Le scissioni annunciate del dopo elezioni
Il marasma delle liste preannuncia una legislatura di scissioni. Se Beppe Grillo prevede per i 5Stelle la defaillance di un neo parlamentare eletto su 10, nel Pd l’ampia esclusione di esponenti delle correnti di Andrea Orlando, Michele Emiliano e Dario Franceschini lascia intravedere al Nazareno una notte del 5marzo al calor bianco con un seguito di fuoruscite dal partito.
Fra i democratici pesano soprattutto le clamorose, e in molti casi incomprensibili, esclusioni di Gian Piero Scanu, equilibrato e coraggioso Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, e la mancata candidatura dell’ex Sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini, pubblicamente apprezzata da Papa Francesco e dalle Nazioni Unite per l’assistenza agli immigrati.
Per non parlare delle esclusioni destinate a penalizzare il dibattito parlamentare, come quelle del leader dell’ambientalismo Ermete Realacci, della vice Presidente uscente della Camera, Marina Sereni, del costituzionalista Giuseppe Lauricella e dei sociologi Luigi Manconi e Mario Marazziti.
Sotterranee ma altrettanto acute le tensioni nel centrodestra, dove pesa soprattutto la faida politica infinita della regione Lazio fra Forza Italia, gli ex colonnelli di An e Fratelli d’Italia, con la partecipazione della Lega. Faida che si trascina dall’elezione della Raggi al Campidoglio.
Mal di pancia isolati, ma persistenti, anche fra Liberi e Uguali. In particolare per la mancata inclusione fra i candidati del popolarissimo medico condotto di Lampedusa Pietro Bartolo.
Oltre che dalla governabilità il dopo elezioni si preannuncia quindi caratterizzato da accuse e ripicche, che in molti casi determineranno travasi o passaggi al gruppo misto di Camera e Senato.