sostanziali differenze qualitative e quantitative fra i due schieramenti vincitori delle politiche del 4 marzo. Rispetto ai 5 Stelle, tanto a Palazzo Madama quanto a Montecitorio, il centro destra ha evidenziato il numero e lo spessore molto più elevato delle candidature per i vertici parlamentari.
Forza Italia e Lega hanno messo in campo una schiera di candidature, da Paolo Romani a Giulia Bongiorno, da Giancarlo Giorgetti ad Annamaria Bernini, da Alberti Casellati a Massimiliano Fedriga, da Giorgia Meloni ad Isabella Rauti, in grado di ricoprire alternativamente ruoli parlamentari e di governo.
Mentre per i grillini la rosa dei candidati alla Camera e al Senato è rimasta circoscritta a Roberto Fico, Riccardo Fraccaro. Danilo Toninelli, Barbara lezzi e a Paola Taverna.

Valutazioni molto diverse hanno suscitato anche i discorsi inaugurali della neo Presidente del Senato e del nuovo Presidente della Camera.
Oltre al background e al prestigio personale di giurista, alla lunga esperienza di Governo e a quella appena conclusa di componente del Consiglio superiore della magistratura, Elisabetta Alberti Casellati ha conferito al suo intervento una solennità ed uno alto spessore istituzionale unanimemente riconosciutole da tutte le forze politiche.

Assieme all’orgogliosa sottolineatura del riconoscimento del ruolo delle donne nelle istituzioni, al deferente omaggio a quanti hanno sacrificato la vita per la Repubblica, alla denuncia delle emergenze della disoccupazione nel mezzogiorno, di notevole rilievo soprattutto la forte sintonia col Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la quale Alberti Casellati ha rimarcato l’avvio della Presidenza del Senato.
Emblematica la citazione di un passaggio del messaggio di fine anno del Capo dello Stato . “Il Presidente Mattarella – ha sottolineato Elisabetta Alberti Casellati – ha detto che le elezioni aprono, come sempre, una pagina bianca e che a scriverla <<sono gli elettori e, successivamente, i partiti e il Parlamento. A loro – ha ricordato Mattarella – sono affidate le nostre speranze e le nostre attese>>. Facciamo che queste speranze e queste attese che gli elettori ci hanno affidato non siano deluse e che trovino finalmente una risposta adeguata” ha ribadito la Presidente del Senato.

Più tecnico a Montecitorio il discorso di Roberto Fico, tutto incentrato sui temi del taglio dei costi della politica, della lotta all’illegalità e alla centralità del Parlamento.
Insediati i vertici e avviata la macchina parlamentare il confronto si sposta ora sulla ricerca di una maggioranza di governo. Per capacità di iniziativa e di contenimento delle spinte e controspinte nel centrodestra, Matteo Salvini ha dimostrato sul campo capacità di strategia e di visione politica. Ha visto il bluff di Berlusconi sul governo con i 5 stelle e contemporaneamente ha sottilmente indotto Forza Italia a scegliere la candidatura vincente di Elisabetta Alberti Casellati.

Infine ha imposto a Di Maio la candidatura di Fico, che fa parte della schiera dei critici interni del leader grillino. La partita a scacchi fra i partiti per ottenere l’incarico esplorativo di premier è però molto più complessa e insidiosa. Da stratega accorto ma anche rapido nelle mosse, quale ha dimostrato di essere, Salvini sta valutando se alla Lega, ormai proiettata a inglobare tutto il centrodestra, convenga farsi logorare da una montante opposizione dei grillini che alle elezioni anticipate farebbero man bassa della maggioranza. In altri termini: governo tecnico oggi e palazzo Chigi domani, oppure Palazzo Chigi subito ed essere inesorabilmente ricacciati all’opposizione domani ?

La terza soluzione potrebbe essere rappresentata, con l’alibi delle riserve europee, dall’indicazione di designare Giancarlo Giorgetti quale candidato di mediazione a presidente del Consiglio incaricato. Un incarico esplorativo per la formazione di un governo per cambiare la legge elettorale e mettere in sicurezza il bilancio dello Stato. L’obiettivo sarebbe quello di governare, con l’eventuale coinvolgimento dell’ala trattativista del Pd, e guadagnare tempo. Logorando tanto Berlusconi, quanto soprattutto Luigi Di Maio. Con la prospettiva di amplificare le diversificazioni e i contrasti già evidenti all’interno del vulcano in crescente eruzione del movimento cinque stelle. L’unica incognita è quella dell’evoluzione degli equilibri interni del Pd.
Al Nazareno tutti pronosticano una resa dei conti. All’esito non scontato del braccio di ferro con i renziani potrebbe partecipare, in una sorta di riunificazione, anche quel che resta di Liberi e Uguali.
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