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Piccoli Falcone crescono all’Università antimafia

Università antimafia e anticorruzione. Giovanni Falcone sarebbe stato entusiasta. Piccoli Falcone crescono all’Università antimafia

Non è facile infatti delineare unitariamente in profondità il coacervo della criminalità organizzata, generalizzando quelle che sono peculiarità sub culturali, differenziazioni antropologiche e singolari specificità dialettiche e simboliche delle varie associazioni criminali. Piccoli Falcone crescono all’Università antimafia

L’unico comune denominatore è quello dell’arricchimento e dello sfruttamento economico, perseguito ad ogni costo, con ferocia, violenza, terrorismo, corruzione, sopraffazione e con qualunque altro sistema illegale e talvolta apparentemente legale.Lotta alla mafia in pericolo bocciato il 41bis

Ma se diversificate, mutanti e frastagliate sono ndrangheta, mafia, camorra e tutte le altre organizzazioni della criminalità organizzata che operano in Italia e nel Mondo, univoche devono essere invece analisi, prevenzione e contrasto da parte delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, affiancate dalla società civile, dalle istituzioni, dall’Università e dalla scuola.Piccoli Falcone crescono all’Università antimafia

In sintesi il metodo di Giovanni Falcone trasfuso in un master universitario. ”Una delle caratteristiche peculiari dei fenomeni mafiosi è proprio la loro adattabilità isomorfica ai cambiamenti socio politici oltre che normativi ed economici” spiega Alessandra Dino, docente di Sociologia giuridica e della devianza all’Università di Palermo, coordinatrice del modulo siciliano del primo master inter-universitario antimafia e anticorruzione, nato da una convenzione fra Libera e le università di Pisa, Torino, Napoli e Palermo.

Piccoli Falcone crescono all’Università antimafia
Alessandra Dino

Parafrasando Einaudi e Falcone si potrebbe dire: conoscere per prevenire e contrastare?

Il Master di secondo livello in “Analisi prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione” è un’occasione unica sul territorio nazionale ed è giunto quest’anno alla sua decima edizione. Si tratta del primo corso di formazione universitaria avanzata mai avviato in Italia sui temi del contrasto a mafie e corruzione, esteso a tutto il territorio nazionale, con moduli di lezioni e studenti che (lo scorso anno) hanno viaggiato da Nord a Sud, per i quattro Atenei di Torino, Pisa, Napoli e Palermo, insieme con l’associazione Libera, sviluppando da febbraio a settembre un percorso comune che è anche un segnale forte: l’arma più potente contro mafie e corruzione è la trasmissione e la condivisione di conoscenza scientifica e consapevolezza civile, così da formare ai temi dell’etica pubblica la futura classe dirigente del nostro paese. L’emergenza sanitaria ci ha costretto quest’anno a strutturare il percorso formativo a distanza, senza perdere in efficacia e qualità della didattica.”Piccoli Falcone crescono all’Università antimafia

Come è articolato ?

Ciascuna sede universitaria approfondisce un ambito tematico diverso. Così se Pisa affronta il tema della corruzione e Napoli quello dei beni confiscati, il modulo palermitano si concentra sulla legislazione penale, le tecniche e le politiche per il contrasto alla criminalità organizzata, il rapporto tra mafia e politica e quello tra mafia e informazione. Il percorso si conclude a Torino con un approfondimento sull’impresa mafiosa.Piccoli Falcone crescono all’Università antimafia

Identikit post 2020 dei boss ?

E’ difficile definire l’identikit del mafioso. In primo luogo per le profonde differenze culturali, storiche e strutturali esistenti tra le differenti organizzazioni, in secondo luogo per la trasversalità del fenomeno che attraversa tutti i livelli della stratificazione sociale e in terzo luogo quel processo di polarizzazione di cui sopra si parlava e che vede da una parte il popolo della mafia impegnato nelle più “tradizionali” attività estorsive e di controllo del territorio e l’élite dei mafiosi che operano ad alti livelli con la complicità e l’avallo dei criminali potenti. Le dichiarazioni ultime dei mafiosi in carcere e quanto sta emergendo dai processi in corso ci spingono a dire che la posta in gioco è ancora alta e che le carte da giocare nel ricatto tra mafia e politica non siano ancora esaurite. Troppi i misteri, le mezze verità, i personaggi grigi che emergono dalla compagine istituzionale. Se non abbiamo chiaro questo scenario sarà difficile capire l’evoluzione delle mafie, che – da un punto di vista fenomenologico – si stanno adattando ai nuovi mezzi di comunicazione, alle nuove tecnologie e alle opportunità offerte dai mercati dell’immagine. Costruendo intorno a sé consenso e modelli identificativiPiccoli Falcone crescono all’Università antimafia

Dagli anni delle faide, della droga connection, delle stragi e di mani pulite, quale la mutazione genetica delle mafie e della corruzione?

Quel che accade oggi nel panorama delle mafie non sembra molto diverso da quanto fotografato dai rapporti Oxfam (in sintesi: la ricchezza globale è determinata dalle diseguaglianze che provocano ingiustizie che determinano povertà. NdR). In realtà, la struttura di cosa nostra è attraversata dallo stesso processo di polarizzazione che ha registrato (a livello macro economico in uno scenario mondiale) un allargamento impressionante della forbice sociale: da una parte vi è l’élite ristretta dei più ricchi, di coloro che detengono conoscenze e rapporti con il “mondo di sopra”, adusi al potere e laicamente impegnati a gestire affari a vari livelli; dall’altra lo scalpitante “popolo di cosa nostra”, in difficoltà per i costi di mantenimento dei detenuti e costretto a confrontarsi con i continui arresti che – fino ad oggi – hanno reso complessa l’operazione di ricostituzione dell’organo centrale di governo, indispensabile per una gestione coordinata e di largo respiro delle attività dell’organizzazione. La stessa polarizzazione è rappresentata nelle ultime relazioni della Dia: dimidiate tra il desiderio di decretare la sconfitta dell’organizzazione (esaltando i meriti delle attività di polizia) e il timore di provocare un calo dell’attenzione che renda più difficile – anche sul piano normativo e dell’allocazione delle risorse economiche – l’attività di contrasto.

Piccoli Falcone crescono all’Università antimafia
(Grafico pubblicato la Limes)

Classifica del business della criminalità organizzata?

Anche in questo caso é difficile fare una classifica dei principali settori di business della criminalità organizzata. Centrale rimane il traffico di sostanze stupefacenti, ma ad esso si affiancano sempre più reinvestimenti di denaro illecito in settori leciti (dalle energie alternative allo smaltimento dei rifiuti per arrivare alla sanità da sempre luogo elettivo di investimento del denaro mafioso). Tutto ciò rende sempre più complesso l’individuazione di tali transiti richiedendo strumenti più sofisticati, un lavoro integrato anche a livello internazionale e normative più sensibili a quelli che apparentemente si profilano come “danni”, ma non ancora come “reati”.

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Alessandra Dino

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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