by Adriana Piancastelli
Fine giugno Roma Nord ( nord, solo per comodità topografica). Quasi quaranta gradi all’ombra, temperatura percepita circa 45, con la sensazione di essere nel vortice di un gigantesco phon acceso. I piedi affondano nella gelatina nera dell’asfalto. Uno strano cielo grigio e giallo è incollato sui capelli.
Affido la sopravvivenza per lo spostamento verso il centro a un tassista sudato come un pinguino alle Maldive.
“Buongiorno signò ha visto che oggi se sò dati foco pure i cinghiali sull’Aurelia pe’sto caldo?”
”Buongiorno, vorrei andare verso piazza di Spagna” “….see…se prima nun famo la fine de Giordano Bruno”
E la giornata più calda dell’inizio dell’estate romana è partita così.
A piazza di Spagna arriviamo con il solito traffico moltiplicato da ambulanze e giganteschi camion dei Vigili del Fuoco: il cielo non è solo grigio, è pieno di fumo acre e di odori nauseabondi di sterpaglie bruciate e rifiuti in decomposizione.
Non è un girone dantesco, è un’altra istantanea di Roma: non é un paese per giovani né per bambini, non é un posto per vecchi né per disabili, non é una città di progetti né di sogni.
E’ un’area stanca , polverosa e decadente. Trabocca immondizia e uccelli di tutti i tipi alla ricerca di cibo con la leadership di gabbiani incattiviti che bucano al volo piccioni e topi per nutrirsi.
Pare che il fuoco sia nato da un camper in zona Monachina-Aurelia. Forse vicino a un campo rom. Pare che poi, come in un campo minato, il gpl abbia innescato altri focolai che il vento caldissimo e tutte le sterpaglie secche che invadono marciapiedi, tombini, aiuole spelacchiate e persino le buche a migliaia nelle strade e il fuoco si sia moltiplicato.
Pare che bambini e adulti intossicati stiano correndo verso il Gemelli.
Quello che non pare e che invece é evidente, duro sul viso come uno schiaffo, é che la Capitale é in agonia.
Un lento continuo declino lungo più di trenta anni in cui i nomi dei sindaci e degli amministratori si rincorrono come cognomi di alunni in una classe vuota.
Nessuno risponde “presente”.
Monumenti e Chiese sono cartoline antiche per turisti di bocca buona, talmente votati al risparmio da utilizzare persino bottiglie di acque minerali conosciute solo nei Paesi di provenienza.
L’ascensore verso il delirio é la metropolitana. La linea A interrotta perché alcune stazioni sono invase dal fumo. Ma le scale mobili sono ferme o in manutenzione da anni e i vagoni sono stipati da gente sudata e stravolta senza mascherina nonostante gli obblighi strombazzati. Tanto gli unici a salire in corsa sono i soliti borseggiatori e gli zingari non più vestiti da nomadi, ma mimetizzati da Levi’s e Nike urban style.
A Roma funziona tutto molto poco, quasi niente.
Ma tutti i bollettini per pagare tributi comunali, provinciali e regionali sono puntualissimi, con numeri in aumento. I mezzi pubblici potrebbero trarne grande ispirazione.
Un venditore di castagne ( ovviamente del Bangladesh) offre caldarroste con quaranta gradi all’ombra sfidando non solo quel che resta dell’ironia romana ma anche inviti a proporre la vendita del prodotto in India (“….vai vai che là almeno piove).
Non c’é ricetta magica per Roma. Ci sarebbero sedie e uffici freschi da abbandonare e andare in giro seriamente da privati cittadini, sugli autobus, negli uffici pubblici, negli ospedali, tra le file negli Uffici postali o negli ambulatori delle ASL e poi rimboccarsi le maniche tutti i giorni chiedendo scusa agli avi che da un borgo crearono un impero.
Non a caso in mezzo al fumo e forse per il caldo mi è apparsa come un miraggio una figura fluttuante con una toga e una lira in mano….” Sì si sò stato io e stavolta manca poco ce pijavo a daje foco a ‘sta città de rovine….”
Ecco, lo sentivo, quale camper, quali sterpaglie…. è solo colpa di Nerone.
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Senior Osint and Media Analyst. Ha praticato il mondo delle investigazioni e dell’intelligence. Appassionata di mare cani rock e figlia non necessariamente in quest’ordine.