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Il contesto siciliano di Leonardo Sciascia

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Rubrica di critica recensioni anticipazioni

Il contesto siciliano di Leonardo Sciascia

by Antonino Cangemi

A cent’anni dalla nascita, Leonardo Sciascia giorno dopo giorno ribadisce la sua attualità – indipendente dagli anni in cui visse, come i grandi classici – e tante sono le curiosità su quest’uomo taciturno e apparentemente freddo.Il contesto siciliano di Leonardo Sciascia

Molte ce le svela un esile e succulento libro, “La terrazza della Noce. Ricordi di vita con Leonardo Sciascia” edito da Navarra e scritto da Gaspare Agnello, un arzillo ultraottantenne “che più che altro si nutre di libri”, come scrive Matteo Collura nella prefazione.

Agnello e Sciascia, entrambi insegnanti di scuola elementare e dell’Agrigentino (il primo di Grotte, il secondo di Racalmuto, piccoli centri tanto vicini quanto rivali), si sono conosciuti negli anni ’50 del secolo scorso.

Il contesto siciliano di Leonardo Sciascia
Gaspare Agnello

Allora Sciascia non era uno scrittore affermato, ma nelle riunioni del circolo didattico di quel comprensorio la sua voce, per quanto fosse assai poco loquace, godeva di autorevole considerazione. Poi, nella metà di quegli anni, Laterza pubblica “Le parrocchie di Regalpetra”, Agnello, da sempre divoratore di libri, lo compra e si accorge del suo talento narrativo.

Appassionato di politica e candidato nelle liste del “Blocco del Popolo”, Agnello conclude il suo comizio a Racalmuto citando passi del suo libro a dispetto della volontà di Nanà, schivo dalla nascita. Già, Nanà, perché tra di loro, colleghi e quasi paesani, vi era abbastanza confidenza (Sciascia, a sua volta, lo chiamava Gasparino).

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Gesualdo Bufalino Gaspare Agnello e Leonardo Sciascia

Quando Sciascia prende il volo e conquista la notorietà letteraria, il loro legame, per qualche tempo in letargo, si rinsalda con l’istituzione a Grotte del Premio Racalmare. A promuoverla è Gaspare Agnello che chiede all’amico di Racalmuto di diventarne il presidente onorario. Sciascia non si lascia pregare e accetta. E’ un premio atipico, il Racalmare, diverso dai tanti sparsi per la penisola con giurie gonfie di nomi prestigiosi e abbastanza pilotati: qui è soprattutto la giuria popolare a decretare il vincitore, e poco o nulla vi è di prestabilito. Il parere di Sciascia conta, né può essere diversamente, ma non sempre prevale.Il contesto siciliano di Leonardo Sciascia

Grazie al premio, che nelle prime tre edizioni sarà assegnato a Collura, Bufalino e Consolo – pilastri della letteratura del ‘900 prodotta in Sicilia – Agnello diventa uno dei frequentatori della casa di campagna di Sciascia alla  “Noce”, il buen retiro dell’autore de “Il giorno della civetta” dove vengono scritti quasi tutti i suoi capolavori.

“La terrazza della noce” ripercorre la storia di questo premio, divenuto sempre più prestigioso. Racconta le discussioni che precedono l’assegnazione del riconoscimento, ma anche i raduni conviviali al ristorante “Caliatu” di Racalmuto con menù abbondanti e gustosi dettati dal buon palato di Sciascia. Attorno e di contorno al premio tanti aneddoti e tante digressioni letterarie.

Leggendo “La terrazza della noce” si scoprono diversi particolari sconosciuti o poco conosciuti: il difficile rapporto – sorto da equivoci – tra Sciascia e Antonio Russello, la mancata assegnazione ad Antonio Castelli, scrittore di rara finezza vittima della sua depressione che Sciascia avrebbe voluto premiare, l’amicizia e poi la lite tra Sciascia e Gonzalo Alvarez Garcìa, la sua sfortunata parentesi al Magistero di Messina sanata dal conferimento della laurea honoris causa in Lettere da parte dell’ateneo messinese per iniziativa di Agnello.

E, se non bastasse, nel libro di Agnello due interessantissimi capitoli si soffermano – rivelando il suo acume critico – sull’ ”ossessione” di Sciascia per la giustizia e sulla sua religiosità.

Davvero innumerevoli le testimonianze sull’uomo e sullo scrittore Sciascia ne “La terrazza della noce”, alcune del tutto inedite e altre al limite del politically correct.Il contesto siciliano di Leonardo Sciascia

Una su tutte – autentica chicca – sul libro che Sciascia si apprestava a scrivere prima di morire: aveva raccolto tutta la documentazione necessaria per elaborare il suo romanzo-saggio ma, accortosi che stava per arrivare la sua ora, la consegnò a un giudice d’ispirazione garantista, Vincenzo Vitale, affinché raccontasse quella storia legata al fascismo.

Innumerevoli anche le divagazioni, sempre gradevoli e accattivanti. Al punto da concludere, nell’invitare a leggere questo singolare, veritiero ritratto, parodiando il celebre verso leopardiano: il divagar m’é dolce in questo Racalmare…Il contesto siciliano di Leonardo Sciascia

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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